Firenze RiVista: il libro "Non sono vinta" della casa editrice che riscopre le autrici del '900
A Firenze Rivista, dal 20 al 22 settembre, sarà presente una casa editrice romana - Rina edizioni - che promuove gli inediti di giornaliste e poetesse del '900. Una casa editrice tutta al femminile.
Sono tre i titoli già pubblicati e il prossimo, «Non sono vinta», è in programma ad ottobre. Il progetto è ben preciso: recuperare e ripubblicare scrittrici “dimenticate” riportando alla luce l’esperienza e il contributo di quelle donne dalla voce coraggiosa che sono state estromesse dal canone letterario.
Tutte diverse, uniche, originali, anticonformiste, ribelli, libere, inquiete, vere, indipendenti, ironiche, serie e contraddittorie. Donne che attraverso il loro sguardo personalissimo hanno saputo cogliere i molteplici aspetti della realtà e del tempo in cui vivevano e hanno saputo raccontarli. Perciò la riscoperta si concentra sui testi delle italiane già editi ma con l’idea di scovare anche inediti.
Le prime due collane prendono il titolo di Libertarie: voci di scrittrici italiane, i cui testi di Amalia Guglielminetti e Matilde Serao valorizzano la voce originale delle scrittrici che si sono impegnate a cogliere e raccontare la realtà.
E Biblioteca pratica per la donna italiana, in cui si recuperano testi di autrici che offrivano consigli pratici destinati sia alla sfera domestica sia alle norme di saper vivere e comportarsi in società.
In questa cornice letteraria si inserisce «Non sono vinta» l’antologia a cura di Lorenzo Pezzica di Virgilia D’Andrea maestra elementare, poetessa, giornalista. Un recupero letterario che ripercorre gli anni tra il 1919 e il 1932 attraverso il suo percorso politico e civile in difesa dell’anarchia e dell’antifascismo. Sono pagine vere, poetiche, accorate, che dimostrano un instancabile lavoro e una lotta incessante per lanciare un grido di opposizione all’oscuro flagello fascista. Una testimonianza, tutta al femminile, per la difesa della libertà.
I libri
Tipi bizzarri, Amalia Guglielminetti
Mai come ai tempi della (ri)nascita delle correnti neo-femministe questa raccolta di racconti di Amalia Guglielminetti può considerarsi una lettura più giusta e stimolante. Tipi bizzarri, pubblicato per la prima volta nel 1931 da Arnoldo Mondadori, fa parte di quel genere di produzione narrativa d’intrattenimento, in cui le scrittrici italiane trovarono sempre più spazio per far sentire la propria voce riguardo la questione femminile e il ruolo della donna nella società. Ma ciò che rende ancora oggi questa raccolta veramente rivoluzionaria e di forte attualità è la volontà dell’autrice di presentare la lotta femminile per affermare una piena autonomia, la presa di coscienza del proprio essere e la spinta di emancipazione dai canoni tradizionali che caratterizzarono le prime due decadi del Novecento. Sono proprio questi elementi che accomunano tutti i racconti e ci portano alla scoperta di quella carrellata di personaggi che la Guglielminetti presenta.
Parla una donna. Diario femminile di guerra, Matilde Serao
Lo scoppio della Prima guerra mondiale irrompe e sconvolge l’esistenza di molte donne italiane costringendole a prendere il posto di lavoro dei loro fratelli, padri, mariti, figli occupati al fronte o invalidi di guerra. Alcune di loro si sostituiscono come operaie in fabbrica, braccianti nei campi, cuoche, medici, macchiniste, telegrafiste, dattilografe, tranviere; altre, come le crocerossine e le portatrici carniche, forniscono supporto e affiancamento ai soldati; altre ancora operano nelle associazioni femminili per la mobilitazione civile. Sono loro le protagoniste che Matilde Serao racconta in Parla una donna. Il libro si compone di una raccolta di articoli usciti sul quotidiano «Il Giorno» tra il 1915 e il 1916, in cui la Serao considera la guerra da un particolare punto di vista: quello femminile. Ma non lo fa riportando una registrazione dei fatti come cronista sul campo, bensì presentando un quadro dettagliato della condizione delle donne nelle diverse classi sociali, le quali combattono ogni giorno sul fronte interno. Come molte delle sue colleghe coinvolte nel conflitto, tra cui Flavia Steno e Donna Paola, la Serao favorisce una visione conservatrice riguardo il ruolo della donna nella società in linea con una mentalità di tardo Ottocento e con i messaggi divulgati della propaganda bellica. Tuttavia, nonostante sia evidente un’opposizione all’ideologia femminista e alla rivendicazione politica, ciò che rende unici questi articoli è la capacità della Serao di cogliere quella «vita tutta», di interpretare il reale che lei tanto si imponeva di raccontare e di osservare, concedendoci una particolare prospettiva attraverso cui considerare la guerra.
Come posso mangiar bene?, Giulia Ferraris Tamburini
«Come posso mangiar bene? è un libro utilissimo, necessario anzi tanto a chi ha lo stomaco integro, quanto a chi lo ha malandato e nelle più di mille ricette di cucina troverà la maniera di spendere relativamente poco e di curare lo stomaco o di conservarlo sano». Così era scritto nella sezione Uno sguardo oltre i confini della Provincia su «Pagine friulane» del 31 maggio 1900 n. 1 anno XIII. E anche se sono passati quasi centoventi anni, e se alcuni dei termini, utensili e alimenti possono risultarci bizzarri o desueti, questo libro rimane una testimonianza fondamentale per capire come si è sviluppata la divulgazione della tradizione culinaria italiana.
Non sono vinta. Raccolta di scritti tra anarchia e antifascismo, Virgilia D’Andrea
«La D’Andrea, tipo violento per temperamento e volubile riscuote nell’opinione pubblica cattiva fama, avendo sempre mantenuta una condotta morale riprovevole. Fornita di discreta intelligenza educazione e cultura, si dedicò dapprima all’insegnamento, ma abbandonò poi la professione per darsi completamente alla propaganda sovversiva». Era il 1919 quando, con queste parole, la prefettura di Bologna tratteggia un profilo dettagliato di Virgilia D’Andrea definendola «pericolosissima anarchica sovversiva». Maestra elementare, poeta, giornalista, D’Andrea si distingue per essere riuscita a far convergere la sua fede anarchica con una forte inclinazione poetica di cui si serve, come la descrisse Errico Malatesta, «per lanciare una sfida ai prepotenti, uno sprone agli ignavi, un incoraggiamento ai compagni di lotta». Questa antologia raccoglie scritti e produzione poetica di D’Andrea in un arco temporale tra il 1919 e il 1932, ricostruendo il suo percorso politico e civile in difesa dell’anarchia e dell’antifascismo. Sono pagine vere, poetiche, accorate, che dimostrano un instancabile lavoro e una lotta incessante per lanciare un grido di opposizione all’oscuro flagello fascista.