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Politica

Primarie Pd, 200mila al voto: Renzi stravince in Toscana

Renzi festeggia nella capitale dopo aver votato a Pontassieve

Matteo Renzi stravince nella corsa alla segreteria del Partito democratico. Nella nostra regione sono stati circa 200mila i votanti, circa 2milioni in Italia. Quando lo scrutinio è arrivato all'85% i dati toscani lo hanno visto saldamente in vetta all'80% dei voti contro il 17% di Orlando e il 3% di Emiliano. 
 
 "Va oltre il risultato delle primarie 2013 – ha detto il segretario del Pd della Toscana, Dario Parrini, sul dato parziale della nostra regione. 

 "Un grande grazie- ha aggiunto- ai nostri militanti, alle migliaia di volontari che hanno allestito e fatto funzionare i seggi, ai tre candidati, alle decine e decine di migliaia di elettori che con la loro partecipazione appassionata alle primarie ci hanno consentito di dar vita ancora una volta a una prova di democrazia di cui non esiste l'eguale in nessun partito europeo. Dopo i non pochi momenti difficili vissuti negli ultimi mesi, ora davvero si puo' ripartire. Tutti insieme. Uniti. Pieni di senso di responsabilità. E più forti. Non ha vinto una parte del Pd. Ha vinto tutto il Pd".

Stasera l'ex premier si è recato nella capitale per seguire da vicino l'esito delle primarie nella sede nazionale di via Sant'Andrea delle Fratte. Questa mattina aveva votato nel circolo della casa del popolo di Pontassieve, accompagnato dalla moglie e la figlia. 

LA VITTORIA DI RENZI 

Qualche ora prima della riconferma fa il segretario uscente del Partito democratico aveva pubblicato un lungo post su Facebook: Prima di tutto, prima di sapere come andrà a finire, devo dirvi grazie. 
In molti pensano che quelli che fanno politica siano robot. 
Non è così. Anche se non sembra, siamo umani anche noi.
Persone in carne e ossa, con le nostre emozioni, con i nostri dubbi, con le nostre difficoltà.
Ho vissuto cinque mesi non facili dopo la sconfitta referendaria.
Rifarei domattina quella battaglia. Una battaglia persa non è una battaglia sbagliata. Sono più convinto oggi di cinque mesi fa che l'Italia avesse bisogno della svolta istituzionale che proponevamo. Sia detto col massimo rispetto per i cittadini che allora si sono espressi in modo chiaro: se fosse andata diversamente oggi l'Italia sarebbe più forte, in Europa e non solo. E la politica non stagnerebbe in una palude di imbarazzanti ritardi, a cominciare dalla melina sulla legge elettorale.
Ma il popolo ha deciso e il popolo ha sempre ragione.
Mi sono dimesso da tutto. In qualche giorno sono uscito da Palazzo Chigi come c'ero entrato: libero. Senza vitalizio, senza immunità, senza indennità. Ma con uno smisurato senso di gratitudine per il mio Paese che mi ha concesso un onore immenso nel servirlo. Sarò un inguaribile romantico ma io mi emoziono a cantare l'Inno di Mameli e provo un brivido davanti alla bandiera simbolo di una comunità.
Quando mi sono dimesso, volevo davvero mollare tutto. 
Dopo anni di impegno totalizzante per la cosa pubblica, volevo pensare a me, ai miei, ai fatti miei. Non mi vergogno di dirlo: volevo mettere al centro il mio futuro. 
Sono stato circondato dall'affetto, dalla cura, dall'esigente attesa, anche dalla rabbia di tantissime donne e uomini. La maggioranza di queste persone non le conosco personalmente ma è come se fossimo amici da sempre. Perché siamo simili: simile l'idea del futuro, simili i valori, simile l'attaccamento all'Italia. E in questi anni abbiamo camminato sullo stesso sentiero.
Debbo molto a queste persone perché mi hanno costretto a guardarmi in faccia. Mi hanno costretto a fare i conti con la parola responsabilità. Rispondere, appunto, non solo a se stessi ma a una comunità. Tra le tante canzoni che ho sentito in questi mesi, fatti di letture, di poesie, di pensieri ma anche di tanta musica, una di Ligabue mi ha colpito a cominciare dal titolo “Ho fatto in tempo ad avere un futuro, che non fosse soltanto per me”. 
E allora ho ripreso il trolley e ho girato, dalla Locride alle periferie della nostra città, da Taranto al quartiere Sanità a Napoli. Dal profondo nord fino alla mia Firenze che ho ricominciato a girare in bicicletta, finalmente. Ho ripreso a girare ascoltando i ragazzi che combattono in comunità contro la ludopatia o chi lavora all'ombra dalle vele di Scampia.
E insieme alle persone che condividono questo sogno splendido di mandare avanti l'Italia, senza lasciarla nelle mani di chi sa solo protestare, contestare, urlare, ci siamo rimessi in gioco. Per andare avanti, insieme. Stanotte sapremo come è andata la grande sfida delle primarie. Sapremo se come canta ancora il Liga faremo in tempo “ad avere un futuro che fosse molto più grande di me: magari ne merito un altro di nuovo, dove comunque ci sei anche te”
Quello che però voglio dirvi, adesso, a seggi chiusi ma prima di sapere il risultato delle primarie, è che io stasera prima di tutto vi devo un gigantesco grazie. Anche nel tempo dei social e dell'intelligenza artificiale, non c'è niente che valga più dei rapporti umani. La politica è innanzitutto umanità. E io in questi cinque mesi sono stato incoraggiato, sostenuto, accompagnato da un'ondata straordinaria di umanità. Restituire questo affetto non sarà facile. Ma sarà uno dei miei impegni più grandi per il futuro, comunque vada stasera.
Ci sentiamo più tardi per i risultati, intanto un abbraccio e un sorriso.
Matteo

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