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Comunità Montana Mugello: "restiamo alla configurazione attuale"

In merito alla riforma per il riassetto istituzionale, che prevede il superamento delle comunità montane, il "Circondario montano" lancia la proposta: perchè non restare alla configurazione attuale di Unione dei Comuni?

Che fine faranno le comunità montane della Toscana con la riforma di riassetto istituzionale che ne prevede il “superamento”, dal momento che i comuni sotto i 3000 abitanti dovranno associarsi da gennaio 2011 per la gestione dei servizi? Il “Circondario Montano” lancia una proposta, per voce del presidente della Comunità Montana Mugello Stefano Tagliaferri, che auspica al mantenimento della configurazione attuale: “Le comunità montane sono già di per sé unioni dei comuni, le riconosce come tali il testo unico degli enti locali che è ancora in vigore fintanto che il ddl Calderoli non sarà, se lo sarà, legge. E’ per questo che ho avanzato una proposta del genere.

Provocatoriamente ci domandiamo: se rimanesse l’Empolese – preso a modello proprio per la lettura di Unione dei Comuni- perché mai non potremmo ambire a quella stessa configurazione, visto che di fatto siamo già, ai sensi dell’attuale Tuel, unione dei comuni montani?”.

Tagliaferri si dice sì d'accordo con la necessità di un riordino istituzionale ma sottolinea il trattamento inadeguato subito fino a adesso dalla “nostra Comunità Montana, senza la quale molti servizi per i comuni mugellani non si sarebbero potuti progettare, eseguire, garantire nel tempo”, pur ribadendo la fiducia nei confronti di una possibile apertura della Regione Toscana nella direzione della salvaguardia di una “virtù territoriale (e non certo di un vizio capitale)”.

La proposta del “Circondario montano” sembra non essere passata inosservata alla Regione che, nella persona dell'assessore Riccardo Nencini, ha puntualizzato i tempi della questione e ha chiarito una serie di passaggi “senza quella accelerazione che si era avvertita fino a qualche settimana fa”, ha commentato il presidente Tagliaferri che sembra soddisfatto se non altro delle tempistiche più flessibili: “nessuna chiusura delle comunità montane al 31 dicembre, con tutto il 2011 che servirà a mettere in atto una riforma ‘partecipata’. E pare si diano anche certezze su risorse adeguate alle attività da svolgere e sul personale. Attendiamo atti conseguenti”.

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