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Strage a Prato, i consiglieri di FdI contro Rossi. Il governatore: "Sceneggiata xenofoba"

Nel giorno del lutto, in Consiglio regionale scintille tra Rossi e Fdi. Poi il minuto di silenzio con Monaci che ha parlato di "morti di schiavitù". In mattinata le parole del ministro Kyenge e di Nichi Vendola

Oggi a Prato, dopo la veglia funebre della comunità cinese per i sette connazionali morti nelle fiamme nel capannone al Macrolotto, è il giorno del lutto cittadino. Minuti si silenzio, stop simbolici in fabbrica, bandiere a mezz’asta. E tuttavia, anche nel giorno del silenzio, non si è placata la polemica politica.

Nel giorno dedicato al Consiglio regionale toscano, sviluppatosi il larga parte proprio attorno alla strage pratese, i consiglieri di Fratelli d’Italia hanno organizzato una protesta contro il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, per le parole di plauso usate nei mesi scorsi dal governatore a favore delle aziende cinesi a Prato. I consiglieri, prima dell’inizio dei lavori dell’aula, hanno mostrato una serie di cartelli con citazioni del governatore toscano. Tra questi uno con scritto che “Le aziende cinesi a Prato” sono “una risorsa per la nostra economia. Da questa realtà viene un contributo al lavoro e al benessere della regione”. La protesta, hanno precisato gli esponenti di FdI,  ha preso spunto dalle forti critiche che in questi giorni Rossi ha rivolto alle condizioni in cui si lavora nelle aziende cinesi nel distretto pratese.

ROSSI “Una sceneggiata strumentale, di chiaro stampo xenofobo e del tutto fuori luogo rispetto al dolore che tutti proviamo per la tragedia che si è consumata a Prato e alla necessità di trovare soluzioni concrete ai problemi posti dalla presenza cinese a Prato e in Toscana”. Così Rossi poco dopo ha definito protesta. “Ribadisco che ci sono imprese cinesi emerse e regolari che rappresentano un elemento di ricchezza per la regione, che contribuiscono alla formazione del Pil e al dinamismo economico della Toscana. Nella numerosa comunità cinese esistono forti volontà di integrazione, che si sono manifestate anche ieri, nel corso della fiaccolata che si è svolta a Prato, e che dobbiamo raccogliere e valorizzare. Accanto a questo c'è la più grande realtà di lavoro nero e sfruttamento schiavistico del centro nord e forse d’Europa. Una realtà che dobbiamo affrontare sia con strumenti repressivi sia con interventi che favoriscano l'emersione e la regolarizzazione”.

E ancora: “Voglio sognare un distretto industriale delle confezioni tra i più forti d'Europa - ha concluso Rossi - che paga le tasse, garantisce i diritti ai lavoratori e consente ai disperati provenienti dall'altra parte del mondo di potersi emancipare, sentirsi persone e diventare liberi cittadini in una Toscana nuova e multietnica. Non saranno quattro facinorosi che inscenano una gazzarra a interrompere questo mio impegno”.

Poco prima le parole del governatore il Consiglio regionale toscano, in apertura dei lavori d’aula, ha osservato un minuto di silenzio. A chiedere il momento di raccoglimento è stato il presidente dell’Assemblea toscana, Alberto Monaci, che ha parlato di “morti di schiavitù”, di “morti assassinati in uno scorcio di Toscana che ci richiama a un medioevo più feroce”. E su Twitter, Nichi Vendola, presidente di Sel: “Prato si ferma per i suoi morti. Mai più occhi chiusi davanti a disumanità e dignità calpestata”.

KYENGE - E, sempre in giornata – dopo l’informativa del ministro del Lavoro Giovannini, “il capannone andato a fuoco non erano a norma” – è intervenuta il ministro per l'Integrazione Cécile Kyenge. Passi ufficiali verso il governo cinese sull’immigrazione irregolare? “Li faremo”. Parlando alla stampa estera della vicenda il ministro ha ammesso che “non è facile lavorare con una comunità che ha le proprie tradizioni e la propria cultura. Occorre cercare il dialogo, fermo restando che abbiamo i nostri principi costituzionali. Il Governo deve rafforzare i rapporti con i Paesi d’origine, anche con la Cina, per favorire flussi di immigrazione regolare”. In vicende come quella dell’incendio della fabbrica tessile di Prato “non bisogna cercare un unico colpevole”, ha detto il ministro che ha sottolineato la necessità di “dialogare con la comunità cinese” e ha ribadito che la vicenda di Prato “non è solo una questione di sicurezza, è un problema che riguarda l'integrazione, bisogna integrare queste persone a tutti i livelli, accompagnarle quando arrivano da noi. La criminalità organizzata si nutre di queste nuove schiavitù” ha detto poi riferendosi ai lavoratori cinesi irregolari coinvolti nell’incendio, sollecitando “protocolli con gli enti locali per una convivenza civile”. “L’arma per combattere lo sfruttamento – ha concluso Kyenge – è rendere regolare l’immigrazione. La criminalità organizzata si sconfigge anche con gli accordi con la Cina”.

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