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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Scuole chiuse, il Rossi furioso

Il governatore contro Palazzo Chigi: "Se la scuola fosse stata privata, il governo avrebbe ceduto agli interessi di categoria". Stoccata anche a Nardella: "Aprire l'ultimo giorno? Proposta spot"

“Tutto è stato aperto sulla base della spinta politica e della pressione delle categorie. Persino la formazione che è gestita dai privati riaprirà, fuorché la scuola, il luogo per eccellenza pubblico della istruzione e della educazione su basi egualitarie. Forse, se la scuola fosse stata privata, il governo avrebbe ceduto agli interessi di categoria. Si sarebbe detto: l’economia deve ripartire, la salute va contemperata con il diritto al profitto. Ma siccome la scuola, grazie alla nostra Costituzione, non è privata, allora non interessa".

Il governatore della Toscana Enrico Rossi dice qualcosa di sinistra. Lo fa sul tema che, insieme al suo storico 'cavallo di battaglia', la sanità, gli sta politicamente più a cuore: l'istruzione, la scuola. E nel farlo, 'bacchetta' il suo stesso partito, il Pd, al governo insieme ai 5 Stelle. 

"Il tema si poteva affrontare prima, coinvolgendo insegnanti e mondo della scuola, riconoscendone l’impegno e il sacrificio” ha aggiunto Rossi.

Per questo, “Sostenere questo governo come un governo di necessità e, per ora, senza alternative fino alle prossime elezioni non significa non vederne gli errori e le manchevolezze. Il fallimento totale è senza dubbio la scuola che resta chiusa" sottolinea il presidente.

Il governatore boccia anche quella che definisce la “proposta-spot” di riaprire solo in concomitanza dell’ultimo giorno dell’anno scolastico. Proposta - anche in questo caso - di un collega di partito, il sindaco di Firenze Dario Nardella.

“Piuttosto - sostiene Rossi - si sarebbe potuto riprogrammare ed estendere il calendario scolastico nella sua parte finale. Non resta che dire povera scuola, se non ci sarà la lotta di insegnanti, genitori e ragazzi e se non ci sarà un partito, vorrei fosse il Pd, in grado di interpretarla e tradurla in politiche concrete”.

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