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Politica Sesto Fiorentino

Sesto Fiorentino: scontro tra Regione e associazioni sul campo rom

La Regione dice di non poter interloquire con il gruppo Everyone ma arriva la replica in una lettera aperta dove si parla di atteggiamento di rifiuto accostando l'istituzione ad un regime dittatoriale

Dopo il prorogarsi della vicenza del campo rom di Sesto Fiorentino si arriva ad un nuovo scontro tra l'associazione dei diritti umani e le istituzioni. La vicenda è in piedi da tempo, almeno da quando l'area è stata occupata dai cittadini di etnia rom.
 Il sindaco di Sesto Fiorentino ha più volte dato l'ordine di sgombero, l' ultimo giustificato da una bonifica di amianto presente tra le baracche degli occupanti. La notte di Capodanno qualcuno "sembra abbia voluto sollecitare" l'allontanamento delle famiglie presenti appiccando un incendio in un capannone interno all'area, sebbene su questo sia stata aperta un'inchiesta dalla magistratura.
Oggi l'incontro tra le parti, ma stamani all'alba l'associazione dei diritti umani EveryOne, attivissima sulla questione fa sapere di essere stata esclusa dalla trattativa.
La risposta arriva attraverso una lunga lettera aperta dove si arriva ad quasi ad accostare i metodi della Regione Toscana  a quelli di un regime.
La lettera: "Gentile assessore Salvatore Allocca, anche noi difensori dei diritti umani di EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani, abbiamo ricevuto in copia la comunicazione da parte della Sua Segreteria, inviata dal sig. Matteo Giordano, nella quale si comunica a Marcello Zuinisi che, “come Regione Toscana, e in particolare come Assessorato alle Politiche Sociali, non abbiamo la competenza né la facoltà di rendere nostri interlocutori ufficiali Associazioni che non siano documentalmente presenti su tutto o gran parte del territorio regionale, o che comunque siano iscritte all'albo delle associazioni di volontariato riconosciute a livello regionale o quanto meno a livello provinciale” e dove si invita “caldamente” lo stesso Zuinisi, “onde evitare di essere costretti ad adire anche noi alla Magistratura”, a “terminare immediatamente ogni forma di tentativo di contatto con questo Assessorato poiché non sortirebbe nessun effetto voluto a causa degli impedimenti suesposti e perché ciò crea un serio nocumento al gravoso compito che ci è stato assegnato”.

Dopo esserci consultati con l’attivista umanitario Marcello Zuinisi, che sta svolgendo un lavoro esemplare per quanto riguarda il soccorso e l’assistenza alla comunità Rom di Quaracchi (Sesto Fiorentino), nonché con i rappresentanti della suddetta comunità oggetto del contenzioso, desideriamo chiarire alcuni aspetti, a nostro parere fondamentali affinché un istituzione di riferimento, come la Regione Toscana, da sempre considerata aperta al dialogo e pronta a recepire le questioni relative ai diritti umani fondamentali, mantenga la sua linea democratica consona all’impegno che le è stato assegnato.
In uno Stato di diritto, l’interlocutore delle istituzioni, per quanto concerne questioni di carattere umanitario, non può essere scelto dalle istituzioni stesse; esso è invece ben rappresentato dalla figura dello Human Rights Defender, ovvero il difensore dei diritti umani, figura riconosciuta dalle Nazioni Unite con la Dichiarazione sui difensori dei diritti umani (Dichiarazione sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti), adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con Risoluzione 53/144, 8 marzo 1999.

La figura del difensore dei diritti umani, indipendentemente dal fatto che egli agisca in prima persona, in rappresentanza di una collettività o di una associazione costituita, riconosciuta o iscritta a un pubblico registro, nasce spontaneamente - e ne ha piena legittimità - accanto a una minoranza perseguitata, qualunque essa sia; egli infatti la rappresenta, anche in sede istituzionale, conoscendone perfettamente le difficoltà sociali nonché le impellenti necessità.

Caro Assessore, la democrazia riconosce il valore del difensore dei diritti umani, figura che diviene immediatamente interlocutore delle istituzioni, sia a livello centrale che locale. Al contrario, nei regimi dittatoriali, le istituzioni, locali o centrali, scelgono come interlocutore esclusivamente strutture governative, para-governative o comunque istituzionali, mentre rifiutano ogni richiesta di contatto e di dialogo con altri soggetti deputati alla difesa dei diritti umani al di fuori di condizionamenti e interessi di carattere politico-economici e istituzionali.

ATTEGGIAMENTO - Si tratta di un atteggiamento identico a quello che abbiamo visto con Sakineh e i tanti innocenti condannati in Iran, dove il Governo ha perseguito e persegue tuttora, con intimidazioni e azioni vessatorie, ogni tentativo di innalzare una voce in difesa dei diritti fondamentali; lo vediamo ogni giorno, anche attraverso il portale di Front Line (www.frontlinedefenders.org), la fondazione internazionale per la protezione dei difensori dei diritti umani, che denuncia quotidianamente i tentativi dei Governi intolleranti di sedare voci spontanee di cittadini e attivisti che lottano per la libertà e l’eguaglianza di ognuno, senza distinzioni.

Un atteggiamento di netta chiusura nei confronti dei difensori dei diritti umani, come sembra ravvisarsi dalla Vostra comunicazione, nonché di diffida a ricercare un dialogo con un soggetto istituzionale competente, uccide il meccanismo virtuoso della democrazia , sacrificando di fatto alle decisioni del potere i diritti delle minoranze.

Ci rendiamo conto che in questo momento di tensione la Regione Toscana certamente non intende imitare i regimi dittatoriali sopra menzionati; tuttavia, continuare con un atteggiamento di rifiuto a ogni tentativo di richiesta di aiuto e collaborazione fattiva pervenuto da attivisti per i diritti umani non legati a particolari associazioni o istituzioni porterebbe a cancellare ogni tutela democratica delle minoranze; se perde valore la figura dello Human Rights Defender, o se la stessa viene intimidita o addirittura negata, viene annichilita una componente essenziale della società civile, che è uno dei capisaldi di uno Stato democratico. Chiediamo a tutti di fare un passo indietro: sia a chi, comprensibilmente, si lascia accalorare dalla passione per difendere i diritti umani, sia a chi non intende dialogare ma preferisce raggiungere soluzioni meramente istituzionali, scorciatoie non democratiche che non tengono conto delle esigenze e delle richieste della comunità.

Auspichiamo che si istituisca al più presto un tavolo etico e umanitario tra istituzioni - in primis la Regione Toscana e i Comuni di Sesto Fiorentino e Firenze - e attivisti per i diritti umani, che scongiuri ogni tentativo di giustificare uno sgombero che comprometterebbe la vita di decine e decine di donne, bambini, disabili e anziani che compongono la comunità Rom di Sesto Fiorentino. Ricordiamo che i Rom di Quaracchi sono già stati oggetto di pesanti e inaccettabili attacchi, nei quali sta indagando la Magistratura e per i quali ci auguriamo vengano presto individuati i responsabili. Caro Assessore, per risolvere drammi umanitari ci vogliono impegno, sacrificio e programmi seri e concreti; ci auguriamo che tutto questo venga pianificato accanto ai rappresentanti della comunità Rom di Sesto Fiorentino e a tutti coloro, come Marcello Zuinisi, che spendono la loro quotidianità a difesa dei più deboli, con l’unico interesse di vedere tutelata la loro integrità.

In Fede, Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau  co-presidenti Gruppo EveryOne

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