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La storia di Marco, medico di Careggi che nel tempo libero visita i senzatetto

Marco, 33enne romano, lavora a Careggi come medico internista ma quando non è di turno mette comunque a disposizione la sua professione per migranti, senzatetto ed emarginati dalla società

Non tutti dopo il turno di lavoro amano starsene sdraiati sul divano. C'è chi, come Marco Alesini, va a giro per la città ad aiutare chi è meno fortunato. Marco, 33enne romano, lavora a Careggi come medico internista, ma quando non è di turno, mette comunque a disposizione la sua professione per migranti, senzatetto ed emarginati dalla società, che spesso e volentieri si trovano non solo in difficoltà economica ma soprattutto condizioni di salute precarie. Ecco che allora arriva Marco, insieme all'associazione Medu (medici per i diritti umani) per fornire a queste persone delle visite mediche di base, che normalmente non possono ricevere per la loro emarginazione sociale.

“La nostra è un associazione che opera in molte città da ormai 18 anni – racconta Marco -. Operiamo col nostro “camper per i diritti”, con cui andiamo in alcune zone disagiate della città, come stabili occupati o nelle stazioni. Svolgiamo visite di primo livello, con possibilità di prescrivere farmaci basilari. Ci occupiamo soprattutto di svolgere orientamento socio-sanitario con queste persone, che sono per la maggior parte migranti, ma anche italiani, che non hanno contatto con le strutture socio-sanitarie o perché non possono averlo o perché non sanno di poterlo avere. A Firenze operiamo maggiormente nella zona di Castello, in via Fanfani, via Maragliano e le Cascine”.

La vocazione di aiutare gli altri appartiene ad ogni medico, ma quella di Marco è legata anche ad un aspetto sociale: “E' uno stimolo che ti nasce naturalmente. Basta poco per risolvere i problemi di queste persone e rendergli la vita migliore. E' impensabile che, per motivi burocratici, una persona chesi ammala di polmonite in inverno non riesca a prendere un antibiotico”.

Dietro il lavoro di Medu c'è anche una cospicua preparazione per approcciare al meglio persone e luoghi dove spesso non è facile essere accolti: “Dobbiamo agire con molto tatto. Abbiamo una parte dell'associazione che fa uscite preliminari per avviare i contatti e per comunicare alle varie comunità la nostra attività e quali sono le nostre intenzioni. Andiamo quindi ad operare con contatti graduali, che poi col tempo diventano più semplici. Raramente abbiamo avuto delle situazioni dove siamo stati respinti. Ovvio che più si va avanti, più la fiducia aumenta”.

“Il nostro obiettivo – conclude Marco – è quello di avere una comunicazione costante con queste persone. Uno dei nostri principi è proprio quello di non sostituirci come medici curanti, ma approcciare e risolvere alcuni problemi, mentre per altri lottare per farli risolvere nelle sedi opportune. Soltanto parlare con una persona può dargli il senso di essere curata”.

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