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Comitato ordine pubblico: riparte la lotta alla tratta degli esseri umani

Si tratta di persone completamente sottomesse, spesso trasferite dal paese d'origine contro la loro volontà per essere obbligate con maltrattamenti fisici e psicologici a varie forme di sfruttamento, come prostituzione e accattonaggio

Riparte con forza l’azione contro la tratta di esseri umani. Lo ha stabilito il comitato provinciale per l’ordine pubblico che si è riunito ieri mattina a Palazzo Medici Riccardi per fare il punto sulle iniziative per prevenire e contrastare lo sfruttamento delle persone. All’incontro, presieduto dal prefetto Luigi Varratta, hanno partecipato anche il procuratore Giuliano Giambartolomei e il sostituto procuratore Angela Pietroiusti che si occupa della materia. “Abbiamo deciso di riaccendere il faro su questi fenomeni – ha detto Varratta – per rafforzare l’impegno comune contro la riduzione delle persone in schiavitù, uno dei reati più odiosi di cui sono vittime soprattutto donne e bambini”. Dall’analisi della situazione in provincia, è emersa infatti la necessità di tornare ad intervenire con energia, anche perché il fenomeno si lega ad altre attività criminali come il traffico di droga, il riciclaggio di denaro, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Sarà quindi riattivato il tavolo istituito due anni fa con un protocollo d’intesa tra istituzioni e associazioni del volontariato per coordinare a livello provinciale gli interventi contro la tratta delle persone. L’obiettivo è quello di garantire alle vittime una maggiore tutela, fornendo sostegno psicologico, assistenza e percorsi di reinserimento sociale e lavorativo. Le azioni da mettere in campo, da parte dei diversi enti che siedono al tavolo, dovranno essere ben studiate e calibrate sulle esigenze di persone completamente sottomesse, spesso trasferite dal paese d’origine contro la loro volontà per essere obbligate con maltrattamenti fisici e psicologici a varie forme di sfruttamento, come prostituzione e accattonaggio.

Un report recente del Ministero dell’Interno ha evidenziato che, per scoraggiare denunce e fughe delle persone oppresse, gli sfruttatori hanno attenuato le modalità di pressione, passando “dai tradizionali atti di minaccia (che pur permangono) a metodi di convincimento” che concedono agli sfruttati “condizioni di apparente maggior autonomia in termini di elevati benefici economici e un’accresciuta libertà di movimento”. Un mutamento di metodi che oltretutto rende più complicato individuare il fenomeno, che resta comunque grave, e combattere i reati connessi.

Il tavolo, coordinato dalla prefettura, si prefigge perciò lo scopo di delineare strategie mirate di prevenzione, attraverso un più stretto collegamento tra forze di polizia e il sistema di assistenza sociale, sia pubblica che del volontariato. Rappresenterà anche lo strumento per scambiarsi esperienze e conoscenze in modo da intervenire sul problema con maggior efficacia. Un approccio integrato fra tutti i soggetti in campo consentirà da un lato di potenziare i rispettivi progetti di tutela delle vittime e dall’altro le azioni di contrasto verso le organizzazioni criminali.

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