L'Albero di Penone in piazza della Signoria: il "cavatappi" proteso verso il cielo
A cura di Rosanna Bari
Il cavatappi si avvita verso il cielo, o la guglia protesa verso il divino? Parliamo della recente installazione dell'artista e scultore concettuale Giuseppe Penone, rappresentante della corrente dell'Arte povera. "Abete" è il titolo dell'opera, inaugurata il 25 Marzo per il Dantedì. Rappresenta un tronco d'albero alto circa 22 metri, e fa riferimento ai versi della Divina Commedia: "l'albero che vive de la cima / e frutta sempre e mai non perde foglia" (canto XVIII del Paradiso). L'albero, in acciaio e bronzo, diventa metafora del Paradiso ed è preludio alla mostra "Alberi In-Versi", dedicata all'artista nel settecentenario della morte di Dante, dal 1 Giugno al 12 Settembre alle Gallerie degli Uffizi.
Il "cavatappi gigante" che si erge al centro di Piazza della Signoria, incarna lo spirito dello stile gotico nato nel XII secolo nei paesi d'Oltralpe dove, in uno stretto legame tra arte e religione, le costruzioni sacre iniziarono ad essere arricchite da alte guglie, pinnacoli e torrioni, arrivando ad altezze ai limiti della statica. Questi elementi furono caratterizzanti di una verticalità simbolo della continua tensione dell'uomo all'elevazione di sé, per ricongiungersi a Dio, in una prospettiva di salvezza. L'albero del Paradiso quindi come "spirale in ascesa", slanciata verso l'alto, veicolo indispensabile di collegamento tra terra e cielo.
Esso può essere inteso come la "fusione" delle nostre mani strette in preghiera, tese verso il cielo ad invocare il termine della pandemia che oggi condiziona le nostre vite, e quindi simbolo della preghiera dell'uomo rivolta a Dio. Importante caratteristica dell'arte contemporanea è quella di dare allo spettatore la libertà di vivere le sue emozioni, e di interpretare il significato dell'opera seguendo i suggerimenti che provengono dalla sua interiorità.
Da questo intenso dialogo l'artista può trarre ulteriori spunti e ispirazione per future opere. E allora, nell'ottica che questa opera possa avere un seguito, timidamente ci domandiamo: "Il cavatappi l'abbiamo, a quando la bottiglia?".