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Migranti, la Toscana dice "no" ai Cie. Rossi: “Un fallimento, inutili e costosi”

Bufera sul ministro Minniti, che propone nuovi Centri di identificazione ed espulsione. Poi la marcia indietro

Un Cie, centro di identificazione ed espulsione, per ogni Regione. E' la 'nuova' (si fa per dire) proposta di Marco Minniti, ministro degli Interni da meno di un mese nell'esecutivo Gentiloni.

Minniti ha rilanciato i Cie dopo i fatti di Cona, in Veneto: lunedì 2 gennaio una 25enne ivoriana è morta, scatenando le proteste dei migranti rinchiusi nel centro vicino a Venezia (circa 500 i posti disponibili, ma nella struttura sono stipati 1.400 migranti, in condizioni igieniche fatiscenti).

“Non possiamo riproporre ciò che ha già fallito, come i Cie. L'equazione tra straniero clandestino e terrorista è una follia. Alle caserme con 1.400 persone la Toscana ha opposto il modello dell'accoglienza diffusa sul territorio, piccoli gruppi da includere nelle comunità e da coinvolgere in lavori socialmente utili”, ha dichiarato ieri il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi a Repubblica, ribadendo un concetto che in Toscana trova applicazione da tempo e che ha portato a pratiche come l'esperimento dell'accoglienza dei migranti in famiglia.

Dure critiche a Minniti arrivano anche dalle associazioni che si occupano di accoglienza, che sottolineano come i grandi centri, oltre ad essere più difficili da gestire, tendano a creare un sistema che favorisce poche grandi cooperative e crea i presupposti per pratiche illegali e corruzione.

“Caro ministro, la proposta di affidare ancora una volta le politiche sull'immigrazione ai Cie è vecchia e stantia. Sono uno strumento sbagliato e inutile”, ha scritto martedì scorso sulle pagine del Manifesto Francesca Chiavacci, presidente nazionale dell'Arci e consigliera comunale a Firenze fino al 2014.

Critiche anche dalla Cgil Toscana. “Riproporre i Cie di fronte ai recenti attentati è una risposta che contrasta con la logica e l’umanità. Bisogna favorire l'accoglienza diffusa e lavorare per migliorare le condizioni materiali di italiani e migranti, garantendo a tutti - chiede Maurizio Brotini, della segreteria regionale del sindacato -, un effettivo diritto a lavoro, casa, sanità e istruzione”.

Dopo le critiche il Ministero degli Interni ha corretto il tiro, delineando nelle ultime ore un nuovo scenario: "Faremo Cie più piccoli, da 100 posti al massimo, coinvolgendo gli enti locali e istituendo un garante dei migranti".

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