Federico Maria Sardelli: l'artista dona agli Uffizi il suo autoritratto
A cura di Rosanna Bari
Lunedì 13 novembre, la Galleria degli Uffizi si è arricchita dell'autoritratto dell'artista toscano Federico Maria Sardelli. Il direttore d'orchestra, compositore, flautista, musicologo, scrittore, pittore, disegnatore e incisore, nasce a Livorno nel 1963 e apprende dal padre Marc, pittore professionista, i primi rudimenti artistici.
Figura poliedrica sin dalla giovane età, inaugura la sua prima mostra a Livorno, all'età di 14 anni. Nel corso della sua carriera, poi, alle innumerevoli mostre personali si sono aggiunti tantissimi premi e riconoscimenti. Dal 2019, l'artista è accademico ordinario dell'Accademia delle Arti del Disegno.
"Autoritratto 38", donato alla Galleria e consegnato nelle mani del direttore Eike Schmidt, entra così a far parte della storica e pregiata collezione di "Autoritratti d'artista" degli Uffizi, la più vasta al mondo, che vanta opere dal 1400 ai giorni nostri.
Il numero, ben visibile sulla superficie dell'opera, evidenzia che l'autoritratto fu eseguito nel 2001 all'età di 38 anni, periodo in cui l'artista tendeva ad influenzare il rigoroso realismo della sua pittura con caratteri di una ricerca simbolista e metafisica.
Il singolare autoritratto, non mostra la figura dell'artista nella sua interezza, ma mette in luce una serie di ritagli tratti dalla sua immagine: il volto, il collo, la mano destra, e una scelta di oggetti simbolici come una selezione di libri, un calice di cristallo e un drappo rosso.
Su un fondo a tempera nera opaca emergono, quindi, intensi dettagli dipinti a olio e poi verniciati. L'uniformità del colore viene, così, interrotta, come da finestre aperte su un mondo interiore dove si staglia, al centro, il volto dell'artista descritto con un elaborato gioco di luci e ombre, mentre, l'intensità dello sguardo, travalica i confini stessi dello spazio che lo delimita.
“Federico Maria Sardelli - afferma il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt - sarebbe infinitamente piaciuto al Cardinale Leopoldo, che aveva interessi in tutti i campi, e che non solo aveva iniziato la collezione degli autoritratti, ma che avidamente raccoglieva ogni tipo di arte compresa la grafica, campo in cui il maestro eccelle. E sarebbe piaciuto moltissimo, al Cardinale, questo autoritratto solo apparentemente austero nei suoi riferimenti cristologici. In realtà è un'opera grondante di suggestioni (l'esempio di Dürer, la tradizione barocca, la metafisica, l'iperrealismo), di riferimenti culturali e di sorprendente, matura confidenza negli strumenti operativi principali dell'artista: la mano, l'occhio, e quell'orecchio, il richiamo musicale, che fuoriesce dalla costrizione della mascheratura grigia e ne invade il campo”.
“Nel corso della mia vita - dichiara il maestro Sardelli - ho dipinto molti autoritratti. Ne dipingo uno ogni volta che ritengo vi sia un passaggio della mia vita, così, a segnare il cammino. Dipingere autoritratti è molto più difficile che dipingere ritratti perché l'oggetto dell'osservazione coincide con chi osserva: è l'eterno paradosso della mente che indaga se stessa. Proprio per questo vale la pena tuffarsi in questo tentativo di afferrare l'inafferrabile e, magari, segnare un piccolo punto a nostro favore nella quotidiana lotta contro il tempo”.
Nel 2009 la Regione Toscana, a lode delle sue svariate sfaccettature artistiche, ha conferito al maestro il Gonfalone d'Argento, il suo massimo riconoscimento.