Mauro Ferrari, fra i maggiori esperti mondiali di nanotecnologie contro il cancro a Firenze
Il 26 maggio al Lyceum Club Internazionale di Firenze conferenza sulla Nanomedicina di Mauro Ferrari: uno dei più importanti scienziati italiani all'estero, presidente del Methodist Research Institute di Houston, all'avanguardia nelle varie aree della bioingegneria e delle nanotecnologie, fra cui in primis la nanomedicina oncologica, e presidente della "Alliance for NanoHealth". Ingresso libero.
E' salito alla ribalta delle testate scientifiche di tutto il mondo anche di recente con la notizia della nascita di un nuovo nanofarmaco in grado, secondo i primi test sugli animali, di combattere forme di cancro con metastasi. Stiamo parlando di Mauro Ferrari, uno dei padri delle nanotecnologie biomediche e della nanomedicina, fra i più importanti scienziati italiani che lavorano all'estero: presidente e amministratore delegato del Methodist Research Institute di Houston, nonché della "Alliance for NanoHealth" (l'alleanza per la nanosalute). Il nuovo nanofarmaco, che dà in prospettiva, se i risultati saranno confermati dai test sugli uomini, ulteriori speranze per la cura dei tumori con metastasi, è il frutto, infatti, del lavoro di un team di ricercatori dell'Istituto di Ricerca Metodista di Houston da lui guidati.
Mauro Ferrari sarà a Firenze giovedì 26 maggio, alle ore 18, per tenere una conferenza sul tema "Nanomedicina. Gli esperimenti nello spazio e la lotta contro il cancro", presso il Lyceum Club Internazionale di Firenze (via Alfani 48). L'appuntamento, a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili, è organizzato dalla sezione Scienze e Agricoltura del club presieduta Maria Luisa Luisi, il cui programma ha il patrocinio della Regione Toscana.
«Il 29 dicembre 1959 - scrive Donatella Lippi, presidente del Lyceum di Firenze, introducendo l'incontro con Ferrari - il celebre fisico Richard Feynman tenne un discorso, intitolato "There's plenty of room at the bottom" (c'è spazio in abbondanza al fondo delle cose), al Californian Institute of Technology, nell'ambito del convegno annuale dell'American Physical Society. "Voglio parlare della manipolazione e del controllo delle cose su piccola scala…", spiegava Feynman, che nel 1965 avrebbe vinto il premio Nobel. Il 1959 era anche l'anno di nascita di Mauro Ferrari, padre della Nanomedicina, un'area scientifica, in cui convergono discipline diverse e che solo a partire dai primi anni del nuovo millennio ha cominciato ad affascinare ed attrarre ricercatori, studiosi e scienziati, proponendo obiettivi inimmaginabili fino a qualche decennio fa. Nella terapia (drug delivery e nanorobot chirurgici) e nella diagnosi, l'infinitamente piccolo apre nuove frontiere alla Medicina, tra le aspettative e le preoccupazioni del transumanesimo».
Mauro Ferrari, padovano classe 1959, si è laureato a Padova in matematica nel 1985 e ha conseguito un master nel 1987 e un Ph. D. nel 1989 in Ingegneria meccanica all'Università della California di Berkeley, ma ha poi studiato anche medicina, in particolare presso la Ohio State University, in seguito alla morte per tumore della giovane moglie. Dopo una prestigiosa carriera negli Stati Uniti, adesso dirige uno dei più grandi istituti di nanotecnologie degli Stati Uniti e del mondo. «Il suo impegno, in un momento storico in cui si parla di chirurgia mininvasiva, di dispositivi infinitesimali, di robotica - spiega Donatella Lippi - è quello di predisporre dei piccoli robot, dei piccoli presidi che possano rilasciare farmaci e sostanze attive senza costringere il paziente ad assunzioni periodiche, ma in maniera assolutamente automatizzata».
Il farmaco annunciato un paio di mesi fa, come riportato dall'Ansa Salute & Benessere del 15 marzo scorso, è composto da nanoparticelle in grado di penetrare direttamente nelle metastasi causate dal cancro al seno in organi come polmoni e fegato, distruggendole. Questo nanofarmaco, "iNPG-pDox", è stato sperimentato al momento su topi, con risultati definiti da Mauro Ferrari «sbalorditivi», tanto che si punta ad avviare i test sull'uomo il prossimo anno. Come ha spiegato Ferrari all'Ansa, il nuovo nanofarmaco «permette, grazie all'utilizzo di nanoparticelle, di trasportare il farmaco fino al cuore delle cellule cancerose delle metastasi. Il farmaco attivo viene dunque rilasciato solo all'interno del nucleo della cellula metastatica, superando i meccanismi di resistenza ai farmaci messi in atto dalle stesse cellule del cancro. Con questa strategia si riesce effettivamente ad uccidere il tumore».
Questo appuntamento fa parte del programma del Lyceum Club Internazionale di Firenze nel 2016 "Microcosmo e macrocosmo: Firenze e il ciclo degli elementi", che ha il sostegno dell'Ente Cassa di Risparmio di Firenze e il patrocinio del Comune di Firenze.
Mauro Ferrari (1959) è uno scienziato italiano, padre fondatore della Biomedicina. È presidente e CEO del Houston Methodist Research Institute, direttore dal 2013 dell'Institute of Academic Medicine del Methodist Hospital System ed Executive Vice President del Methodist Hospital System (TMHS). E' presidente della The Alliance for NanoHealth.
Ha frequentato il Liceo Classico Dante a Firenze, si è laureato in Matematica all'Università di Padova e ha conseguito il master (1987) Ph.D. (1989) in Ingegneria meccanica all'Università della California, Berkeley. Ha studiato Medicina presso l'Ohio State University e, dopo un ininterrotto upgrade professionale, è ora al Methodist Hospital Research Institute (Houston, Texas) dove ricopre anche la carica di Amministratore delegato. Nel settore delle nanotecnologie, ha pubblicato più di 350 pubblicazioni su riviste internazionali, di cui 16 sulla rivista Nature e 7 libri. Ha ottenuto oltre 60 brevetti riconosciuti in USA e internazionali; ha oltre 30mila citazioni. Ha cominciato a dedicarsi alla lotta contro i tumori dopo la perdita della prima moglie Marialuisa, deceduta a causa di un tumore a soli 32 anni.
È Senior Associate Dean e Professore di Medicina a Weill Cornell Medical College a New York. È Adjunct professor presso diverse istituzioni internazionali, quali l'Università di Swansea (Galles, GB; Honorary Chair in Nanomedicine), l'Accademia delle Scienze della Cina (Pechino; International Distinguished Visiting Professor), il Tecnologico di Monterrey (Messico).
È membro della American Society of Mechanical Engineers (ASME), dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS), dell'American Institute for Medical and Biological Engineering (AIMBE). È anche membro della European Academy of Sciences.
Nel 2015 ha ottenuto l'Aurel Stodola Medal dell'Università ETH di Zurigo. Tra i riconoscimenti principali conseguiti per la sua attività di ricerca vi sono anche il Blaise Pascal Medal della European Academy of Sciences nel 2012, il CRS Founders Award da parte della Cotrolled Release Society nel 2011. Nel 2009 gli è stato assegnato l'Innovator Award per il programma di ricerca sul cancro al seno del Dipartment of Defense americano[7] e nello stesso anno è stato eletto membro della American Association for the Advancement of Science (AAAS).
Nel 2012, Michele Cucuzza scrive un libro sulla sua storia, dal titolo Il male curabile (Rizzoli).
L'Università di Palermo gli ha conferito una laurea honoris causa in Ingegneria elettronica nel dicembre 2012, mentre l'Università di Napoli "Federico II" gli ha conferito la laurea honoris causa in Biotecnologia.