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Sindacati di Base: “Rottamare la precarietà” negli asili nido comunali

I sindacati di base protestano per l'uso di Palazzo Vecchio di lavoratori "precari". "Se uno sfortunato è costretto a spalmare su 90 giorni la fantasmagorica cifra di circa 500 euro"

Gli asili nido sono un problema si sa, di solito per l’iscrizione e sulle ribalte nazionali per la mancanza di strutture. Ce ne sono anche altri, anzi altre. Lo comunicano i sindacati di base che protestano per l’uso di lavoratorici precarie da parte di Palazzo Vecchio. I contratti sono a tempo determinato – fa sapere il sindacato-  45 giorni  spalmati su tre mesi con orari part – time.

I dipendenti lavorano a “chiamata”. Il sindacato precisa come non ci possa essere uno stipendio stabile infatti: “Se uno è fortunato i 45 giorni li riesce ad effettuare in modo più o meno continuativo, se no i 45 giorni di lavoro ne durano 90, ma la retribuzione viene erogata per i soli giorni di effettiva prestazione lavorativa. Al termine del contratto se tutto va bene la lavoratrice percepisce circa 1.500 € , che se uno “sfortunato” è costretto a spalmare su 90 giorni fanno la fantasmagorica cifra di circa 500 € al mese che possono arrivare a circa 600€ se il contratto è a 30 ore settimanali……”

Nella seconda ipotesi, con 500 – 600 euro mensili, si aggiunge l’obbligo all’unicità della prestazione lavorativa in quanto dipendente della Pubblica Amministrazione. Il sindacato si rivolge direttamente al sindaco Renzi: “Sembra normale che una Pubblica Amministrazione, per di più guidata da un Sindaco di centrosinistra, che si dichiara innovatore e vuole rottamare il vecchio permetta queste tipologie contrattuali? Perché non comincia invece a rottamare queste forme di precarietà devastanti che ben poco hanno a che fare con la tanto decantata qualità dei servizi?”
 

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