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Ponte Vecchio alla Ferrari, Renzi: "L'abbiamo fatto, lo rifarei, lo rifaremo"

Il ponte chiuso per una cena di gala, scatta la polemica. Ma il sindaco: "Si tratta di un'iniziativa che ha portato un milione di indotto alla città". Su Facebook nasce la pagina 'Ponte Vecchio bene comune'

Renzi affitta Ponte Vecchio a Montezemolo per una cena di gala esclusiva targata Ferrari. In città divampa la polemica tra contrari e favorevoli. Per il sindaco tuttavia la faccenda rientra dentro al teorema ‘complottista’ che si stannidando nelle ultime settimane attorno a Firenze. Tradotto: attaccano Firenze per colpire ‘Matteo’. Sì perché, secondo il sindaco, da quando la partita per la segreteria del Pd, in ottica premiership, è entrata nel vivo, in città stanno succedendo strane cose. O meglio, polemiche poco chiare. Per ultima quella targata Ponte Vecchio. Una scelta che ieri Renzi ha rivendicato con forza, senza troppi giri di parole. L’affitto del ponte? “Lo abbiamo fatto, lo rifarei, lo rifaremo: si tratta di un’iniziativa che ha portato un milione di indotto alla città”. Visibilità mondiale, prestigio economico e tani soldi. La logica con cui il sindaco ha difeso questa operazione passa tutta da qua. E pace se l’evento non è stato pubblicizzato abbastanza da far rimanere interdetti e furiosi turisti e fiorentini.

RENZI – “E’ indicativo oltretutto – ha continuato – che la vicenda sia stata accompagnata da balle storiche gigantesche. Non è vero, infatti, che si tratta di una prima volta assoluta e non bisogna andare troppo indietro nel tempo per verificarlo. Ponte Vecchio è stato lasciato tutti gli anni ai gioiellieri per una cena. Oggi non se lo ricorda più nessuno. A Roberto Cavalli per una sfilata. A Lucio Dalla per una meravigliosa serata in ricordo di Benvenuto Cellini. Tutte queste cose sono state fatte dalle precedenti amministrazioni.” E ancora, calcando il solco tra sé e una parte della sinistra (che non ha digerito l’interdizione di uno dei ponti più celebri del globo per una cena di super vip facoltosissimi) e un pezzo di città: “Il sindaco di una città deve fare delle scelte. Abbiamo anche chiesto dei soldi, perché ci sembrava naturale chiedere un fracco di soldi. Abbiamo chiesto 120mila euro: chi dice è poco, chi dice è tanto, per due ore di cena, secondo me vale la pena; in più porti la top clientela di Ferrari a Firenze per fare delle iniziative. In un mondo dove le città fanno a gara per accaparrarsi chi ha potere di spesa, anche Firenze è importante lavori in questa direzione”.

RENZI AFFITTA PONTE VECCHIO ALLA FERRARI

PONTE VECCHIO BENE COMUNE – Così parlò il sindaco. E i fiorentini come hanno reagito? L’indomani del caso su Facebook è stata aperta una pagina con un titolo che è già tutto un programma: ‘Ponte Vecchio Bene Comune’. E non sono mancati i commenti al veleno: “Nell’immaginario renziano Firenze è una ‘location’ che ha bisogno di un ‘brand’ da esportare per meglio pubblicizzare il prodotto”, ha scritto Azzurra Padovano. C’è poi chi ha lanciato l’idea di una manifestazione di dissenso per la ‘privatizzazione’ temporanea dei beni comuni: “Riusciamo ad organizzare al più presto una mobilitazione, un corteo, una pacifica manifestazione di chiaro disaccordo?”.  

M5S –Anche i grillini hanno fatto sentire la loro voce.  Per il Movimento 5 Stelle di Firenze “l’affitto di un luogo simbolico patrimonio dell’intera città è sembrato offendere chiunque, perfino i giornali usualmente genuflessi a Renzi”. Il Movimento osserva che “l’occupante non era uno qualsiasi. Il presidente della Ferrari è da sempre il mentore di Renzi, il suo tutore, da quando, nei giorni del Big Bang 2011, pubblicò una sorta di manifesto di ItaliaFutura proprio sopra il reportage dalla Leopolda. Come a dire: ecco a chi rende conto Renzi, chi paga la pagnotta e lo vuole imporre a un partito che lo rifiuta”. “Ricordiamolo – sottolineano i 5 Stelle –  quando nei prossimi mesi, l’occhio umido e il sorriso ammaliante, Renzi ci riproporrà la menzogna dell’ ‘adoro la mia città’. Della ‘sua’ città non potrebbe fregargliene di meno”.

DE ZORDO – Critica anche la consigliera comunale Ornella De Zordo: “Con buona pace di Brunelleschi, Giotto, Arnolfo di Cambio, Botticelli e tutti gli altri, le loro opere non basta che siano un patrimonio esposto al pubblico. Le linee, le prospettive, gli scorci che credevamo fossero l’attrattiva per i visitatori da tutto il mondo devono smettere di credersi beni universali, e iniziare a pensarsi come merci di lusso. Buone solo per chi può permettersele. Lo spazio pubblico deve essere goduto da tutti e liberamente. L’idea che il patrimonio artistico serva per far cassa sottraendolo alla fruizione collettiva è l’esatto contrario del concetto di città-bene comune. Perché i conti in un bilancio comunale si fanno tornare sperperando meno e spendendo per le cose utili. Firenze non è di chi la governa per 5 anni ma di chi la vive”.

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