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Batterio New Delhi: salgono a 102 i casi di infezione in Toscana

Saccardi in Consiglio: "I comuni cittadini non corrono nessun rischio nel nostro territorio"

Salgono a 102 i casi di infezione legati al super batterio New Delhi registrati negli ospedali toscani, con una percentuale di mortalità tra i pazienti colpiti del 37%. I dati, aggiornati al 22 settembre, sono stati forniti ieri dall'Agenzia regionale di sanità (Ars). Questi i dati del monitoraggio nelle due settimane precedenti. 11 settembre: 75 casi, 40% di decessi; 18 settembre: 90 casi, 40% di decessi. I casi letali, è stato però precisato, sarebbero paragonabili a quelli causati da altri batteri resistenti agli antibiotici carbapenemici.

Sul batterio New Delhi è intervenuto anche l'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi con una una comunicazione al Consiglio regionale. "La Regione Toscana ha individuato immediatamente il batterio New Delhi nei pazienti degli ospedali toscani e messo in atto con tempestività tutte le misure necessarie per fronteggiarlo. Non abbiamo sottovalutato neanche per un minuto ciò che stava accadendo, e la struttura regionale si è mossa con i tempi e le procedure previste dall'Oms e dal Ministero. Nessun ritardo, dunque, e il Ministero si è mosso proprio a seguito delle segnalazioni della Regione Toscana".  

Nella comunicazione, l'assessore Saccardi ha ricordato che il fenomeno dell'antibiotico resistenza è un problema globale. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) - ha ricordato - stima che nel 2015 nei Paesi dell'Unione Europea si siano verificati più di 670.000 casi di infezioni da germi antibiotico-resistenti. I dati di Eurosurveillance 2014-2017 dicono che in Italia, in tutte le regioni, siamo di fronte a una diffusione endemica di queste infezioni. E gli enterobatteri resistenti ai carbapenemi (CRE), come il New Delhi, sono tra i batteri multiresistenti più problematici perché presentano una resistenza estesa alla maggior parte degli antibiotici e hanno la capacità di diffondersi rapidamente a livello delle strutture assistenziali e di causare infezioni invasive gravate da elevati tassi di letalità (in media attorno al 40%).

Detto questo, però, "la psicosi che si è creata non ha ragion d'essere", ha chiarito l'assessore: "I comuni cittadini non corrono nessun rischio nel nostro territorio. La Klebsiella (batterio intestinale che può attivare meccanismi di antibioticoresistenza; uno di questi meccanismi è il New Delhi, ndr) è un batterio che vive comunemente nell'intestino dell'uomo ed è un cosiddetto patogeno opportunista, cioè un microrganismo che non infetta, a meno che non siano presenti condizioni particolari, come un abbassamento delle difese immunitarie. Non devono essere messe in atto strategie specifiche per la prevenzione dello sviluppo di batteri NDM se non le comuni regole igieniche della vita quotidiana e l'uso corretto degli antibiotici". "Se vogliamo quindi usare il termine "superbatterio" - ha precisato Saccardi - dobbiamo dire che in Italia, basandoci su dati probabilmente sottostimati, troviamo un "superbatterio" ogni tre emocolture di Klebsiella. Parliamo di migliaia di casi in Italia ogni anno".
 
 
 

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