Basilica di Santa Maria Novella: i due ritratti di Dante
A cura di Rosanna Bari
Nel viaggio intrapreso alla scoperta delle testimonianze del "divin poeta" nella città di Firenze, nella basilica di Santa Maria Novella troviamo, nella cappella della famiglia Strozzi di Mantova, due ritratti del poeta che, Nardo di Cione, pittore fiorentino, dipinse per omaggiare Dante nella rappresentazione pittorica della sua più famosa opera: la Divina Commedia.
La cappella si trova a sinistra dell'altare maggiore, in posizione elevata, e fu dedicata al santo domenicano Tommaso d'Aquino, avendo il ramo della famiglia preso origine da Tommaso Strozzi. La famiglia Strozzi di Mantova, denominata così dopo un successivo esilio nella città lombarda, ne commissionò il decoro che iniziò nel 1351 circa. Nardo di Cione affrescò nella parete dietro l'altare il Giudizio universale, e nelle due laterali l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
Gli affreschi che rappresentano il Giudizio finale nascondono nella parte sinistra, accanto alla figura di un frate domenicano, il ritratto di Dante col vestito e il copricapo bianco, di profilo mentre guarda verso il centro dove, in una monofora, vi è l'immagine della Madonna col Bambino e di San Tommaso. Sul lato destro della cappella in alto il Purgatorio, e in basso l'Inferno dove, in un crudo scenario dantesco, i dannati scontano le loro pene seguendo la "legge del contrappasso".
Il secondo ritratto lo troviamo sulla parete opposta, nel Paradiso, qui la descrizione dei personaggi rispecchia la serenità del luogo al quale sono stati destinati. Il profilo del poeta si trova verso il centro della scena, vestito di verde e col copricapo dello stesso colore, al di sopra della figura femminile ammantata d'azzurro e del virile profilo barbuto. Sopra l'altare il polittico realizzato dal più famoso fratello di Nardo, Andrea Orcagna, vede al centro del dipinto Cristo che, circondato da Santi, dà le chiavi a San Pietro e il libro della sapienza a San Tommaso. Il polittico realizzato nel 1357, completa la decorazione della "cappella dello 'nferno", così come la definì lo scultore Lorenzo Ghiberti nei suoi Commentari, fonte preziosa per lo studio dell'arte del Medioevo, un secolo prima delle Vite di Vasari.