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Il messaggio e la fine del rapporto di lavoro

A cura del dottor Loris Pinzani


Ci siamo, stanno arrivando i temuti licenziamenti. Come è accaduto in questi giorni alla GKN di Campi Bisenzio ed altre realtà lavorative nazionali,  arrivano anche solo con un messaggio di posta elettronica oppure su WhatsApp; tutto poche ore prima che si receda dal contratto. Un atto come quello di “licenziare” comporta un’enorme quantità di conseguenze personali e collettive previste e temute da  tempo. La modalità con cui avvengono i rapporti sociali non è cosa da poco. Non è questione di galateo, ma di sostanza, che da la dimensione del punto in cui siamo nella società e nella sua storia. Non solo termina la possibilità di lavorare per un grande quantità di persone, oltre questo c'è altro. Dirsi reciprocamente che inizia un rapporto di lavoro significa che verrà impiegato un impegno-compenso da ambedue le parti, significa iniziare una relazione di fiducia: tu ti fidi di me mettendomi in mano il lavoro che esce della tua catena ed io mi fido di te, tutti mesi attendo lo stipendio che deriva dalla dedizione che profondo, dalla mia presenza in un’azienda: il corpo unico di cui sono (o dovrei essere) parte. Quel “corpo unitario” che non è più tale. La fiducia è presente in ogni parte del rapporto, da ognuna delle componenti. È con la fiducia che presto un’opera, che onoro i miei debiti, che prevedo la mia esistenza, immagino la mia vita e compongo progetti.
La fiducia. La stessa fiducia che manca quando quel rapporto finisce con un messaggio sul telefonino, con una mail di posta certificata, senza che nessuno abbia data una spiegazione guardando negli occhi il suo interlocutore. Chiunque delle due parti, la fiducia l’ha chiesta, giustamente, pretendendola nel contesto del rapporto. Quella fiducia che oggi vede ridotta l’affidabilità che gli uomini possono permettersi di avere tra loro. Ci sono cose che vanno dette a voce e in nessun altro modo: le conseguenze di quelle parole sono fin troppo significative sia per chi le ascolta che per chi le pronuncia. Questa volta lo sono molto di più per chi le ascolta, subendole. Certe notizie sono così importanti che prima e meglio dell’e-mail, devono essere pronunciate guardando l’altro in faccia. Perché qualcosa va spiegato, qualcosa va detto, a fronte di un rapporto che minaccia di non esserci più domani. Dopo soltanto qualche giorno, oppure qualche ora. In questi giorni, più che in passato, un rapporto che per sua natura necessita di fiducia, può concludersi con un rigo scritto, vergato su una pagina di posta elettronica certificata. Basta un messaggio freddo ed impersonale per sentenziare il termine di una relazione in cui ambedue ci siamo impegnati a corrispondere ai bisogni dell’altra parte con onestà. Basta, per dire che non posso o voglio più darti i soldi per il tuo mutuo, per la tua famiglia, per i tuoi progetti. Forse no, non basta.

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