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Rossi non lascia la Toscana: "Io segretario del Pd? No, il mandato si rispetta"

Il nome del presidente della Regione è stato accostato a quello della segreteria dei democratici. Ma l'interessato smentisce: "Quando si ha un mandato lo si porta fino in fondo, senza troppe chiacchiere"

I franchi tiratori impallinano Romano Prodi e con lui Pierluigi Bersani. Ad Enrico Letta, il numero due del Pd, Napolitano ha affidato le sorti del governo. Rosy Bindi, presidente, si è dimessa. Insomma, i vertici del Partito democratico si sono azzerati nel giro di 24 ore. Da qui la domanda: Chi sarà il nuovo segretario? Parte dei nodi saranno sciolti il 4 maggio, nell’assemblea nazionale, e intanto prende corpo l’ipotesi Epifani nelle vesti del traghettatore. Il discorso vero tuttavia ruoterà attorno a tre parole: primarie, congresso, regole. Le regole del Pd, quelle su cui poggeranno le primarie, ed il congresso, in autunno, che proclamerà la nuova guida. Ce n’è una quarta: statuto. Quello che Enrico Rossi vorrebbe cambiare: oggi nel Pd il segretario è il naturale candidato premier. Rossi vorrebbe separare e distinguere i due ruoli. Un aut-aut che piace a Barca e da cui passano, se accolto, diverse partite complesse. Compresa quella di Matteo Renzi.

Insomma Rossi, da presidente della Regione Toscana, si getta a capofitto nel dibattito in corso. Tanto che qualcuno comincia ad affiancare il suo nome proprio con quello della segreteria. Vero? Secondo il diretto interessato, no: “Ho già un impegno importante, e di qui al 2015 dovremo comunque trovare un segretario, non ci penso nemmeno. Qui in Toscana ho un mandato da parte dei cittadini - ha spiegato - e appartengo alla scuola per cui quando si ha un mandato istituzionale lo si porta fino in fondo, senza troppe chiacchiere, perché' si deve rispetto ai cittadini”.

IL PD DI ROSSI – Rossi ha affermato di volere un partito “più strutturato” e meno leaderistico: “Non sono né barchiano né renziano, sono rossiano – ha aggiunto – nel senso che rivendico il diritto di dire la mia, e quando ci saranno le mozioni e i candidati mi collocherò. La mia storia e la mia tradizione dice che sono uomo di sinistra consapevole che un partito plurale come il Pd lo si guida dal centro”. Secondo il governatore toscano “le primarie sono da rivedere, non devono essere assolutizzate, e bisogna distinguere fra la figura del segretario del partito e quella del candidato alla presidenza del consiglio: anche Bersani ha piegato molto della linea politica del partito all'obiettivo di raggiungere la presidenza del Consiglio”.

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