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Renzi al Mandela: "Firenze scusa ma l'Italia ha bisogno di te" | VIDEO

Il sindaco chiede scusa alla città ma rilancia sulla vocazione politica di Firenze. Poi attacca su rottamazione, regole e Cayman. E alla fine inviata Bersani al duello in tv

L’appuntamento come si dice in questi casi era sotto casa, nella sua Firenze. Camper a chilometri zero, pioggia battente, palazzetto dello sport pieno. Lo aveva detto: il primo obbiettivo era numerico, “proveremo a portare oltre 5mila persone al Mandela Forum”. I fiorentini non l’hanno tradito.  Scende e sale dal palco accompagnato dalle note dei Fun. ‘We are young’ all’inizio, ‘Some Nights’ per i saluti. E i Muse? Per la megaband britannica ci sarà tempo una volta che sarà (se sarà) il numero uno del Pd.

“Da Firenze – avevano fatto sapere i renziani – scatterà la fase due della campagna elettorale”, con Renzi poche ore prima della convention: “da qui partirà il rush finale”. Ma prima di entrare nel vivo guarda in faccia la città e dice: “Mi sono chiesto se fosse giusto chiedere scusa a Firenze: io credo di sì. In questo mese siamo stati lontani, abbiamo fatto molti chilometri e il mattino si tornava rimbambiti in città. A Firenze dobbiamo e possiamo fare di più”. Auto critica? Piuttosto una captatio benevolentiae. Il discorso infatti si lega interamente al leitmotiv della serata: Firenze espressione di una storica vocazione per la politica. Per questo aggiunge: “Non è Firenze che ha bisogno dell’Italia, è l’Italia che ha bisogno di Firenze. Se vinciamo porteremo al governo i semi di questa città”.

Sul palco, disteso, campeggia il nuovo slogan ‘Cambiamo l’Italia. Adesso!’; tre maxischermi sopra le teste del pubblico, uno enorme alle sue spalle; luci e colori rigorosamente rosso-blu, le stesse che lo hanno accompagnato durante la campagna elettorale. Il format è cucito su misura su Firenze. In un certo senso ricalca l’andamento dell’ultimo libro di Renzi, ‘Stil Novo’. Prende spunti dalla grande Firenze, per tracciare linee presenti e future. La lirica del passato, filtrata dal lavoro della sua amministrazione, come “semi per l’Italia”. Così la Torre di Arnolfo, dove salirono i fiorentini a suonare la Martinella per annunciare alla città la Liberazione, diventa il simbolo della valorizzazione del patrimonio culturale e artistico italiano. La pedonalizzazione di piazza Duomo, il luogo della comunità dove ritrovare quel senso della partecipazione che l’esperienza tecnica di Monti (“necessaria, autorevole ma fredda”) ha affievolito. Anche perché, e il richiamo e al governo, “dietro alla cifre, ai numeri, ai codici, ci sono le persone”.

INTERVISTE E OPINIONI IN PLATEA

CAMBIO DI PASSO?  – Fase due e rush finale. Ma se cambio di passo c’è stato è stato più sul metodo che sul merito. Cambio di format, un io (Matteo Renzi) che diventa un noi (Cambiamo l’Italia), a segnare la svolta mediatica. Un po’ come dire: è il momento che ognuno faccia la sua parte. Questo e poco altro. In oltre un’ora di intervento ha usato lo stesso martello con cui si è scagliato sui temi di sempre: ricambio generazionale, le colpe del passato, il fallimento della politica. In una parola rottamazione, e pazienza se D’Alema e Veltroni abbiano fatto un passo indietro. Quasi che sia rimasto intrappolato nella creatura che ha generato. “L’Italia – ha detto dal palco – è vissuta dentro un guscio negli ultimi decenni. Scansando problemi e rimandandoli alle generazioni future. Il compito della rottamazione è rompere questo guscio”. E al Pd: “Il vostro tempo è scaduto, anche se cambiate le regole, anche se mettete i lucchetti per non far partecipare la gente, noi possiamo vincere, perché c’è nel nostro partito un bisogno di mettersi in gioco”.

Renzi al Mandela Forum, immagini del palco

REGOLE – Da qui alla demolizione della ‘pensilina’ di Santa Maria Novella come simbolo della macchina burocratica da riformare con le “ruspe”. Burocrazia, quindi regole, troppe, farraginose, come quelle delle primarie. E il suo no forte e chiaro, quasi rabbioso, all’impostazione data alla tornata elettorale dalla coalizione. Prima la mette sul ridere: “Ora forse ci diranno che per partecipare alle primarie ci vorrà un cognome composto da 7 lettere”. Poi picchia duro: “Come si fa a non accettare l’iscrizione online. Come si fa a dire che semplificheremo la burocrazia se per votare i cittadini sono costretti a fare il gioco dell’oca. Come si fa a parlare di futuro se avete paura del voto dei 17enni. Ve lo dico in fiorentino, ‘ripigliatevi’”.

Renzi al Mandela Forum - Foto di Antonio Sorvillo

Dal pubblico si alza un applauso fortissimo che copre addirittura il microfono di Renzi. Di mezzo c’è il vero ago della bilancia: la partecipazione. Più alta sarà più possibilità ci saranno per Renzi di vincere questa partita. In questa direzione si inserisce l’esposto al Garante della privacy (che dovrebbe pronunciarsi la prossima settimana). Anche se ieri sempre a Firenze, Luigi Berlinguer, il presidente del collegio dei garanti per le primarie, ha respinto ogni accusa rinviando la polemica al mittente: “Si è presentato il ricorso su un’altra cosa non sulle nostre regole, quindi non ha ragione di esistere perché noi non abbiamo mai pensato di mandare online i nomi di coloro che sottoscrivono l’appello al voto per il centrosinistra che fa parte della giornata delle primarie. L'appello è pubblico, potrà essere consultato, forse pubblicato anche dai giornali, ma non andrà online, quindi non c’è una violazione della privacy.

VIDEO - LE FIORENTINE MANDANO UN BACIONE A RENZI

CAYMAN e CONFRONTO TV –  Prima di chiudere ha anche il tempo di ritornare sulle polemiche per il suo incontro milanese con la comunità finanziaria. Per giorni si è parlato di Serra, di Algebris e dei paradisi fiscali, come quelli delle Cayman. E allora dal palco Renzi contrattacca: “Quando vedi che i sondaggi fanno paura, meglio gli attacchi personali, come se ci fosse qualcosa di sporco: sarebbe facile per noi rispondere a questi con altri attacchi personali, ma noi non lo faremo, noi siamo diversi”. E così in un attimo, visto che era stato proprio Renzi a proporre a Bersani un confronto pubblico sulle questioni della finanza (“anche in una casa del popolo, anche a casa tua”), torna alle cronache il duello televisivo. “Fatemi sapere quando” ha detto appena sceso dal palco. “Mi piacerebbe – ha concluso – un confronto anche a due, come avviene negli altri Paesi, dove comunque ci sono confronti fra tutti e anche soltanto a due, decideranno i vari candidati come farlo: io sono pronto a confrontarmi con serenità, raccontando le mie idee e non facendo polemica”.

L'intervista dal palco - video di Antonio Sorvillo

Renzi sul duello tv con Bersani - video di Antonio Sorvillo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 





 

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