"Gli ebrei, i Medici e il ghetto di Firenze": la grande mostra a Palazzo Pitti
A cura di Rosanna Bari
Organizzata dalle Gallerie degli Uffizi, la mostra "Gli ebrei, i Medici e il ghetto di Firenze", inaugurata lo scorso 23 ottobre a Palazzo Pitti, sarà visitabile fino al 28 gennaio 2024 nelle sale del Fiorino e della Musica al secondo piano del palazzo. Nella suggestiva atmosfera delle sale, tra documenti, opere d'arte e un grande plastico, è raccontata la storia del ghetto ebraico fiorentino, fondato nel 1570 da Cosimo I e Carlo Pitti, e che rappresentò per quasi tre secoli, il fulcro dell'ebraismo a Firenze. Il ghetto fu definitivamente demolito, assieme al mercato vecchio, tra il 1892 e il 1895: le sue piazze e i suoi vicoli rimasero immortalati nelle opere degli artisti del tempo.
La mostra, suddivisa in cinque sezioni, attingendo al patrimonio artistico e culturale fiorentino e avvalendosi di importanti prestiti internazionali, indaga il modo in cui la storia del Granducato si intreccia con quella della minoranza ebraica.
La Firenze di Cosimo il Vecchio e di Lorenzo il Magnifico apre il percorso con simboliche figure di eroi biblici come quella di "David", bronzo da un modello in cera di Donatello in prestito da Berlino, e quella del patriarca "Giuseppe", protagonista del grande arazzo "Sogno dei manipoli". La bellissima opera, icona della mostra, appartiene alla serie di venti arazzi con Storie di Giuseppe, commissionati da Cosimo I tra il 1545 e il 1553 per il Salone dei Duecento di Palazzo Vecchio, realizzati a Firenze da maestranze fiamminghe su disegni di Bronzino, Pontormo e Francesco Salviati.
Il tema che fu scelto, è un chiaro riferimento allegorico, perché evidenzia l'analogia tra la storia del patriarca e le vicende politiche della famiglia Medici che, al pari di Giuseppe, conobbe tradimento ed esilio, per poi riconquistare quanto perduto dimostrando potenza e magnanimità.
Il percorso espositivo narra, inoltre, di personaggi poco noti della storia dell'ebraismo fiorentino, come Moisè Vita Cafsuto, gioielliere alla corte dei Medici e dei Lorena, autore di due appassionanti diari di viaggio, e del pittore Jona Ostiglio, di cui si ammirano tre dipinti secenteschi di commissione medicea.
Infine, un elaborato modello 3D mostra al visitatore lo spazio, delimitato da confini ben precisi, entro cui furono relegati gli ebrei. Il ghetto, però, all'interno del quale si muoveva un variegato microcosmo umano, non rappresentò solo un luogo di segregazione, ma fu anche un attivo centro culturale e spirituale.