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Sciopero Ataf: adesione totale, criticati Renzi e Bonaccorsi

Adesione totale allo sciopero Ataf contro la privatizzazione di una parte dell'azienda. Alessandro Nannini: "Questo dimostra che Don Matteo Renzi non è il padrone di questa città e di questa azienda, così come non lo è Bonaccorsi"

Sciopero doveva essere e sciopero è stato. Il 97% dei dipendenti Ataf durante la mattina, ed il 99% per il tutto resto della giornata, hanno incrociato le braccia e si sono uniti alla battaglia sindacale contro il nuovo riassetto industriale dell’azienda fiorentina. Lo sciopero ha emesso il suo verdetto inappellabile stando ai numeri: il “braccio produttivo” dell’azienda ha detto definitivamente no sia alla scissione di Ataf, che all’ingresso di capitale privato nel ramo dei servizi.

Se le sigle interne alla Rsu aziendale cercavano quella compattezza della base per mandare un chiaro messaggio a Palazzo Vecchio ed ai Vertici Ataf, l’hanno trovata durante la giornata di ieri: “l’adesione allo sciopero è pressoché totale – ha dichiarato Alessandro Nannini, delegato Cobas e coordinatore della Rsu Ataf. Questo dimostra che Don Matteo Renzi non è il padrone di questa città e di questa azienda, così come non lo è Bonaccorsi, il suo delfino personale; l’Ataf è e deve rimanere dei lavoratori e di Firenze”. Queste parole e questo clima da trincea hanno caratterizzato lo sciopero dei mezzi Ataf, ma soprattutto la manifestazione organizzata dai sindacati che da viale dei Mille (la sede dell’Ataf) si è mossa per le vie della città fino a raggiungere Palazzo Vecchio; 500\600 persone in tutto tra autisti, movimenti civili e semplici cittadini, hanno sottolineato e denunciato una volta di più il senso di questa giornata di protesta. Non solo le sigle dell’esecutivo Rsu , quindi, ma anche il Movimento Cinque Stelle di Grillo, i comitati NO TAV e la solidarietà dell’Unione Sindacale di Base di Peretola.

Manifestazione Ataf contro la privatizzazione



Una manifestazione pensata con lo scopo di sensibilizzare Firenze e i fiorentini alla lotta che gli autisti stanno conducendo da settimane per difendere l’azienda leader dei trasporti toscani e far sì che rimanga esclusivamente pubblica. “Non siamo qui per noi, per difendere il nostro posto di lavoro – ha affermato durante il corteo Americo Leoni, segretario regionale del Faisa \ Cisal Toscana – ma piuttosto per difendere il servizio pubblico e quindi la cittadinanza che ne trae beneficio”.

PRIVATI - Lo spettro più inquietante che si sta affacciando all’orizzonte, secondo i sindacati, è il rischio che il capitale privato, una volta entrato in Ataf con somme ingenti di denaro, voglia impostare una mera politica del profitto, andando ad incidere sulla capillarità e quindi sulla qualità del servizio. C’è la paura che si vadano a “potare quei rami secchi” dell’azienda poco produttivi, ma comunque necessari al cittadino: “non è un rischio, non è paura – continua Leoni – per noi questa è una certezza; siccome il decreto 422 Burlando del ’97 prevede la chiusura di tutte quelle aziende di trasporto che stanno al di sotto del vincolo del 35% nel rapporto ricavi-costi, le cose sono due: o non si effettueranno le corse con meno di 35 utenti, o Ataf a fine anno, con l’ingresso dei capitali privati e quindi tolta la finalità pubblica, chiude”.

Manifestazione Ataf contro privatizzazione



Due i nemici dell’intero corteo: il sindaco Renzi ed il presidente Ataf Bonaccorsi, chiamati in causa duramente e aspramente da tutti i protagonisti come i veri colpevoli di questa operazione che i sindacati definiscono sciagurata: “non si capisce perché – ha dichiarato Nannini – invece di unire tutte le aziende coinvolte nel sistema del trasporto cittadino, aumentando così i benefici all’intero apparato e razionalizzando i costi, questa amministrazione, con Renzi in testa, voglia con tutte le propri forze scompattare e svendere Ataf. Se l’azienda è in pari come dicono, come possono giustificare questa operazione frettolosa e raffazzonata?”.

DISAGI - Lo sciopero ha creato indubbi disagi a tutta la città e, dove non è arrivato lo sciopero, ci ha pensato la manifestazione. Se al mattino tutto era proceduto bene, anche grazie alle due finestre in cui sono stati garantiti i servizi (6,15 – 9,15; 11,15 – 15,15), così non è stato per i rientri pomeridiani e serali e per tutti quei fiorentini che hanno atteso inutilmente i bus alle fermata. Ma se qualcuno ha atteso speranzoso un autobus che difficilmente sarebbe arrivato, per poi scegliere di incamminarsi a piedi o di usufruire del taxi, peggio è andata a chi durante lo svolgimento della manifestazione si trovava in macchina per le strade e soprattutto i viali di Firenze. Il corteo infatti ha completamento mandato in tilt il traffico cittadino spezzando in due la città all’altezza di piazza della Libertà proprio nell’ora più calda della giornata. Città paralizzata, code chilometriche si sono protratte per un paio di ore, e a nulla sono valsi i migliaia di clacson che all’unisono si sono confusi con i fischietti dei manifestanti. Una volta che il corteo ha preso le vie del centro, nei viali a fatica è ripresa la circolazione. Il corteo si è concluso sotto le mura di Palazzo Vecchio con un sit-in di protesta, durante il quale i rappresentanti della Rsu Ataf sono stati ricevuti dal presidente del Consiglio Comunale Eugenio Giani, dall’assessore alla mobilità Mattei e dal capogruppo del Pd Bonifazi.
 

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