Morti per droga: cosa fare per evitare le tragedie
L'analisi dello psicoterapeuta Loris Pinzani
Le morti per droga si susseguono con cadenza tristemente regolare oltre che incessante. La dipendenza da sostanze risente di ogni "attenuante sociale" tra quelle possibili, nel senso che è fin troppo facile reperirla in ogni momento della giornata. Interi gruppi prevedono serate destinate all'utilizzo, in una forma di condivisione dello sballo che coinvolge coppie, colleghi e conoscenze occasionali: accade in questo modo che l'uso facilita le relazioni e ne provoca gli sviluppi, rende resistenti, per così dire, alla fatica di esistere e funziona da "farmaco", che allontana l'angoscia a cui si è sottoposti nelle tante sollecitazioni di questa esistenza diventata difficile, faticosa. Senza che ci se ne sia accorti, la società è diventata aggressiva per il singolo ed egli si ripara da essa, che dovrebbe proteggerne l'esistenza.
La situazione relativa alla tossicodipendenza è ormai gravissima, al punto di doverne avere consapevolezza per poterne arginare gli effetti, in certa misura incontrollabili. Il risultato è che dopo ogni domenica si contano le vittime, costernati si osservano i loro volti giovani, spesso bellissimi, completamente in balia di una società assente, non in grado di osservarne la crescita, tutelarne la normale l'immaturità. Dobbiamo averne consapevolezza: da molto la situazione delle sostanze che hanno azione sullo stato di coscienza è sfuggita di mano, è sostanzialmente fuori da ogni controllo.
La responsabilità è attribuita di volta in volta a seconda dell'analisi compiuta o da chi la esegue, alla consuetudine al crimine, all'incapacità sociale, oppure all'eccesso degli stimoli presenti nella società.
Certamente, deve essere tenuto presente un aspetto sostanziale se veramente si vuole contribuire debellare il fenomeno, ossia la famiglia deve essere responsabilizzata in quanto componente primaria, in grado di determinare l'esistenza di ogni individuo nella fase dello sviluppo; essa deve tornare ad avere un ruolo educativo e di controllo mediante un'intensità affettiva, un'attenzione all'essere in crescita che presto sarà (o spererà di essere) indipendente, in quel mondo controverso, spesso aggressivo che gli stessi soggetti adulti e competenti temono e dal quale fuggono (talvolta con le medesime metodiche), ignorando i propri bisogni affettivi, umani. Viene da dire che la società tradisce (sebbene sia composta dalla somma degli individui, ma di natura diversa dal singolo soggetto); lo ha fatto in modo doloroso, rivelandosi articolata e complessa, estranea all'uomo, nascosto ed offeso in questo benessere spesso apparente. Non possiamo dimenticare che prima di dare responsabilità all'individuo nel corso dello sviluppo dobbiamo darne a chi quello sviluppo è deputato ad orientarlo.
Per info: info@loris-pinzani.it o www.loris-pinzani.it