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Aumentano le intimidazioni agli amministratori locali: 19 casi in Toscana

Presentato il rapporto di "Avviso Pubblico": dati in crescita, soprattutto in rete

Nel 2017 sono aumentati i casi di intimidazioni agli amministratori pubblici. Minacce che il più delle volte passano dalla rete, veicolate sui social network. In Toscana sono stati 19 i casi, numeri fortunatamente lontani dalla "capolista" Campania (86 casi), in crescita però rispetto al 2016 quando erano 16. I dati sono stati diffusi ieri a Roma ed erano contenuti nel settimo rapporto “Amministratori sotto tiro” presentato dall’associazione Avviso Pubblico: uno studio in cui vengono elencate le minacce e le intimidazioni mafiose e criminali nei confronti degli amministratori locali e di persone che operano all’interno della Pubblica Amministrazione in tutta Italia. 

Numeri inquietanti


Nel 2017 in Italia ogni 16 ore si è registrata una minaccia ad un amministratore pubblico. Il fenomeno lo scorso anno ha coinvolto per la prima volta tutte le 20 regioni italiane, 78 Province e 314 Comuni - il 6% in più nel confronto con il 2016. Resta immutato, rispetto al 2016, il profilo tipo dell'amministratore sotto tiro: ricopre la carica di Sindaco di un Comune medio - piccolo del Sud Italia, con una popolazione fino a 50mila abitanti, a cui ignoti bruciano nottetempo l'auto parcheggiata in una via pubblica situata nei pressi dell'abitazione o nel cortile di casa. Il 13% delle intimidazioni è stato rivolto nei confronti di donne, minacciate con le stesse metodologie utilizzate per gli uomini. Aumenta anche il numero degli amministratori pubblici intimiditi attraverso i social network. Erano il 3% nel 2016, sono diventati il 9% lo scorso anno. La “piazza virtuale”, rappresentata principalmente da Facebook, è progressivamente diventata lo sfogatoio di frustrazioni, disagio e malcontento per questioni socialmente rilevanti ma anche per decisioni – talvolta banali, come la mancata chiusura delle scuole in una giornata di neve – prese dagli amministratori locali. 

Il 69% degli atti intimidatori si concentra nel Sud e nelle Isole. La Campania è la regione più colpita con 86 casi censiti, un preoccupante +34% rispetto al 2016. A seguire la Sicilia – ai vertici di questa triste classifica nel 2014 e nel 2015 – con 79 casi censiti. Il terzo posto vede appaiate la Calabria, prima regione per intimidazioni nel 2016, e la Puglia, che fa segnare nel 2017 una recrudescenza del fenomeno, con 70 casi registrati. Quinto posto per la Sardegna, con 48 intimidazioni censite. 

Al sesto posto la Lombardia, con 28 casi, è la prima Regione del Centro – Nord, davanti a Lazio (24 casi), Piemonte (21 casi), Emilia-Romagna (20 casi) e Veneto (19 casi). A parte il Lazio, dove il dato è sostanzialmente stabile, in tutte le altre regioni citate si è registrato un sensibile aumento dei casi. A livello provinciale, nel 2017 i territori più colpiti sono stati le province di Napoli (34 casi) e Avellino (22 casi), seguite da Reggio Calabria, Siracusa e Cosenza (18 casi ognuna), Roma e Foggia (17 casi), Milano e Bari (16 casi ognuna). Per quanto riguarda la Toscana, i 19 casi registrati nel 2017 sono suddivisi tra la provincia di Pisa (7) e quelle di Lucca (6), Firenze (5) e Arezzo (1).  

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