La morte di Pietro Mennea: il ricordo del Coni e del Comune di Firenze

Ha vinto tutto, piegando l’impossibile. La ‘Freccia del Sud’ ha detto basta. Ha perso la sua ultima sfida, quella con la malattia. Pietro Mennea – che qualcuno definì il più grande velocista bianco del creato – è morto all’età di 61 anni. Da tempo lottava con un male incurabile. Nato a Barletta nel 1952, è stato in assoluto il ‘velocista’ dell’atletica italiana. Un uomo, un intero movimento, un simbolo. Per gli italiani e nel mondo. Sua la medaglia d’oro olimpica nei 200 metri piani dei Giochi olimpici di Mosca del 1980. Suo il record del mondo della distanza (19,72), che corse all’Universiadi di Città del Messico. Per 17 anni quel crono non è mai stato abbattuto da nessun atleta. Tutt’oggi, anche nell’era Bolt, nessun bianco ha saputo far meglio.

“Il ricordo è certo per lo sportivo, ma nel mio cuore è per l'uomo Mennea, per come ha vissuto lo sport all'insegna dell’eticità”. Ha affermato Eugenio Giani, presidente del Coni di Firenze e del Consiglio comunale, parlando della scomparsa di Pietro Mennea. “È stato l’uomo che ha dimostrato con la lotta al doping, a un certo modo commercializzato e spettacolarizzato di vivere lo sport, una testimonianza che anche nelle aule del parlamento europeo ha saputo far sentire la propria voce. Oggi – ha concluso Giani – c’è sconforto e amarezza per la sua scomparsa”.

“Al nome di Pietro Mennea – scrive il vicesindaco di Firenze, Stefania Saccardi – restano legate tante imprese sportive, ma anche l’impegno civile, nelle istituzioni e nella lotta contro la piaga del doping. Accolgo con favore – prosegue Saccardi – l’iniziativa del Coni per invitare tutte le società sportive fiorentine a osservare un minuto di raccoglimento nei campionati e manifestazione di ogni disciplina per ricordare Mennea; noi gli dedicheremo la festa dell' atletica toscana che ospiteremo la prossima settimana in Palazzo Vecchio. Sicuramente sarà più triste, ma diventerà la prima occasione per ricordarlo”.