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Fedez e l’audio della sua paura

L'analisi dello psicoterapeuta Loris Pinzani dopo che il rapper ha pubblicato sui social alcuni stralci di quella seduta

Il cantante Fedez, reduce da un intervento di chirurgia al pancreas, pubblica l’audio di una parte della sua seduta dallo psicologo mentre esprime al terapeuta il terrore dovuto alla paura di abbandonare la vita. Si tratta di una paura spontanea, che nella registrazione si esprime in un timore istintivo: non restare nella mente dei propri figli. È una paura autentica, che molte volte si ascolta in seduta. Un terrore certamente umano che umanizza chi lo vive e ne ridimensiona l’immagine: è inevitabile, si legge l’autenticità in chi esprime una sofferenza così grave. Chiunque avesse espresso nel pianto un terrore di questo genere avrebbe suscitato in chi ascolta l’effetto di rendersi simile a chiunque altro. È spontaneo immedesimarsi istintivamente in chi esprime una difficoltà di questa portata, al punto che ignorarla richiede addirittura uno sforzo. Poi, con l’intervento e la biopsia che è seguita, tutto è andato bene. Dunque, Fedez ha deciso di pubblicare alcuni secondi della sua seduta per esprimere una condizione bruciante, quella della paura di non esistere più.

La diffidenza che si è generata riguardo alla sua scelta, a quanto sia autentico il sentimento espresso, è fuori luogo. I motivi riguardano almeno due fattori: è umano trasmettere una commozione di questa portata, si tratta di una forma di condivisione che nasce dal bisogno di tollerarla esponendola (etimologicamente, la parola emozione sta a significare esporre fuori); istintivamente, ogni individuo emette emozioni, come potesse ripartire con altri la loro intensità. La seconda riguarda il fatto che qualunque sia il motivo dell’esternazione, prima di ogni altra cosa, si tratta di un essere che patisce un timore intenso e nessuno tranne lui ha la proprietà di quello che prova. 

Certo, è abituato più di altri ad esprimersi con un largo pubblico, forse questa disinvoltura infastidisse qualcuno che non ne ha altrettanta; ma in ogni caso ha il diritto di farlo. Il suo conto in banca e quanto sia greve tollerare l’impatto di una disperazione, è un problema di chi ascolta e come è normale, da chi ascolta deve essere tollerato. Ognuno espone sé stesso o parti della sua persona in molti momenti della vita, con la facoltà di farlo entro i limiti del costume sociale e del proprio pudore. Limiti che certamente non questa volta sono stati superati. Possiamo discutere sulla logica dell’arricchimento in una società virtuale e globalizzata, oppure di quanto sia importante (e per chi) dare attenzione all’esposizione pubblica di una famiglia sempre meno privata, ma non possiamo stabilire quando e se qualcuno possa o meno esporre un suo momento di disperazione. Che molto sia trasportato nella carovana della spettacolarizzazione è cosa certa. Al punto che l’emozione intensa, per sua natura inevitabilmente in parte privata, ha subito un viraggio, fino ad essere esternata come in un reality. È un dato di fatto: il privato è diventato pubblico o almeno “pubblicabile”, ma ognuno decide per sé stesso, tramite criteri personali, dovuti alla propria storia ed al suo stesso insieme. Se così non fosse dovremmo tornare a decidere anche per molto altro, meno vero e più strumentale del pianto di un uomo che teme di morire e che decide di divulgare il suo pianto. Appartiene a lui. Sarebbe interessante vedere chi potrebbe continuare a punire il pubblico con la propria immagine. Fedez o chiunque altro ha il diritto di decidere di esporre la gioia della salvezza oppure il riso o quello che gli pare. Possiamo valutare chi avrebbe fatto altrettanto o chi sarebbe rimasto più privato, ma non possiamo impedire a nessuno di esporre un’intensità di questo tipo. Si tratta di un grido alla vita urlato legittimamente, a molti follower, di cui tra l’altro, non faccio parte.  

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