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Santa Maria Novella in affitto, scoppia la polemica. Nardella: "Difendo il metodo"

Il vicesindaco dopo la cena vip organizzata dalla Morgan Stanley si difende: "Con l'affitto di Santa Maria Novella e Forte Belvedere abbiamo incassato oltre 400mila euro. I soldi dei privati, con regole chiare, fanno bene al patrimonio"

Dopo il caso Ponte Vecchio, che l’allora sindaco Renzi chiuse al transito e ai fiorentini per affittarlo alla Ferrari per una serata di gala, a Firenze scoppia il caso Santa Maria Novella. Insomma ci risiamo: stavolta sotto affitto è finito il Cappellone degli Spagnoli, sala capitolare trecentesca del plesso ecclesiastico, che ieri sera ha ospitato una cena vip organizzata dall’hotel Four Season per 120 ospiti danarosi della banca d’affari newyorchese Morgan Stanley. Il tutto, all’inizio, prima che scoppiasse la polemica, per ventimila euro che dovrebbero essere destinati al restauro di un’opera d’arte. All’inizio e ‘alla zitta’ perché poi, il vicesindaco Nardella, visto il clamore, ha raddoppiato il prezzo che è salito a quota 40mila. Risultato? Il Cappellone, con i suoi affreschi trecenteschi di Andrea di Bonaiuto (compreso nel circuito museale comunale), si è trasformato in una sala ristorante; la basilica è stata chiusa ed interdetta al pubblico per tutto il giorno.

‘Non fiori ma opere di bene’, verrebbe da dire. La massima, tristemente famosa, tuttavia non ha evitato che scoppiasse il polverone sorretto da un paio di domande, quelle di rito: perché in una città d’arte lo status di facoltoso può recintare il bello, o meglio chiuderlo a tutti gli altri per un giorno? Perché di queste scelte non sono avvisati per tempo i fiorentini e i turisti che magari si sono trovati l’ingresso sbarrato?

Due quesiti improvvisi per una polemica scoppiata improvvisamente. Sì perché, della cena vip, non ha dato notizia il Comune ma un articolo di fuoco di Tommaso Montanari, noto storico dell’arte che dalle pagine del Fatto Quotidiano ha attaccato frontalmente Dario Nardella: sua “la brillante idea” di usare “la location al servizio della finanza responsabile della crisi”. Una serata, scrive ancora Montanari, “gestita direttamente da Lucia De Siervo, responsabile della Direzione cultura di Palazzo Vecchio e membro del cerchio magico renziano”. Finita qui? No, perché i beni in affitto sono due questa volta: non solo un pezzo di Santa Maria Novella ma anche il Forte Belvedere, dove il prossimo 24 maggio il rapper Kanye West e l’attrice Kim Kardashian celebreranno la loro festa di nozze.

Nardella, a cui la patata bollente è scoppiata in piena campagna elettorale, nella doppia veste di reggente di Palazzo Vecchio e di candidato sindaco Pd a Firenze, prima, come detto, è corso ai ripari cercando di tirare il prezzo. Poi ha risposto al quesito posto questa mattina anche da Repubblica Firenze: “Ma davvero 20 mila euro (ndr: perché questi erano i denari pattuiti all’inizio) valgono la chiusura della chiesa, di un museo e l’affitto di un pezzo di patrimonio?”

NARDELLA: “DIFENDO IL METODO” – Si, risponde Nardella: “Se noi utilizziamo i nostri beni culturali evitando che vengano danneggiati – ha detto in mattinata al mercato di Sant’Ambrogio, a fianco del ministro Boschi per una passeggiata elettorale –, per iniziative ed eventi promossi da privati, ma che servono ad avere tante risorse che vengono utilizzate per la città e il patrimonio culturale”, allora “difendo questo metodo”. Con l’affitto di Santa Maria Novella e Forte Belvedere, ha sottolineato, abbiamo incassato “oltre 400mila euro”. Secondo i calcoli dell’amministrazione: trecento sessantasei mila euro per il matrimonio, quaranta mila per la cena.

“Io – ha continuato Nardella – non levo soldi alle scuole, agli anziani o ai disabili per trovare un modo di restaurare i beni culturali. Se questi soldi vengono dai privati, bene. Se i privati, per darceli, chiedono di utilizzare i beni culturali, con regole chiare, si può fare e credo che i fiorentini siano d'accordo”. “Ovviamente tutelando” i beni e “informando i cittadini”. Detto questo Nardella, in tono polemico, ha ricordato quando venne “chiuso il Louvre e la sala della Gioconda per una sfilata di Ferragamo. Allora a Firenze applaudivamo”. Però “quando poi lo facciamo qui, ci lamentiamo. Capisco la polemica elettorale, ma ci vorrebbe un po’ di coerenza”.

L’IRA DI GRASSI E SCALETTI – Polemica elettorale riferita alle parole di fuoco di Cristina Scaletti, candidata sindaco della lista civica ‘La Scaletti sindaco’, e di Tommaso Grassi, candidato sindaco di Sel – Prf. L’ex assessore regionale alla cultura ha parlato di “città svenduta”, “quella che affitta simboli della città, come Ponte Vecchio e  la Chiesa di Santa Maria Novella con l'intento di privatizzare un bene pubblico da parte di chi non valorizza le specificità, le botteghe artigiane, i luoghi di cultura nelle loro diverse espressioni e con loro la possibilità di esprimere la ricchezza di un pensiero articolato e pieno di sfumature”.

Grassi, poco dopo ha rincarato la dose: “Inaccettabile, assurdo. È uno scandalo. Anche se è nella migliore tradizione renziana e del suo erede designato Nardella organizzare una cena con potenti, ricchi e danarosi ospiti dell'alta finanza, stavolta hanno superato ogni limite. Continuano a fare iniziative fare iniziative scippando ai fiorentini i luoghi pubblici. Che poi la cosa la organizzi Lucia De Siervo, nella doppia veste di fan ‘renznardelliana’ e direttore della Cultura del Comune aggrava il tutto”.

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