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Pagamenti col pos: cosa ne pensano i commercianti di Firenze

Il dibattito attorno all'uso dei contanti sta tenendo banco in questi giorni per due provvedimenti contenuti nella legge di bilancio 

Il dibattito attorno all'uso dei contanti sta tenendo banco in questi giorni per due provvedimenti, contenuti nella legge di bilancio in approvazione, che stanno facendo molto discutere: da un lato da gennaio è previsto un innalzamento del tetto per i pagamenti in contanti, che sale da 2.000 euro a 5.000 euro, dall'altro c'è la proposta di togliere ogni sanzione agli esercenti che non accettano pagamenti con carte e bancomat per spese sotto i 60 euro. Insomma, due provvedimenti che vanno nella direzione di incentivare i contanti a scapito dei pagamenti digitali.

Una scelta che non mette tutti d'accordo, soprattutto nel centro storico di Firenze, dove i commercianti si dividono sulla questione: “Tante persone, soprattutto giovani, sono abituati a pagare qualsiasi cosa con il pos, anche un caffè – dichiara il titolare di un ristorante in piazza della Signoria -. Io farò usare la carta anche sotto i 60 euro. Detto questo non è giusto che questa cosa sia scaricata nei costi sull'esercente. Ci sono tanti paesi dove il costo del pos lo paga l'utente, perché è un servizio che l'esercente offre. Non si tratta solo del costo della commissione, ma anche dell'affitto del pos, il tempo e altre cose. Ho tre ristoranti in città e annualmente pago circa 150.000 euro di costi solo dovuti alle commissioni”.

“Dire di no al pagamento elettronico risulta molto difficile per noi esercenti che lavoriamo in centro – afferma il responsabile di un bar -. Tutti i turisti pagano con la carta, perché nei loro paesi sono abituati così. Questa manovra cambia ben poco, perché non possiamo comunque rifiutarci di accettare i pagamenti con carta. Il problema sono le commissioni. Basti pensare che noi che vendiamo sigarette, se una persona ce le paga con la carta, non ci guadagniamo neanche 6 centesimi”.

“La questione è molto soggettiva – dichiara un lavoratore di una bottega di panini vicino Via Calzaiuoli -. Dipende molto anche dal fornitore del pos, perché le tariffe possono variare. Cambia anche dal tipo di attività: se un cliente compra un golf la commissione pesa poco, se invece mi compra con la carta una bottiglietta d'acqua o un panino di 5 euro mi risulta più pesante. Nonostante questo il pos, a lungo termine, può diventare un vantaggio. Non dimentichiamoci che anche il contante costa, tra versare i soldi in banca, il tempo che si impiega per contarli a fine serata, i vari ammanchi di cassa, e il tempo per dare il resto. Col pos tutto è più veloce”.

“La soluzione ideale – continua l'esercente – sarebbe quella di agevolare le attività come la nostra, che lavorano tanto col pos. Invece al momento è il contrario. Il problema è a monte. Bisogna incentivare l'uso dei pagamenti digitali tagliando i costi di commissione. E' anche un problema culturale. Nei paesi esteri è impensabile pagare con i contanti. Noi andiamo sempre indietro. Come sempre, invece di pensare a manovre intelligenti, facciamo i teatrini”.

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