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Primo Maggio, negozi aperti a Firenze per la festa dei lavoratori

E'intenzione di Palazzo Vecchio di consentire ai negozi del centro di restare aperti anche il Primo Maggio. Già l'anno scorso ci furono polemiche tra Renzi e i sindacati

Ci risiamo; a Firenze, anno dopo anno, le polemiche sul Primo Maggio hanno il loro perchè. A poco più di un mese dalla festa dei lavoratori, a tener banco, per ora, è una questione da calendario. O meglio, i primi veleni si stanno addensando sul colore con cui si marcano i giorni nell’almanacco. Sì  perché come da tradizione, ogni calendario che si rispetti colora i feriali in nero ed i festivi in rosso. E’ un classico cromatico senza tempo. Ecco, in uno dei calendari 2012 dell’amministrazione fiorentina, quello realizzato da assessorato, commissione e comitato pari opportunità e presente su molte scrivanie negli uffici di Palazzo Vecchio, il numero uno del mese di maggio è segnato in nero. In pratica come fosse un qualsiasi giorno lavorativo, a differenza per esempio del 2 giugno o del 25 aprile, in cui il rosso campeggia sicuro. Un errore, uno sbaglio, o dietro alla scelta cromatica risiede una precisa volontà politica?

Dall’amministrazione comunale la precisazione è arrivata tempestiva: “Si tratta di un errore di stampa”. Da Palazzo Vecchio si spiega anche che quello della commissione pari opportunità “non è l’unico” calendario dell'amministrazione. C’è, tra gli altri, quello delle ‘Tradizioni Popolari’, delega che dipende direttamente dal sindaco, nel quale il Primo maggio “è ovviamente in rosso”. Tuttavia la questione, e questo è davvero certo, farà discutere. La svista infatti arriva dopo la gigantesca polemica dello scorso anno: la facoltà dei negozianti di tenere aperto i bandoni, i dipendenti ‘costretti’ a lavorare, ed i sindacati, in particolar modo la Cgil, sul piede di guerra, con tanto di sciopero e manifestazione in piazza della Repubblica. “Firenze è una città turistica – ha più volte detto il sindaco Matteo Renzi – e dare la possibilità ai negozi del centro di aprire è un’opportunità che nasce dal desiderio di vedere che i turisti arrivano in città senza trovarla chiusa”. Parole che lo scorso anno accesero la miccia, soprattutto con il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Una diatriba fortissima in cui le voci si spesero a perdifiato; un muro contro muro, un ‘recinto’ plurale tra si convinti e no decisi. Un dibattito che nel giro di pochi giorni imperversò da Aosta ad Eboli, per dirla in coordinate geografiche.

Il calendario in questione, quindi, è il frutto di un errore di stampa. Festa è festa, e su questo non ci piove. Lo stato italiano ne ha decretato le fattezze di festa laica da oltre un secolo. E Palazzo Vecchio non è certo intenzionato a rivedere la storia. Tuttavia è deciso nel mantenere un’altra tradizione, quella inaugurata dalla giunta Renzi: quel giorno, come è stato fatto del resto negli ultimi due anni, chi vorrà avrà la facoltà di tenere le proprie attività commerciali aperte. Da quella contestata ordinanza Renzi, in sostanza, non è disposto a spostarsi di un millimetro. Che la polemica, con tanto di fuochi di artificio, abbia inizio.
 

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