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Coronavirus: "Passaporto vaccinale per andare in piscina e in palestra"

Secondo molti una forzatura perché va a colpire la privacy, ma l'idea di un eventuale certificato di immunità per poter tirare su le serrande in tempi ragionevoli piace agli imprenditori del settore. Resistere senza fatturare non è un'opzione

Pur di ripartire dopo mesi e mesi di serrande abbassate, imprenditori e clienti sono disposti a trovare soluzioni di qualsiasi tipo. Secondo qualcuno si tratterebbe di una forzatura perché va a colpire la privacy, ma l'idea di un eventuale certificato di vaccinazione anti-Covid per poter riaprire in tempi ragionevoli piscine e palestre piace ai gestori. Resta da capire se gli utenti/clienti sarebbero o meno favorevoli: non è dato saperlo oggi come oggi. Almeno una parte di loro sarebbe probabilmente disponibile a condividere anche quel tipo di dati riservati.

Passaporto vaccinale per andare di nuovo in palestra

"Sì al passaporto vaccinale e a qualsiasi strumento riconosciuto dai sanitari che consenta di riaprire presto e tornare alla normalità", dice Giorgio Averni, presidente del circolo Antico Tiro a Volo, a Roma, al Messaggero. Le palestre e le piscine sono chiuse da tre mesi ormai. Tre lunghissimi mesi. A fine ottobre fermare palestre, centri fitness e piscine dopo l'aumento dei contagi in Italia sembrò la soluzione giusta per arginare la seconda ondata. Uno stop temporaneo, che nessuno immaginava così lungo. Il settore impiega fino a un milione di addetti (dati Gazzetta dello Sport).

Le strutture sin dalla primavera avevano lavorato duro per adeguarsi a tutti i rigidi protocolli applicati: si sono dovute arrendere alla fine. Va detto che nessuna palestra, piscina, centro sportivo è mai ufficialmente risultato essere focolaio di contagi. I numeri di incidenza erano bassissimi, al di sotto dell’1 per mille secondo gli esercenti. Ora molti non riapriranno più, il personale è stato lasciato a casa e quindi non sorprende che ci si aggrappi a tutto, anche all'ipotesi di un passaporto vaccinale per riaprire. Sul fatto che lo sport sia fondamentale per il benessere psicofisico non ci sono dubbi. Allo stesso modo non ci sono dubbi sul fatto che nessuna attività può resistere all'infinito senza incassare un soldo (ristori a parte, "solo" alcune migliaia di euro). Il flusso economico nei centri sportivi prima della pandemia era stimato in 12 miliardi l’anno, e nel 2020 la perdita sarebbe stata di almeno 6 miliardi di euro.

"Occorre che ci siano i vaccini - dice Averni -. Stando alle stime dei tecnici, forse per luglio avremo una percentuale alta di vaccinati. Temo, però, che a quel punto molte piscine saranno fallite. Lo sport non è solo quello dei grandi campioni, è un elemento essenziale per il benessere psicofisico delle persone e mi pare che questo sia stato dimenticato dalla politica".

L'idea del passaporto vaccinale per tornare a una vita normale

Il tema del passaporto sanitario è dibattuto in tutta Europa, e non solo in ambito sportivo Il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas ha sostenuto che i vaccinati contro la Covid-19 dovrebbero poter andare al ristorante e al cinema, in alcune dichiarazioni pubblicate oggi dalla Bild am Sonntag. "Alle persone vaccinate si deve consentire di esercitare di nuovo i diritti di base", indica Maas.

"Ancora non si è acclarato in forma definitiva fino a che punto i vaccinati possono infettare gli altri. Quello che è chiaro è che una persona vaccinata non toglie il respiratore, necessario per trattare i malati gravi, a nessuno. Questo elimina almeno un motivo centrale per limitare i diritti di base". Il titolare degli Esteri ha fatto riferimento alle aree di attività ancora chiuse, come cinema, ristoranti, teatri e musei. "Hanno diritto a riaprire le loro attività a un certo punto, se esiste la possibilità per farlo. E la possibilità c'è se c'è sempre più gente che è vaccinata. Perché se al ristorante o al cinema ci sono solo persone vaccinate, non possono mettersi in pericolo a vicenda".

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Michele Trapani, il titolare di un pub di Cuneo, qualche settimana fa aveva ben pensato di trasformare la sua Birrovia in un 'Café Covid Free' adottando una sorta di "passaporto sanitario" che permetta a chi è immunizzato l'accesso senza limitazioni di orario: per accedere si dovrebbe dimostrare l'avvenuta vaccinazione tramite un'app con Qr code scansionabile all’ingresso del locale.  Ma non si tratta solo di estemporanee iniziative di singoli. Basti pensare che anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca aveva proposto una iniziativa regionale che vuole fornire un attestato di vaccinazione Covid-19: una card che reca un chip che nelle intenzioni del presidente della regione potrà aprire le porte di una vita normale a tutti i vaccinati. Se ne riparlerà sicuramente.

"Il governo ha dimenticato centri sportivi, fitness, piscine"

Torniamo a piscine e palestre: sui social si susseguono gli appelli degli imprenditori del settore al Ministro dello Sport Spadafora. Il tempo sta scadendo: resistere senza fatturare neanche un euro non è un'opzione percorribile a lungo. Per ora le palestre ribelli che hanno provato a riaprire,  a mò di sfida contro il disinteresse che percepiscono da parte del mondo politico, non sono riuscite a cambiare le carte in tavola.

"Il Governo, tra le numerose attività economiche colpite dalla pandemia ha dimenticato quella dei lavoratori dei centri sportivi, fitness, piscine, attività collaterali per la salute e per le persone portatrici di disabilità": questo si legge nella lettera del sindacato Cnal/Fssi inviata stamani al Presidente del Consiglio Conte.

"Si tratta - dichiarano Fabio Ronghi e Gerardo Ruberto, rispettivamente segretario nazionale e presidente della Federazione Sindacale Sport Italia aderente Cnal - di oltre 180 mila imprese, che danno lavoro ad oltre 700 mila lavoratori dipendenti e 280 mila professionisti, che, di fatto, sono state obbligate a chiudere da circa un anno, e di persone che operano nelle e attraverso le strutture sportive, rimasti senza lavoro, senza reddito e senza ristori".

"A questo danno - continuano i sindacalisti- si è aggiunto quello subito dai fruitori delle attività sportive, tra essi anche persone portatrici di disabilità, che hanno dovuto rinunciare allo sport e ai suoi effetti benefici sulla salute psico-fisica". Per questi motivi e fino a quanto non sarà istituito un apposito tavolo di confronto - hanno concluso Fabio Ronghi e Gerardo Ruberto - manterremo lo stato di agitazione della categoria e confermiamo la manifestazione per Venerdì 29 gennaio dalle ore 11 a Roma in Piazza Montecitorio".

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