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Elezioni comunali 2014

Elezioni, la sinistra unitaria punta su Grassi. Sel permettendo | IL PUNTO

Dal Circolo Il Progresso la sinistra radicale e i movimenti fiorentini escono due linee guida: Lista unitaria e Grassi sindaco. E un nemico, Matteo Renzi. Ora la palla passa a Sel: o con il consigliere comunale o, domani, l'accordo con il premier

“Tommaso, se il tuo partito mette il veto, tu cosa fai?” E’ quasi mezzanotte al Circolo Il Progresso e Tommaso Grassi si lascia andare ad una bella risata preoccupata. E non risponde, glissa; decide di trincerarsi in un silenzio tattico e di rispetto, nell’attesa che il suo partito, Sinistra Ecologia Libertà, sciolga questa sera la riserva. E’ il rompete le righe – il titolo – di una giornata simbolo per la sinistra a Firenze. Quella definita radicale, delle bandiere e “bandierine”, dei movimenti a trazione storica rossa, alla sinistra della sinistra del Pd, che vorrebbe presentarsi unita alle prossime elezioni amministrative, dentro un'unica lista a fianco di un unico candidato, Tommaso Grassi appunto.

Tre ore prima, alle nove di ieri sera, nello stanzone gremito del circolo in via Vittorio Emanuele l’assemblea era cominciata con le parole d’ordine di rito, vecchie e più fresche: “Compagne e compagni; unità, diritti, laicismo, lotta al neoliberismo e alla Troika che pone il profitto al centro dell’agire politico e non le persone, modernità, sociale e social, vita precaria”.

In fondo alla sala, la petizione per la salvaguardia degli asili nido pubblici e, più aderente alla carne della questione, l’adesione alla lista Tsipras alle prossime europee. La questione non è secondaria, anzi è sostanziale: quel moto che sta attraversando l’Europa e l’Italia attorno alla candidatura alla presidenza della Commissione europea del leader di SYRIZA come locomotiva locale per la corsa, unitaria, a Palazzo Vecchio.

“Se qui ci spacchiamo, se ognuno si presenta con il suo simbolo e le proprie bandierine, non saremo mai credibili. Non c’è più spazio per le ambiguità. Questa è l’ultima occasione, altrimenti con una risata saremo tutti seppelliti”. Ecco il leit motive di una lunghissima serata. Lunghissima nella lista degli iscritti a parlare; lunghissima per Grassi che intervento dopo intervento si vede rafforzare la propria investitura. Lunghissima perché ci sono tutti: gli esponenti di perUnaltracittà, Rifondazione Comunista, l’ala di Sel che appoggia Grassi, i No Tav, il Comitato Oltrarno, il Gruppo Urbanistica per un’altra città, la Comunità delle Piagge, Azione Civile. Ci sono perfino due esponenti contro le scie chimiche (ma in questo caso, in sala, non mancano i sorrisini).

Prende la parola Stefano Cecchi, sindacalista de l’USB, che in questi mesi si è sgolato sotto le mura di Palazzo Vecchio nella vertenza dei dipendenti pubblici contro l’amministrazione Renzi. “Non possiamo più farci ridere in faccia perché rimasti inchiodati ai nostri solitari 2%, al nostro identitarismo anacronistico, nutrito solo di antichi rancori. I nostri personalismi non hanno nulla di storico. E’ arrivato il momento, tutti, di fare un passo indietro. C’è bisogno di pragmatismo”. E tuttavia, nella sua critica sistemica, ripesca un concetto antico, torna alla casa madre: “Per dirla con un concetto che andava bene nel secolo scorso, dobbiamo impegnarci per costruire a sinistra un blocco sociale di chi non ha più rappresentanza partitica”.

Poi, tornando al pratico, si getta in una vecchia polemica: “Siamo alla fine della legislatura Renzi, la peggiore che abbia mai visto questa città. Con Renzi si è completata la mutazione genetica del Pd, un partito che non è più di sinistra”. E quando cita, e critica aspramente, Marco Carrai scatta l’applauso. Il secondo della serata; il primo l’assemblea lo rivolge ai 134 emendamenti presentati e discussi da Tommaso Grassi e Ornella De Zordo al regolamento urbanistico approvato in Consiglio comunale.

Quando è la volta di Ornella De Zordo, si capisce subito che il bacino elettorale di perUnaltracittà è prontissimo a mettersi a disposizione dell’esponente di Sel: “La sinistra in Palazzo Vecchio non può mancare per contrastare la voce unica del PD renziano. Sarà più difficile del 2009. Non mi ripresenterò come lista di cittadinanza, ma mi offro per un fronte ampio con un’unica candidatura a sinistra. Una persona c'è, Tommaso Grassi. Abbiamo lavorato fianco a fianco per cinque anni, non nasce con me, ma abbiamo lottato insieme. Conosce il territorio ed è sempre sul pezzo. Può essere un collante? Si”. Ecco il secondo titolo della serata.

Il terzo titolo è un evergreen: Matteo Renzi. Che oramai, nei radicalismi a sinistra, ha fatto il salto di qualità: da Renzi al renzismo. Dal berlusconismo al renzismo, “il suo naturale prolungamento”. Un salto a piè pari senza ripassare dal via. Una retorica del nemico nuovo ma sempre vecchio. E minacciosa: “Renzi ha abolito la democrazia, la sua legge elettorale è fascista; il suo piano lavoro, il Jobs Act, punta ad un popolo di precari”.

In un attimo prende fuoco la logica con cui la sinistra si preparerà all’appuntamento europeo e amministrativo. La nuova sfida, quella lanciata e poi morta a Roma, quando sfilò il Movimento dei movimenti. Quell’esperimento storico – naufragato, come la Sinistra Arcobaleno –  ma che muove da un’esigenza genetica e perduta: tornare a casa. Ai cocci di quel vaso di pandora che si è frantumato (portandosi dietro il sindacato) con la liquefazione del collante, il Partito comunista. Che non ha più mura ma che, dentro al Pd, non ha ristoro. Fino a frantumarsi e disperdersi. Una fenomenologia che, nell’anti renzismo, prova a trovare pace e nuova linfa. Che si vuol fare sinistra “parchè – dicono al circolo il Progresso – quella non è la sinistra e noi dobbiamo trovare l’orgoglio della nostra storia”.

Continuano gli interventi. A qualcuno appaiono troppi e decidono di abbandonare. Una storia che si ripete, la sinistra asfissiata dalla dialettica negativa ad oltranza. E dalla politica. Sì, perché, fuori dalle logiche storiche e filosofiche (e anche antropologiche, con quella sensazione che da dentro sia tutto reale. Finché sei dentro), il grosso del ragionamento sta nelle logiche della Realpolitik.

Quello di Rifondazione, che è disposta a fare un passo indietro e confluire in una lista unitaria ma all’interno di un percorso politico che vada oltre le amministrative: “Non ci interessa – dice Andrea Malpezzi – la battaglia per un consigliere. Se c’è la voglia di fare un percorso insieme, oltre le elezioni, ci stiamo. Senza un progetto, ci prenderemo a coltellate già il 26 maggio. E a noi questo non ci interessa. Non poniamo pregiudiziali su Grassi ma se non usciamo da questo orticello andremo da soli”.

SEL SPACCATO - E poi, grosso come un macigno, c’è il problema politico interno a Sel. Che a Firenze si è spaccato in due: un pezzo sta con Grassi, un altro spinge per la candidatura di Paolo Sarti. Detta così, racconta poco. Detta meglio, oltre i nomi, il quadro e lo scontro si fanno più chiari. Grassi è l’anti Renzi. Sarti è l’uomo del partito, della senatrice Alessia Petraglia, dell’onorevole Marisa Nicchi. Se passa la mozione Grassi, Sel deciderà di non presentare il simbolo e confluirà in una lista unitaria. E farà, a Firenze tramite Nardella, la guerra a Renzi. Un’eventualità che spaventa i filo governativi che, con Renzi, a Roma, Vendola in testa, stanno pensando alle prossime elezioni politiche e ad un accordo di sopravvivenza per superare, in coalizione con il Pd, lo scoglio del 4,5% dell’Italicum che darebbe l’accesso alla Camera.

Alla fine della serata, le due linee guida sono chiare: Lista unitaria e Grassi sindaco. Ora il cerino di questa partita passa al vertice federale di Sel (questa sera alle 21, a San Bartolo a Cintoia). La sinistra unitaria, attende e spera di formalizzare entro sabato pomeriggio.

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