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Assemble regionale SUNIA, Renzi al Governo: "dateci le caserme"

Il SUNIA ha posto il disagio abitativo come uno dei grandi problemi sociali. Firenze si conferma la città più cara d'Italia per l'acquisto di un immobile mentre i contratti a nero si attestano al 45%

comprare-casaIeri si è svolta a Firenze l’assemblea regionale del SUNIA; tema dell’incontro, il disagio abitativo in Toscana. Difficoltà importanti, i numeri e le statistiche del sindacato degli inquilini parlano chiaro. In Toscana sono presenti quarantaseimila quattrocento case popolari, un numero secondo il sindacato, nettamente al di sotto del fabbisogno sociale. Prova ne è che nelle ultime graduatorie sono state ventiduemila le nuove famiglie inserite. Di questi nuclei familiari richiedenti l’alloggio popolare, più della metà presenta problemi economici dovuti a disoccupazione e calo del reddito. La crisi economica insomma fa la sua parte, e in questi tempi difficili, l’urgenza della casa è una vera e propria piaga sociale. Il dato più clamoroso è quello che nel territorio regionale sono oltre ottomila le famiglie in attesa di essere sfrattate dalla forza pubblica, l’ottantacinque per cento per morosità.

“Dobbiamo scardinare questo meccanismo –ha affermato il coordinatore regionale del SUNIA, Simone Porzio, durante il proprio intervento – che porta le famiglie ad avere come meta l’acquisto della casa, al costo di altissimi sacrifici e vincoli che li incatenano ad un luogo per tutta la vita. L’indebitamento di anni e anni di mutuo ha imbrigliato milioni di famiglie che per sostenere il costo dell’abitazione hanno, di fatto, rinunciato ad investire i propri risparmi in altri settori dell’economia”. Così il coordinatore si appella alla regione: “faccia la sua parte, utilizzando il tesoretto di trecento milioni che ha assicurato di avere a disposizione per interventi mirati a alleviare e risolvere la precarietà abitativa di migliaia di famiglie toscane”. Ma nella relazione non ci sono solo analisi e proposte, ma anche diversi punti in cui Porzio ha posto l’accento certe criticità e la poca sensatezza di talune scelte della Regione e del presidente Rossi: “abbiamo poco apprezzato che il primo atto della giunta Rossi sia stato quello di distogliere, speriamo solo per un anno, centotrenta milioni di euro destinati all'edilizia popolare per risanare il buco di bilancio del trasporto pubblico locale”; ed ancora il coordinatore ha espresso “forti dubbi sulla proposta formulata direttamente dal presidente Rossi di impiegare oltre cinquantasette milioni di euro per dare una soluzione abitativa ai cosiddetti bamboccioni quasi quarantenni, il cosiddetto progetto “giovani si”. Se Porzio chiama in causa più volte la Regione, l’assessore al welfare Salvatore Allocca, presente all’assemblea ha risposto sul merito: “le risorse che la Regione può mettere in campo, anche se sono significative, non sono sufficienti senza politiche nazionali che ormai mancano da decenni in questo paese. La Toscana ha una disponibilità di circa quattrocento milioni per questa legislatura ma dobbiamo sottostare al limite annuale dettato dal piano di stabilità di cinquanta milioni di euro”. Secondo Allocca, le risposte che le regioni possono dare rimangono relative, cosa serve è un cambio di passo a livello nazionale.

Se focalizziamo lo sguardo su Firenze, i dati emersi non migliorano: secondo le stime in possesso del SUNIA la città si conferma la più cara d’Italia per l’acquisto di una casa. Non va meglio per gli affitti; quasi la metà dei contratti tra proprietario ed inquilino (il quarantacinque per cento) sono fatti tutti o in parte a nero.
“Il Governo ci dia le caserme” è questo l’invito lanciato ieri dal sindaco Renzi nel proprio intervento all’assemblea regionale. “In questa città – ha proseguito – ci sono enormi caserme che sono vuote. Ad esempio la caserma dei Lupi di Toscana, al confine tra Firenze e Scandicci, è servita dalla tramvia, è vicina a un ospedale, e non può essere un monumento allo spreco pubblico. Quella struttura potrebbe rispondere a un terzo delle liste di attesa per alloggi popolari del Comune di Firenze. Anziché fare polemiche sul federalismo il Governo ci dia questi spazi. Se vuole passare dalle parole ai fatti il Governo ha un'occasione straordinaria”. Secondo l’assessore alla casa del comune di Firenze Claudio Fantoni, sono più di ottomila le residenze popolari di Palazzo Vecchio, settemila seicento settanta all’interno del comune: “abbiamo una grande opportunità, invece di abbandonare le politiche si sostegno, possiamo fare una politica di edilizia residenziale, pubblica ed anche privata, ma sociale che ci consenta di riqualificare le nostre città. Dobbiamo sostituire gli immobili di scarsa qualità, rigenerare il patrimonio esistente, anche con demolizione e ricostruzione, puntando sull’efficienza energetica dei nuovi edifici. Noi a Firenze lo stiamo facendo, abbiamo edifici di classe A ad alta innovazione tecnologica dove vanno a vivere persone che pagano un canone sociale”. L’assessore Fantoni, poi, ha sottolineato la grande opportunità concessa dal nuovo piano strutturale; nel piano, infatti, è previsto che tutti gli immobili superiore ai duemila metri quadrati, che saranno demoliti e consegnati alla città, la loro ricostruzione in altre zone cittadine è vincolata dalla norma impone che il venti percento del nuovo stabile sia destinato a residenza sociale. L’assessore ha stimato che in questo modo potranno essere reclutati altri duemila alloggi popolari. Sulla stessa linea il primo cittadino: “le nuove case popolari devono avere i massimi criteri di comfort e di sostenibilità energetica e non devono essere viste come strutture di serie B. L'edilizia popolare deve essere in luoghi di pregio per aiutare un quartiere a essere più bello e non un luogo di degrado, l'esempio è quello delle Murate”.


AFFITTI IN NERO - Ieri scadevano i termini per la regolarizzazione dei contratti in nero, ma per adesso sono pochi, pochissimi, gli inquilini che hanno denunciato i proprietari. “Credo che non ci sia un automatismo del giorno dopo – ha affermato l’assessore Fantoni – i proprietari sappiano che corrono un rischio notevole. Dai nostri calcoli il titolare di un appartamento in centro di circa settantacinque metri quadri se denunciato dall’inquilino, o comunque, scovato, ha una perdita tra una partita e l’altra (sanzioni ed il regime di affitto al ribasso per otto anni) di circa centosedici mila euro. Non è uno scherzo. Gli effetti si vedranno nel tempo, anche perché abbiamo rinforzato il nucleo di polizia tributaria e quadruplicato gli sforzi”.
 

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