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Renzi presenta 'Avanti': “Giglio magico troppo piccolo. Enrico Letta fece la vittima”

Parole quasi sprezzanti verso il predecessore a Palazzo Chigi, che ribatte: "Mi disgusta"

“Il 'Giglio magico'? Certo che esiste, semmai è troppo piccolo. A Roma avevano preoccupazione per questi fiorentini. Dicono sono troppi, io dico troppo pochi”. A dirlo, ieri nell'auditorium del museo Maxxi di Roma, è Matteo Renzi, a margine della presentazione del suo libro Avanti, in un'intervista a Rtv38 in merito ai sui suoi fedelissimi traghettati da Firenze fin dentro le stanze del potere romano: dall'ex capo dei vigili urbani Antonella Manzione (ora al Consiglio di Stato) fino a Francesco Bonifazi (capogruppo in consiglio comunale ai tempi di Renzi sindaco e ora tesoriere nazionale del Pd), passando per le amicizie di vecchia data Luca Lotti e Marco Carrai, per citare solo alcuni dei più noti.

Ma a tenere banco, ieri sera, è stato lo scontro, ricostruito nel volume, tra Renzi ed il suo predecessore a Palazzo Chigi Enrico Letta, a cui l'ex sindaco di Firenze soffiò la poltrona di capo del governo poco dopo il famoso hashtag su Twitter #Enricostaisereno. “Non lo pugnalai alle spalle, fu il Pd a voler cambiare cavallo”, scrive Renzi nel suo libro, facendosi quasi beffe di Letta sottolineando che “il suo governo era immobile, l'unica cosa di cui tutti si ricordavano era l'aumento dell'Iva”.

Quando vuole rilanciare, e le elezioni politiche si avvicinano, Renzi attacca, è un suo tratto caratteristico. “Alle primarie del 2007 Enrico prese l'11%”, prosegue Renzi, sottolineando la mancanza di legittimazione popolare del predecessore (Renzi stesso arrivò a Palazzo Chigi senza passare per elezioni come invece predicava, ndr) e assicurando che fu lo stesso Roberto Speranza, ex capo della minoranza Pd e ora fuoriuscito in Mdp-Articolo 1, a chiedergli di prendere il potere.

Ma gli schiaffi a Letta non si fermano qui. Nel capitolo del libro relativo al passaggio della campanella per il cambio sulla poltrona di capo del governo (era il febbraio 2014, immagini che tutti ricordano per la freddezza di Letta nella cerimonia) Renzi scrive: “Mise la modalità broncio, al momento del passaggio della campanella fece la parte della vittima, che funziona sempre nel Paese”.

Parole e versione dei fatti smentite da un Letta indignato. La risposta arriva da Parigi, dove Letta si è recato dopo che, dimessosi da premier, ha lasciato la poltrona da deputato per dirigere la Scuola di affari internazionali. “Il silenzio esprime meglio il disgusto. Da tempo ho deciso di guardare avanti e non saranno queste ennesime scomposte provocazioni a farmi cambiare idea. Gli italiani sono saggi e sanno giudicare", il gelido commento. “Mi disgusta, è un caso psicanalitico – avrebbe aggiunto ad alcuni collaboratori secondo quanto riporta il Corriere -. Mi vuole nel fango, ci si rotolerà da solo”.

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