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"L'Ue non è solo burocrazia: a Strasburgo per cambiarla nel nome dei miei figli"

La fiorentina Lucia Balirano, contabile e madre, è tra i cittadini selezionati per la Conferenza sul futuro dell'Europa

“È un’occasione unica, ed è molto entusiasmante: l’Europa mi sembrava solo burocrazia ma ora capisco quanto sia interessata all’opinione dei suoi cittadini”: così Lucia Balirano, forte accento fiorentino, contabile e madre di due adolescenti, invitata al primo panel dei cittadini della Conferenza sul Futuro dell'Europa. "Ma ora che siamo usciti dalla pandemia l'Ue dovrebbe concentrare tutti i suoi sforzi sul mondo del lavoro".

Dal suo punto di vista è questo il tema più importante di discussione?

Sì, e mi sono resa conto che è un tema condiviso da tutti i Paesi. Ne abbiamo discusso nel mio sottogruppo di lavoro e abbiamo realizzato che tutta l’Europa ha vissuto situazioni difficili da superare. Parlando con i miei “colleghi” ho avvertito il desiderio che l’Europa potesse aiutare in questo, dare una spinta agli Stati nazionali per risolvere problematiche diverse ma comuni. Con due figli adolescenti sento la difficoltà: io sono stata fortunata perché ho vissuto un periodo di cassa integrazione ma breve, e comunque ho un lavoro che mi ha permesso di farlo. C’è stato qualcuno ancora più fortunato ma penso soprattutto a chi è stato più sfortunato, ai precari o a chi aveva un contratto irregolare.

Lei è anche una madre: come questo influenza la sua presenza qui?

La mia presenza è condizionata dai miei figli: sono qui per loro, per essere uno stimolo per loro. Vorrei che capissero che non si può essere solo spettatori della propria vita, ma bisogna esserne realizzatori, che devono creare il loro futuro. Voglio che queste giornate siano d’esempio per i miei figli, che capiscano che si può osare e che l’Europa è un buon posto per farlo.

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Com’era il suo rapporto con l’Unione europea prima di venire qui?

La percepivo lontana, non al servizio dei cittadini. Sa, i classici “ce lo impone l’Europa”, era tutto una restrizione e non una possibilità. Venire qui, parlare con gente di tutto il continente, ascoltare l’opinione di esperti e membri delle istituzioni mi è apparsa sotto una luce diversa, più positiva, di speranza: un aiuto concreto per il futuro. Venire qui è anche significato mettere in dubbio e in gioco tutte le mie convinzioni. Sono contenta di essere stata sorteggiata e sono contenta di essere qui.

E il lavoro dei sottogruppi come è andato?

È stato molto interessante. Nella prima parte dei lavori abbiamo espresso le nostre problematiche, ognuno portando esperienza del proprio Paese. Alcune erano comuni: nel mio gruppo c’erano italiani, maltesi e portoghesi, e i salari bassi sono un tema che tocca tutti. Anche la difficoltà di essere donna, lavoratrice e madre è emerso come argomento condiviso, anche con le “colleghe” danesi. Nella seconda parte ci siamo concentrati sui temi, siamo andati nel dettaglio e abbiamo fatto le nostre proposte pratiche, anche in tema di trasformazione digitale.

Un’occasione positiva, quindi?

Sì! È stato messo in moto qualcosa di grande, sono state invitate 800 persone, e quello che ho avvertito è che c’è la volontà di ascoltare quello che viene proposto dai cittadini, le problematiche che vengono presentate. Spero davvero che vengano accolte, ma sono ottimista. Se non ci fosse stata la volontà di venirci incontro non sarebbe stato fatto tutto questo.

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