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Martedì, 30 Aprile 2024
Politica

Renzi contro Monti: "Sono pronto a violare il patto di stabilità"

Il Comune "ha in cassa 92 milioni, ha fatture già pronte per essere liquidate per almeno 25 milioni, ma secondo il patto del Governo potrebbe spenderne solo 9 milioni, è allucinante"

“Sono pronto a violare il patto di stabilità”, così ha esordito questa mattina il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Il contenzioso con Roma è di lunga data, ma con queste parole il primo cittadino gigliato rischia di sparigliare il tavolo da gioco. Certo, la mossa era nell’aria: il malcontento a Palazzo Vecchio aveva raggiunto livelli di guardia. Qui a Firenze come nel resto del Paese; non è un caso che il 24 maggio a Venezia, Graziano Delrio, presidente dell’Anci e sindaco di Reggio Emilia, abbia convocato tutti i comuni italiani. Tema dell’incontro, proprio le iniziative da intraprendere per scardinare questo vincolo sempre più insopportabile per i la corposa truppa dei sindaci italiani. “Sono pronto a metterci la faccia – ha continuato Renzi – perché non chiudere questo patto di stabilità, che è un patto di stupidità, almeno sul piano degli investimenti comunali, è allucinante”.

Se non è possibile eliminare il patto di stabilità, per Renzi, Monti ne dovrebbe almeno troncare una gamba, sbloccare il capitolo investimenti. “Il Comune di Firenze – ha proseguito – ha 92 milioni di euro in cassa, avrebbe fatture pronte ad essere liquidate per circa 25 milioni di euro, ma ne può spendere solo 9. In un momento in cui non ci sono soldi da iniettare nel mercato, in un momento in cui le aziende sono in crisi, le famiglie soffrono io giudico stupido che il patto non si sblocchi almeno sul fronte degli investimenti”.

Certo la mossa avanzata dal sindaco Renzi potrebbe essere azzardata. Il Comune si potrebbe trovare ad affrontare conseguenze complicate; “gravi rischi”, come sottolineato dallo stesso sindaco. “Perché ad esempio – ha spiegato Renzi – non si possono più accedere mutui l’anno dopo, anche se però potremmo organizzarci”. Ed a rischiare sarebbe lo stesso sindaco, o meglio la sua busta paga: “Si riduce l’indennità del sindaco di un terzo, ma io sono disponibile a tagliare 15 mila euro del mio stipendio, che pesano sui 50 mila annui, purché la mia città possa vedere le aziende che finalmente riscuotono dal Comune”.
 

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