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Addio di Renzi al Pd, cosa succede in Regione Toscana: (per ora) nessun addio

Acque agitate tra i dem, anche perché in primavera si vota per le regionali

Prosegue la ridda di commenti e prese di posizioni dopo l'addio di Matteo Renzi al Pd, nell'aria da tempo e sancito con un'intervista uscita questa mattina su Repubblica.

Tra le 'situazioni' che bisogna monitorare più attentamente c'è quella che riguarda la Regione Toscana, dove il Pd ha un'ampia maggioranza e soprattutto perché nella prossima primavera si svolgeranno le elezioni regionali.

Cosa succede allora in Regione? Al momento non si registrerebbe l'addio di alcun consigliere regionale, anche se l'aula consiliare è sicuramente piena di renziani, almeno renziani fino ad oggi. A partire dal capogruppo Leonardo Marras, che resta nel Pd.

“Amarezza (tanta) a parte, Matteo Renzi è un grande. Le sue qualità sono indiscutibili. Ha rinnovato linguaggio e aperto le finestre, ha raggiunto consensi storici, ha impresso intensità straordinaria al governo, ha provato a cambiare l'Italia. Con il suo carisma ha permesso alla sinistra liberale di diventare maggioranza, da avanguardia culturale, dentro a quel campo variopinto e ancora in costruzione che è il Partito Democratico”. Scrive Marras su Facebook.

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Quasi una dichiarazione d'amore, che però non lo porta a staccarsi dal Pd. “Non lo seguirò perché non condivido la sua scelta e leggendo e rileggendo l'intervista di stamani a la Repubblica non trovo ragioni nuove. Io non rinuncio a costruire il campo che serve agli italiani a rappresentare chi ha più bisogno, di farlo insieme a chi lavora e a chi produce, per offrire soluzioni, combattere le disuguaglianze e immaginarsi una società più giusta - aggiunge Marras -. La fatica di ritrovarsi su un punto da posizioni diverse, in politica, va fatta tutta. Buona vita, compagno e amico mio!".

Una situazione più, diciamo così, 'imbarazzante' è quella nella quale si ritrova Eugenio Giani, presidente del consiglio regionali. Renziano storico, punta a diventare presidente della Regione. Per il momento era il 'candidato forte' del Pd (anche in vista di possibili primarie), sostenuto da Renzi (che ora però è fuori dal Pd). Anche Giani per il momento però resta nel Pd. Renzi del resto ha assicurato che il suo 'soggetto politico' (il nome ancora non c'è, il simbolo sarà svelato alla Leopolda) non parteciperà alle prossime regionali (un problema in meno, forse, per il centrosinistra).
Una ex renziana è invece Stefania Saccardi, assessora regionale alla sanità e vicina a Luca Lotti (che, pur vicinissimo da sempre a 'Matteo', resta nel Pd).

“È una valutazione che ha fatto lui, credo che rimarremo in tanti nel Pd pur avendo rispetto e amicizia nei confronti di Matteo Renzi. Sta tentando una sperimentazione che credo dovremmo guardare tutti con interesse e attenzione, perché l'intento è di allargare e rafforzare il centrosinistra, non certo di indebolirlo. Speriamo che questo riesca e che non vada invece a indebolire la coalizione”, la riflessione di Saccardi, pure lei in lizza per candidarsi a governatrice della Toscana.

Più critico invece Valerio Fabiani, zingarettiano e membro della direzione nazionale e toscana dei democratici, che definisce la scissione di Renzi “ingenerosa e insensata”, e chiede all'eurodeputata e segretaria regionale Simona Bonafé, pure lei renziana da sempre, di “convocare immediatamente un'assemblea regionale di tutti i democratici toscani, di tutti i circoli, gli amministratori e definiamo alcuni assi chiari su cui fondare il nostro progetto di Toscana”.

Il presidente uscente della Regione Enrico Rossi, al termine del secondo mandato e quindi non ricandidabile, getta acqua sul fuoco definendo quello di Renzi “un errore”, ma allo stesso tempo dicendo di “rispettare la scelta” e invitando ad “evitare gli attacchi personali”.

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