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Diario di una donna

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A cura di Federica Sazzini

Rifiuti, direttiva sul packaging per i quintali di imballaggi: "Il riciclo non è la soluzione ma..."

A cura di Federica Sazzini

Sono giorni amari e ogni volta che apro il sito delle news tremo all’idea di quello che potrei trovarci scritto. Tranne poi imbattermi in un titolo del Sole24ore: “La direttiva Ue sugli imballaggi rischia di cancellare le insalate in busta”.

Strabuzzo gli occhi, mi domando se sia uno scherzo. In queste settimane drammatiche mi domando come possa saltare in mente di fare un titolo allarmistico sulla possibile scomparsa dell’insalata in busta. Ma non è uno scherzo.

L’articolo fa riferimento al fatto che il nuovo regolamento sugli imballaggi (Proposal for a revision of EU legislation on Packaging and Packaging Waste) prosegue il suo iter, sostanzialmente come se l’era immaginato Bruxelles un anno fa, nonostante il governo italiano abbia cercato fino all’ultimo di bloccarlo.

La ragione del "no" italiano? Sostanzialmente questa: “Il nuovo regolamento favorirebbe il riuso a svantaggio del riciclo. Il nuovo regolamento imballaggi avrà quindi pesanti ripercussioni sull’economia italiana mettendo in crisi la filiera del packaging e del riciclo dei materiali”. Lo ribadisco, non è uno scherzo. Il nostro governo si è opposto strenuamente a questa direttiva.

E la cosa mi sconvolge. Stiamo parlando da anni dei problemi di sostenibilità ambientale e del dramma causato dall’uomo del global warming. Ma non possiamo rinunciare alle insalate in busta. Se nell’articolo del Sole24Ore si pone l’attenzione sul fatto che questa direttiva andrà a impattare sulla filiera del packaging e del riciclo, e che quindi, in soldoni, provocherà un calo del giro di affari di suddetta filiera, in altri articoli trovo addirittura ripostato che questa direttiva “causerà danni ai consumatori, privandoli di prodotti che abitualmente consumano e di cui non possono fare a meno”.
Ripetiamolo insieme: “Non possiamo fare a meno dell’insalata in busta”. Ma vi rendete conto dell’assurdità di questa affermazione? Come molti fra voi faccio la raccolta differenziata, e quasi giornalmente butto un sacco di soli rifiuti di packaging.

Non compro l’insalata in busta, ma butto via: vasetti dello yogurt, confezioni di pasta, scatolame di legumi e passate, bottiglie di plastica, bottiglie in vetro, vaschette della verdura, confezioni di formaggi freschi, buste in plastica della mozzarella, confezioni porta uova, incarti di merendine confezionate, barattoli in
vetro di marmellate. La lista potrebbe continuare a lungo.

La cosa incredibile è che sono così abituata a buttare via queste cose che nemmeno mi accorgo più del loro valore. E il riciclo, che comunque non può essere che parziale, non è la soluzione. Prendiamo ad esempio il vetro. É vero che è riciclabile, ma solo portandolo a 1600°C. Vi lascio immaginare la potenza necessaria per raggiungere quelle temperature. E poi per cosa? Per fondere un barattolo che non è né rotto né sciupato, ma che viene comunque gettato via.
La soluzione non è il riciclo, ma il riuso, e la commissione europea sta prendendo la direzione giusta.

Dovrebbe tornare il vuoto a rendere, e ci dovrebbe essere una standardizzazione totale dei recipienti. Non bottiglie di mille fogge e misure, ma solo due o tre modelli uguali per tutti, e al diavolo il marketing. E poi imparare a compare sfuso, portarci noi i contenitori da casa, riusare, riusare e ancora riusare. Quest’estate, nella piccola casa in montagna sull’appennino tosco emiliano della mia famiglia, ho trovato per caso in cantina un vecchio recipiente di latta che avrà avuto almeno ottant’anni. Guardandolo bene ci siamo accorti che era stato rattoppato più volte. Perché allora le cose avevano un valore. Ora ce lo siamo dimenticati. Ora ci disperiamo perché non troveremo più le insalate in busta.

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