Riforma del lavoro e art. 18, Fausto Bertinotti: "Un'idea disastrosa"

Fausto Bertinotti, ieri a Firenze per l’inaugurazione della mostra sulla storia della Camera dei deputati nel cortile di Palazzo Vecchio, ha vuotato il sacco e ha picchiato duro, durissimo. Il tema è sempre il solito: la riforma del mercato del lavoro. Le convinzioni del governo Monti; le perplessità e le accuse di una parte del Parlamento, con i rossori del Pd e la Lega pronta a scendere in piazza; ed infine i sindacati, nel bel mezzo di una trattativa complicatissima, tra isolamenti ed aperture. In mezzo a frullare in questo calderone c’è l’articolo 18, destinato ad una radicale riforma. Da Torino a Palermo non si contano più le iniziative di protesta del mondo dei lavoratori.

Bertinotti, il lavoro sempre più al centro del dibattito politico. Come giudica la manovra proposta dal Governo?
“Malissimo.  Mi sembra un’idea disastrosa. Se uno vuol parlare di occupazione non comincia dal mercato del lavoro, cioè dai lavoratori, ma comincia ad esempio dagli investimenti da fare, comincia dalla domanda interna da alimentare, comincia dalla struttura dell’offerta, riorganizzando ed innovando le produzioni. Ed invece si è cominciato da un’idea sbagliatissima, secondo cui per riprendere bisogna bastonare i lavoratori”.

C’è sempre una trattativa in corso con le parti sociali. E’ possibile che certi spigoli alla fine vengano smussati?
“Questa trattativa che non è una trattativa ma una vicenda grottesca. Non c’è una trattativa quando il Governo dice ‘alla fine deciderò comunque io’. Ed anzi un sindacato che ha un forte senso di sé non tratterebbe con un Governo che dice ‘in ultima istanza decido io’.

Ed il dibattito sull’articolo 18?
“L’intera impostazione sul mercato del lavoro è regressiva e, dentro questa, l’articolo 18 riassume questa posizione”.