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Politica Le Cascine

Renzi alla festa del Pd alle Cascine: "Bersani non avere paura di noi"

Il sindaco di Firenze alla Cascine per la festa dei democratici si rivolge direttamente al segretario del Pd: "Non aver paura di chi ti dice le cose in faccia"

Aleggiava sopra le teste e gli stand della Festa del Pd alle Cascine; una sorta di Fantasma dell’Opera, poi infine Matteo Renzi si è materializzato. E lo ha fatto a suo modo: strette di mano, fotografie, il consueto bagno di folla. Insomma, il solito ‘compitino’ portato a buon fine. Solo che qui non era scontato. Anzi, prima della serata il terreno sembrava impervio e tutto in salita. Vuoi perché il Pd a Firenze è pressoché spaccato, vuoi perché la città si potrebbe trovare senza la guida che ha scelto tre anni fa, vuoi perché non siamo sul palco della Leopolda e non c’è solo la gente del Big Bang. Ma soprattutto perché la questione primarie è il tema vero del popolo dei democratici fiorentini. Ed allora il racconto vuol iniziare dalla fine dell’intervento: una standing ovation, 1500 persone in piedi. Non era scontato.

Dagli applausi ai temi toccati durante la serata: lavoro, Europa, Monti, sindacati, rottamazione e primarie, soprattutto primarie. “Se si fa una gara si fa per vincere” afferma sicuro. Parte l’applauso, il primo di questa lunga serata. “Ho 37 anni, guido una città. Ma non voglio essere uno dei tanti che hanno paura di battere il calcio di rigore decisivo. La vera sconfitta sarebbe non provarci, con la libertà di chi davvero non ha niente da perdere”.

E subito dopo si rivolge direttamente al segretario del Pd, Pierluigi Bersani: “Non aver paura di chi ti dice le cose in faccia, abbi paura di chi le cose te le dice dietro. Non aver paura di noi”. Una vera e propria ovazione. Come dire, che la linea del sorriso, alla fine cominci davvero a bucare? Può darsi ma poi è svelto ad avvertire i ‘nemici’ dentro le mura di casa: “Non abbiamo paura degli attacchi, più ci andranno addosso più ci aiuteranno”. Bindi, D’Alema, Cacciari, Fioroni, avvertiti.

LAVORO – Poi il dibattito verte sul concreto, anche perché a Firenze la questione lavoro è davvero decisiva. Partendo proprio dalle normative e dal progetto Ichino, colui a cui Renzi è deciso ad affidare le politiche e le ricette per l’occupazione. “Nel sistema italiano abbiamo 2053 articoli che parlano di lavoro e 12 riviste giuslavoriste. Noi proponiamo 50 articoli chiari, magari tradotti in inglese, per dar mano alle aziende estere che vogliano investire nel Paese. In pratica, obbiettivi chiari e tempi certi”. Dalla burocrazia all’articolo 18: “Non è un tema ideologico come vuol far passare Vendola con il suo referendum” (che sia già campagna elettorale?). “Non ho mai trovato un ragazzo che mi parlasse dell’articolo 18”. E parlando di lavoro diventa immancabile un riferimento alla questione Sulcis e Ilva: “Le due vicende rappresentano il fallimento della classe dirigente”.

Renzi alla Festa Pd 2012

ROTTAMAZIONE – Classe dirigente? Arriva subito la ‘picconata’ in puro stile rottamazione. “La rottamazione? Smetteremo di parlarne quando quelli che da 15 anni sono in Parlamento andranno a casa. Il Paese non può più sopportare una classe politica che negli ultimi 25 anni non ha risolto i problemi, anzi li ha aggravati”. Quindi le proposte: un bicameralismo imperfetto, una camera a legiferare, l’altra per le autonomie con sindaci e presidenti di regione; abolizione dei vitalizi, dimezzamento degli stipendi.

ALLEANZE – C’è la questione primarie, ma c’è anche quella alleanze. Vendola o Casini? “Vendola si deve ricordare il tradimento a Prodi dell’allora Prc; Casini, che dice che io sono di destra, dovrebbe rammentare quante volte ha votato la fiducia al governo Berlusconi”. Un colpo alla botte uno al barile, anche se l’affinità con i centristi sembra la più naturale. Finite le primarie, infatti, ci sarà da fare la colazione che guiderà il Paese, centro-destra permettendo. Da qui non si scappa, a prescindere dal vincitore della partita che chiuderà il 2012.

PRIMARIE – Renzi non si fida dei sondaggi che lo danno favorito e da forse l’unica notizia della serata: “Dovrebbero essere il 25 novembre”. Il primo round, poi direttamente il 2 dicembre, per quella che si profila come una sfida a doppio turno. Dal palco conferma: “Roberto Reggi (l’ex sindaco di Piacenza, l’uomo chiave per la corsa Renzi) sta dialogando con Migliavacca. Sono entrambi emiliani, alla fine troveremo un accordo”. La partita è tutta qui: Renzi spinge per il modello che lo ha portato alla guida di Palazzo Vecchio: primarie libere, aperte e sbarramento al primo turno. Con due certezze ripetute ormai in tutte le salse: “Mi fido di Bersani e alla fine di questo percorso, le primarie, il Pd sarà più forte di prima. Non date retta a chi dice il contrario”.

STRATEGIA – Incalzato da Gaia Tortora, la giornalista di La7 che ha condotto l’intervista, Renzi si sbottona sul perché ha scelto di lanciare la propria candidatura a Verona, il prossimo 13 settembre. “Parto da lì perché da lì si vince le elezioni”. Il Nord insomma la chiave di volta del successo per il centro sinistra che verrà . “Nei territori dove si pensa di giocare in trasferta bisogna giocare all’attacco”.

Finisce come detto con un fragoroso applauso e sembra proprio che il popolo del Pd continui a tenerlo stretto, anche a Firenze. Poi le mani che si incrociano, i fiorentini che gli chiedono di strade, buche e stadio alla Mercafir. C’è il tempo di una birra con i suoi fedelissimi e una partita di biliardino contro due bersaniani di ferro. E dove avrà giocato Renzi? Ovviamente in attacco. Finita qui? Neanche per sogno. Nelle strade delle Cascine le opinioni sono le più disparate. C’è chi voterebbe domani per il Matteo nazionale, chi rimane fedele alla linea Bersani. E chi, per paura che alla fine il partito sarà logorato da un estenuante campagna elettorale allarga le braccia e sbuffa: “Come la metti, l’è un casino”.


 

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