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Caso Ente Cassa-Algebris: il Pd si spacca in Consiglio comunale

Giani ha dichiarato la domanda sul caso "inammissibile". Grassi: "Il non discuterne è il segno di una censura antidemocratica". E il Pd di Palazzo Vecchio si spacca tra renziani e bersaniani

Dentro le polveriere è vietato fumare. Ed è facilissimo capire anche il perché. Il fuoco non va d’accordo con l’esplosivo. Certo, ci sono polveriere e polveriere. Ci sono i magazzini militari e quelli dello scontro politico. In questo caso il Comune di Firenze ha messo a disposizione lo spazio, il confronto serrato sulle primarie ha ammassato il tritolo, la vicenda Ente Cassa di risparmio – Algebris non è altro che la miccia. In mezzo Matteo Renzi ed il Pd fiorentino che ormai cammina con due teste e quattro gambe. Due posizioni radicalmente distanti, due strade, un corpo solo. Anche queste sono le primarie.

Ma facciamo un passo indietro. Il vero botto scoppia domenica dopo un’inchiesta pubblicata sulle pagine del Fatto Quotidiano. Il giornale ha reso noto come la fondazione abbia investito 10 milioni di euro nei fondi coco bond di Algebris, la società finanziaria gestita da Davide Serra. Lo stesso uomo che qualche settimana fa ha monopolizzato il dibattito sulle primarie. In quei giorni turbolenti la vicenda fu battezzata come il caso Cayman. È noto come la politica alla ricerca del consenso si muova in fretta. Per questo la campagna elettorale cambia spesso fronte. In questo caso il vento della controversia si è indebolito nel giro di qualche giorno. Questione di attenzione: chi si annoia cambia canale. Vale per Bersani, vale per Vendola e vale per Renzi. Per questo Davide Serra che arriva a Firenze e ‘spende’ anche lui i suoi 5 minuti sul palco della Leopolda 3 di Renzi, non fa troppo rumore.

Capitolo chiuso? Niente affatto; improvvisamente il nesso Renzi – Serra torna alla ribalta. Il tramite, proprio la fondazione. Si perché nel comitato d’indirizzo dell’Ente Cassa siede anche un membro nominato dal sindaco. Si tratta di Bruno Cavini, il portavoce dell’attuale primo cittadino. Seduto nello stesso comitato anche Marco Carrai, l’imprenditore di Greve in Chianti, vicinissimo al rottamatore. Due uomini di Renzi e la scelta dell’Ente di investire 10 milioni di euro nella società di Serra. Il tutto, come scritto dal Fatto, “poco prima della ormai nota cena milanese”.

Una vicenda che ieri è approdata tra i banchi del consiglio comunale di Firenze per via di una domanda di attualità presentata dai consiglieri Ornella De Zordo (perUnaltracittà) e Tommaso Grassi (Sel). Una sorta di chiarimento composto in tre parti: “quali siano gli altri fondi di investimento nei quali l'Ente Cassa avesse investito durante la presidenza Mazzei”, quanto “abbia influito la presenza di uomini vicini al Sindaco negli organi della Fondazione nella decisione di assumere l'investimento” in Algebris, e quale fosse la “valutazione dell'amministrazione sulla scelta dell'Ente”.

Un dibattito troppo scomodo prima del voto? Forse. Sta di fatto che il presidente dell’assemblea Eugenio Giani ha subito cassato la domanda dichiarandola “inammissibile”. Dallo scranno della presidenza Giani ha ricordato: “Le domande di attualità e le comunicazioni di particolare urgenza devono interessare l’amministrazione comunale oppure devono essere correlate all’attività dell’amministrazione”. Una risposta che ha mandato su tutte le furie Grassi: “La presidenza Mazzei è stata fortemente appoggiata dal sindaco. Un membro del comitato di indirizzo è nominato dal sindaco. Il non discuterne è il segno di una censura antidemocratica. Dobbiamo pensare che ci sia la volontà di non parlare di questo argomento in un momento in cui è spiacevole per il sindaco Renzi, cioè l'ultima settimana prima delle primarie?”.

Ma Giani non ha sentito ragioni e ha proseguito con l’ordine del giorno. Grassi è ribalzato in piedi e ha affondato il colpo: “Mozione d’ordine. Chiedo che l’ufficio di presidenza riesamini l’inammissibilità della nostra domanda”. Per regolamento il destino di una mozione d’ordine è segnato dal voto dei consiglieri. Ed è qui che è iniziato un altro film. Titolo? Il patatrac. Squilla la campanella che sancisce le operazioni di voto, dal display cominciano ad apparire i risultati. Il Pd va sotto, la mozione passa. Più che andar sotto il Pd si spacca. I renziani votano contro, i bersaniani a favore: 16 si, 15 no. Voto compatto della minoranza a cui si è aggiunto il sostegno di Francesca Chiavacci, Mirko Dormentoni, Cecilia Pezza, Stefania Collesei Andrea Pugliese. Cinque bersaniani di ferro.

Gli animi nel Salone dei Duecento a quel punto si sono scaldati. Chi ha applaudito, chi ha riso, e chi si è urlato dietro come è successo tra l’assessore Di Giorgi e la consigliera Pd, Cecilia Pezza. Così, vista la situazione, la giunta non ha potuto fare a meno di rispondere. Compito toccato proprio all’assessore all’educazione Rosa Maria Di Giorgi (sua la delegata per i rapporti con il consiglio): “La domanda è incredibile”, ha esordito Di Giorgi che poi ha proseguito  utilizzando i virgolettati rilasciati all’Ansa dal presidente dell’Ente Cassa, Jacopo Mazzei: “Il rapporto tra Serra e l'Ente Cassa prescinde completamente da quello che c'è tra il finanziere e il sindaco”. Passano pochi minuti, è la volta di Cecilia Pezza: “L'assenza del sindaco espone la città a questa vergogna”. Sel che attacca il rapporto Renzi – Serra ed il Pd che si sbrana le carni. Un frammento locale ma cristallino, un pezzo di primarie.


 
 

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