Piazza Mentana: il monumento ai Caduti di Mentana e Monterotondo
A cura di Rosanna Bari
La piccola piazza che si affaccia sull'Arno, fu inaugurata nel Novembre del 1901, in occasione della sua nuova titolazione derivata dal gruppo scultoreo che ne domina il centro. Fu realizzato da Oreste Calzolari (1852-1920) e dedicato ai caduti dell'esercito di Garibaldi nelle battaglie di Mentana e Monterotondo, nei pressi di Roma.
La battaglia di Mentana fu combattuta il 3 Novembre 1867 dalle truppe pontificie e francesi, quest'ultime armate con i nuovi fucili "chassepots" a retrocarica, contro i volontari di Garibaldi in trasferimento a Tivoli. Pochi e non sufficientemente armati, i garibaldini furono duramente sconfitti, e costretti a rinunciare all'ideale risorgimentale di un'Italia unita sotto la stessa bandiera.
Tre anni dopo, il 20 Settembre 1870, Roma fu conquistata dall'esercito del re Vittorio Emanuele II che aprì un varco nelle storiche mura aureliane vicino Porta Pia, sconfiggendo così le truppe pontificie. La porta era stata disegnata da Michelangelo, ed eseguita dal suo collaboratore siciliano Jacopo del Duca.
L'anno successivo Roma fu proclamata capitale d'Italia, e la città di Firenze, che lo era stata dal 1865, dovette chiudere la breve parentesi di "Firenze capitale". Il monumento in marmo e bronzo, posto su un alto basamento, che campeggia al centro della piazza, mostra due soldati che lottano per la vita e per la vittoria. Mentre uno, ferito a morte, tiene orgogliosamente ancora alta la bandiera seppur stracciata, l'altro che lo
sorregge tiene il braccio teso, con la pistola puntata coraggiosamente verso il nemico. Ai lati della base due rilievi bronzei descrivono: "L'uscita da Monterotondo" e "Lo scontro di Mentana".
In antico la piazza era chiamata "Piazza delle Travi", per il fatto che era un deposito di travi provenienti dalle foreste del Casentino e trasportate attraverso l'Arno. L'accesso allo scalo fluviale si aveva dalla porta nel muro che separava la piazza dal fiume, chiamata la "Porticciola". In un dipinto del 1742 di Bernardo Bellotto, si vede come questo varco, con le due ampie scale che scendono sino al fiume, fosse all'epoca molto utilizzato dalle tante
lavandaie che, con il loro lavoro e il festoso chiacchiericcio, contribuivano ad animare la quotidianità lungo le sponde dell'Arno.