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Arrivano i colossi stranieri: orafo fiorentino dice addio a Ponte Vecchio / VIDEO

Dopo cinquant'anni di professione si vede costretto a chiudere 

Dopo oltre mezzo secolo chiude bottega. Il signor Francesco Callai si era trasferito qui subito dopo l'alluvione del 1966 e ora, nell'anno della pandemia, si trova a impacchettare i pezzi pregiati del suo negozio per dire addio a quel luogo dove per anni ha portato avanti l'arte orafa fiorentina. Callai, insieme a figlia e nipote, a fine mese lascerà la sua attività dopo che non è stato raggiunto un nuovo accordo con la proprietà del fondo. David che, stavolta, soccombe a Golia. Infatti qui dovrebbe subentrare un nuovo mercante dell'oro, sembra un soggetto facoltoso appoggiato da un colosso indiano. 

"Eravamo intenzionati a rimanere, ma i rilanci di chi subentrerà ci hanno tagliato le gambe". "Con il turismo mordi e fuggi non so come si possano sostenere certe cifre". Francesco ha visto susseguirsi magnati del calibro di Rupert Murdoch, rimanendo di stucco quando Muammar Gheddafi chiese una cintura in oro massiccio. Ha vissuto un'epoca. Anche la scrittrice Oriana Fallaci spesso entrava a salutarli nella bottega sospesa sull'Arno. 

"Ho portato avanti il mestiere per decenni,  tramandandolo ai miei figli". "Quante ne ho viste su questo ponte, ho visto generazioni di clienti fornirsi da noi". Il vincolo su Ponte Vecchio rimane la destinazione d'uso, attenendosi a quanto stabilì il Granduca Ferdinando I nel 1593, ma il mercato del quattrino trascende l'autenticità del luogo. 

"Abbiamo scritto al sindaco ma non abbiamo avuto risposta. Per me va bene se al mio posto subentra un orafo più capace, ma non qualcuno che non ha a che fare con l'arte fiorentina". Il timore è che possa accadere quanto già accaduto decenni fa su un altro ponte blasonato, il Rialto di Venezia. "Ci sono dei procacciatori che conoscono le date delle scadenze dei contratti - spiega la figlia - e ingaggiano rapporti con persone oltremodo facoltose per poi invitarle a farsi avanti. Stare in certi punti nodali del mondo è un'operazione di brand".

Il rischio è cadere in una standardizzazione che potrebbe eliminare quel valore aggiunto dell'oreficeria gigliata. "Sa quanti clienti, anche americani, sono venuti qui per realizzare i propri cimeli di famiglia? Abbiamo dato un contributo ai loro ricordi di una vita", sussulta corrucciato l'82enne. Intarsi, pietre e gemme che però tra pochi giorni non brilleranno in questa vetrina del ponte d'oro.

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