Coronavirus: in arrivo il pass vaccinale per spostarsi in libertà
Sarà obbligatorio dal 10 maggio per andare da una regione a un’altra di colore diverso o se si vuol viaggiare all’estero
Dal prossimo 10 maggio per spostarsi fra regioni sarà necessario un “pass”, una specie passaporto vaccinale. Ma come ottenerlo e se sarà rilasciato nello stesso modo ovunque, non è ancora chiaro. Il 'sospetto' è che tra pass vaccinale e "green card" (carta verde) per raggiungere altre regioni italiane di colore diverso e altri Stati dell’Unione Europea, bisognerà districarsi in una giungla di norme.
Fermo restando che si continua a viaggiare in relativa tranquillità dal Nord al Sud del Paese per motivi di lavoro e di salute, il problema si pone quando lo spostamento è a fini turistici o di altra natura estranea alla necessità. Doveroso dunque fare il punto in vista dell’avvio della fase di sperimentazione dei nuovi certificati digitali Covid Ue che inizierà dal 10 maggio con un primo gruppo di oltre 15 Paesi, tra i quali è stata inserita anche l’Italia, appunto.
La normativa
Il 22 aprile è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legge 52/2021 o decreto Riaperture, sulle “Misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da Covid-19”. Il provvedimento prevede l’introduzione delle “certificazioni verdi Covid-19”, che si ottengono quando si verifica una di queste tre condizioni: 1) l’ospedale o il medico di famiglia certifica che si è guariti dalla Covid-19; 2) si è ricevuta la seconda dose di vaccino; 3) si è in possesso di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo.
La durata del pass
Le certificazioni di avvenuta guarigione e quelle di vaccinazione hanno sei mesi di validità, quella del test vale solo per le 48 ore successive all’effettuazione dell’esame. Le certificazioni rilasciate negli Stati membri dell’Unione europea sono riconosciute come equipollenti (hanno cioè uguale valore ed efficacia), così come quelle rilasciate in uno Stato terzo in seguito a una vaccinazione riconosciuta nell’Unione Europea.
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Tuttavia c’è da capire che il pass vaccinale o green card, così per com’è stato ideato e – soprattutto – pubblicizzato, non esiste ancora. L’Italia resta, infatti, in attesa delle disposizioni del ministero competente (della Salute) e della normativa europea, che potrebbe o non potrebbe superare la norma nazionale. Dalla direzione generale del ministero del turismo del ministro Massimo Garavaglia ripetono che i dettagli tecnici del pass dovranno essere scritti in una circolare, che si spera possa pervenire a stretto giro. Le tempistiche, ribadiscono fonti interne, competono al ministro Roberto Speranza e al suo ministero della Salute.
'Nodo' privacy
Del resto esiste già un problema “interno” di normative. Infatti Pasquale Stanzione, presidente dell’Autorità di garanzia per la protezione dei dati personali, avanza già dubbi sulla tutela della privacy dei cittadini e invoca una modifica alle disposizioni, almeno in sede di conversione del decreto legge. Per Stanzione il pass è a rischio di interpretazioni che – anche in buona fede – potrebbero "estenderne indebitamente il perimetro", e al suo interno manca la necessaria "chiara definizione dei protagonisti del trattamento dei dati (titolare e responsabile in particolare)". Secondo il presidente c’è, inoltre, pericolo di far confusione tra i due modelli di pass per guarigione e tampone negativo.