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Elezioni comunali 2014 Centro Storico / Piazza della Signoria

Renzi a Firenze per chiudere con la Rottamazione e confermarsi Governo

Il premier chiama a raccolta il popolo del Pd in piazza della Signoria, all'ombra di Palazzo Vecchio, dove tutto è partito, per dare l'ultima zampata alle ambizioni di Grillo e per la consacrazione della nuova 'missione' politica

Matteo Renzi torna a Firenze. Non si tratta più della Leopolda, dei dinosauri della politica. No, non si tratta più della rottamazione. La fenomenologia si è fatta grande, i giardinetti sono già pieni di pezzi di nomenclatura ‘rossa’ del ventesimo secolo e chi è rimasto se l’è cavata saltando come una capriolo sul carro del vincitore. Ma anche questo è già storia, non è neppure più il tempo delle polemiche dentro e fuori il ‘cerchio magico’, tra i rottamatori della prima e della seconda ora.

LA DIRETTA DA PIAZZA DELLA SIGNORIA

In questo ‘delirio’ spasmodico al presente, in questa eterna centrifuga circolare a 140 caratteri, il passato –  chiuso dentro a scatoloni magici, sigillato con il marrone del nastro da pacchi – perde forma. Missione futuro è il nuovo comandamento della politica: e i treni e le stazioni dei Futuristi di ieri, si sono trasformate nelle gambe buone e il fiato allenato nella dinamica della generazione precariato (e pace se si è dimenticato che anche lo star fermi a guardare, che quella “vita da vivere, biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere”, come scriveva Pavese, è roba politica).

Sta di fatto che nel presente che racconta di continuo il futuro, la rottamazione si è fatta Governo del Paese. È Governo del Pase. Così, finista la scalata, la nuova sfida: cambiare l’Italia. E via la tabellina delle riforme: da marzo a giugno, quasi tutto nuovo. Peccato per ‘l’imprevisto’: in mezzo infatti, tra rimandi, ritardi, resistenze, numeri in Aula che ballano, ci si è messo di traverso la partita delle europee. Le urne che domenica ridisegneranno la composizione del Parlamento europeo e per la prima volta i cittadini europei sono chiamati ad eleggere il presidente della Commissione UE.

E tuttavia, un po’ per via del nostro egocentrismo atavico, un po’ perché le schede elettorali sono composte dagli stessi simboli delle politiche (con particola attenzione alle percentuali di gradimento), la faccenda ha preso una fisiologica piega politica. Le elezioni UE come pretesto per un derby tra due fenomenologie, la rottamazione e il grillismo. Un referendum tra chi pone il Paese al bivio, “o noi, o loro”, Grillo, e chi ha scardinato la politica battendo sulla strada del “non sarò mai come loro”, Renzi. La rottamazione che da corrente dominante Pd si è messa alla guida del Paese; e il Movimento, la Rete, i MeetUp, che domenica proveranno a dare la spallata.

Un testa a testa in un clima di incertezza assoluta, pieno di incognite per via di una situazione costantemente in divenire, volatile. Con Renzi che guarda al 2018 e vuol fare il tagliando al Governo ma punta al primato delle crocette per mettere a tacere i “gufi” fuori e dentro al Pd (e magari disintegrare una volta per tutte le resistenze della minoranza dem) e ribadire l’azione riformatrice, volta al cambiamento, del suo Governo. Con Grillo che, nel giochino inaugurato dal premier quando era ancora sindaco, il ‘prova a prendermi’, muore dalla voglia di gridare ‘preso’, per poi portare il conto a Renzi, Napolitano e al Parlamento.

Il tutto con Enrico Berlinguer sullo sfondo, che improvvisamente è tornato di moda. A Firenze Grillo è arrivato sul palco di Santissima Annunziata in braccio ad Alessandro Di Battista, scimmiottando quel che Benigni fece al segretario del Pci. Poi ha parlato del Movimento come portatore sano della questione morale, visto che nel Pd non ci sono più figli di operai ma di massoni. “Sciacquatevi la bocca” prima di parlare di Berlinguer, gli ha risposto Renzi ieri a Roma (e che questa sera salirà sul palco montato nella stessa posizione di Berlinguer nel suo ultimo comizio in piazza). Insomma, il clima è questo. Gli spalti ancora non si sono riempiti ma pian piano le tifoserie prenderanno posto. Poi il fischio di inizio, l’ultima partita prima del silenzio. Poi, finalmente, il voto.

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