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Caso Lusi: "Cavini veniva per Renzi". Il sindaco: "Mai mandato"

E' stata la segretaria dell'ex tesoriere, Francesca Fiore, a fare il nome dell'attuale portavoce del sindaco di Firenze: "Veniva Cavini, un suo mandatario elettorale"

“Quanto a Rutelli le fatture me le dava Lusi; si trattava più che altro di rutelliani, come Milana e anche Renzi, per il quale veniva un certo Gavini (si tratterebbe di Bruno Cavini, attuale portavoce del sindaco), suo mandatario elettorale”. Gavini – Cavini. Un piccolo errore, da una G a una C, destinato probabilmente a rimanere nelle cronache fiorentine. Di sicuro rimarrà nei faldoni della Procura di Roma. Si perché il lapsus è di Francesca Fiore, segretaria particolare dell’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi. L’inchiesta è ormai nota, i pm romani stanno cercando di far luce su circa 20 milioni di euro spariti dalle casse del partito. E proprio ieri il tribunale del Riesame ha confermato la custodia cautelare in carcere per l’ex tesoriere della Margherita, respingendo le tesi della difesa. Ora sarà il Senato a doversi esprimere in merito all’immunità.

In questa vicenda, anche se di traverso e per logiche del tutto distinte dal nocciolo dell’inchiesta, è entrato di rimbalzo anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Tutto ruota attorno alle elezioni 2009 per la poltrona di sindaco. Secondo Lusi, Renzi avrebbe beneficiato di 70mila euro per la propria campagna elettorale. Soldi che la Margherita avrebbe messo a sua disposizione per la corsa al vertice di Palazzo Vecchio. Renzi ha sempre rispedito al mittente le affermazioni, minacciando querele a destra e sinistra, perfino sul web, per chiunque metta in discussione la sua condotta. “Non ho mai ricevuto un centesimo”, un ritornello che il sindaco ripete da almeno tre mesi. “Li ho chiesti, non me li hanno dati. Tutti sanno quanto sia contro al finanziamento ai partiti, fosse per me lo abolirei subito, ma finché esiste è bene che i partiti usino i soldi per fare politica. L’altra cosa è il caso Lusi: se uno usa soldi pubblici per comprarsi case è un ladro”. Da qui la querela di Lusi al sindaco Renzi ma anche al suo ex segretario di partito, Francesco Rutelli. Per entrambi ha sporto denuncia per diffamazione.

Ma la deposizione di Francesca Fiore non si ferma qui, si arricchisce di dettagli nuovi: “Tutto nasce con le europee 2009 quando Lusi mi parlò della necessità di trattare alcune spese distinguendole dal resto in quanto rimborsi della politica. Erano le fatture di cui ho parlato prima. Cominciai a raccogliere queste fatture segnando anche le persone che le portavano. Io ho tenuto copia delle fatture e poi le avevo inserite anche in un file excel. Una volta pronte (senza correzioni o dopo le correzioni) tornavano a Lusi che me le ridava perché le passassi all’amministrazione. L’imputazione a questo o quel parlamentare la facevo sulla base di chi mi portava le fatture e di quello che mi diceva Lusi”.

POPOLARI/RUTELLIANI – E qui la segretaria, che hai pm ha consegnato anche una chiavetta Usb, fa una distinzione precisa, netta: “Verso il 2010 o il 2011 - ha proseguito la donna che ha consegnato ai magistrati una chiavetta Usb - Lusi mi disse che occorreva essere precisi anche nelle imputazioni delle fatture ai vari soggetti autorizzati a spendere, perche' c'era un accordo per suddividere le spese in termini di 60/40. Non ricordo chi aveva il 60 e chi il 40 per cento. Bianco, Bindi, Bocci, Fioroni, Franceschini, Letta e Marini erano ‘popolari’ e Gentiloni, Renzi e Rutelli, invece, ‘rutelliani’”. Insomma tutto passava da bonifici e fatture, comprese quelle che avrebbe ritirato Cavini per conto di Renzi, almeno secondo la testimonianza della signora Fiore.

LA REPLICA DA FIRENZE – Passano pochi minuti dal lancio delle agenzie e da Palazzo Vecchio si alza la levata di scudi. La difesa, anzi il contrattacco, è affidata al capo gabinetto di Renzi, Luca Lotti: “Dobbiamo essere grati alla segretaria di Luigi Lusi, signora Francesca Fiore, che mette fine a tre mesi di illazioni, polemiche e velate minacce, raccontando quello che da sempre diciamo a proposito dell’asserito – ma in realtà inesistente – finanziamento della Margherita alla campagna elettorale di Matteo Renzi. Il giorno stesso della pubblicazione della notizia da parte di Franco Bechis su Libero, Bruno Cavini aveva già spiegato di aver personalmente incontrato lo staff della tesoreria della Margherita per chiedere di poter accedere ai contributi del finanziamento pubblico anche per il territorio fiorentino, come del resto si era fatto più volte in passato. Era già accaduto nel 2004 per la campagna elettorale amministrativa e per molti convegni che avevamo organizzato, da Vallombrosa a Fiesole.  Era del resto normale: i soldi del finanziamento pubblico andavano a iniziative politiche, non alle case dei dirigenti. E il tutto con fatture e bonifici in modo trasparente. Giova dunque precisare per l’ennesima volta – fino alla noia – che le due fatture cui immaginiamo si riferisca il senatore Lusi non hanno niente a che vedere con la campagna elettorale di Renzi, come è stato confermato anche dal resoconto della campagna elettorale medesimo dell’allora candidato Sindaco. E come il Senatore Lusi può agevolmente dimostrare presentando la documentazione delle fatture. Peraltro è utile sottolineare come Bruno Cavini non sia mai stato il mandatario elettorale di Renzi, come facilmente riscontrabile da tutti i documenti. Forse da questo equivoco nasce l’assurda e ingiustificabile dichiarazione del senatore Lusi su Renzi. C’è allora da essere grati alla signora Fiore per aver chiarito definitivamente un’incomprensione che ha gettato ingiustamente discredito sul Sindaco e sul suo operato. Quanto a noi, non possiamo che ribadire la speranza – già espressa da Renzi – che siano finalmente pubblicate tutte le fatture della Margherita, come pure quelle di tutti gli altri partiti, per capire dove sono stati messi i denari e, soprattutto, verificare se esistono cifre stornate per esigenze non politiche”.

Quindi, per il Comune, i rapporti tra l’attuale portavoce del sindaco Renzi, Bruno Cavini, e la tesoreria della Margherita servivano ad accedere al credito del partito per finanziare iniziative politiche nell’ambito del territorio fiorentino o comunque regionale. Sempre per l’amministrazione fiorentina si tratta di operazioni del tutto sganciate dalla campagna elettorale per le amministrative 2009. Nessun mandato, nessun legame. Un teorema vecchio e continuamente rimesso a nuovo da puntate inedite per questo che assomiglia sempre più ad un lungo tormentone. Un teorema che tuttavia non convince il consigliere regionale del Pdl, Giovanni Donzelli: “La sinistra ha tanto ironizzato su Scajola e la sua casa, ma Matteo Renzi con i finanziamenti di Lusi sta facendo una figura pure peggiore. Adesso proverà a dire che non era a conoscenza che il suo attuale portavoce riceveva contributi da Lusi per l’attività politica del suo gruppo. Di fatto ci dirà che è stato finanziato a sua insaputa”. “Scajola ha chiesto scusa e si è dimesso da Ministro, Renzi con arrogante presunzione rilancia e si candida a Premier. Decisamente più spudorato e indecente il presunto rottamatore. Inizia a rafforzarsi il dubbio che tra Renzi e Lusi – conclude Donzelli – sia più credibile lo squalificato ex tesoriere della Margherita del Primo cittadino di Firenze”.






 

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