La «Varietà di esilio» dei senza-dimora: tavola rotonda alla Fondazione il Fiore
La spiazzante condizione dei senzatetto esaminata dai punti di vista differenti ma complementari di una eminente psicoanalista di scuola junghiana, un rinomato sociologo e una versatile figura di magistrato e scrittrice molto attenta al sociale.
Mercoledì 30 settembre, alle 17, alla Fondazione il Fiore di Firenze (via S. Vito 7) si terrà la tavola rotonda "Varietà di esilio. Una dimora per l'anima" a cui interverranno Maria Teresa Colonna, psicoanalista appartenente all'Aipa con funzione didattica nonché professore associato di Psicologia dinamica all'Università di Firenze e membro della C. G. Jung Foundation di New York; Paolo de Nardis, ordinario di Sociologia all'omonima facoltà (di cui è stato preside) dell'Università di Roma "La Sapienza" e già presidente dell'Associazione nazionale sociologi; e Jacqueline Monica Magi, giudice penale a Prato dopo molti anni da giudice del lavoro al tribunale di Livorno, docente di criminologia e diritto penale in master universitari, ma anche scrittrice impegnata nel sociale e nelle problematiche di genere. La tavola rotonda, a cura di Maria Giuseppina Caramella, presidente della Fondazione il Fiore, è a ingresso libero.
«Conosciamo bene sia dalla letteratura, che dal racconto di chi drammaticamente lo ha vissuto in prima persona, il termine dell'esilio - si legge nel testo di Maria Teresa Colonna che ha ispirato persino nel titolo l'incontro del 30 settembre (https://www.aurora-onlus.it/News/varieta-esilio.html) -. Omero ci ha parlato a lungo dell'esilio di Ulisse che tuttavia sempre nel suo vagabondare mantenne viva una possibilità di una trasformazione e di un'Itaca alla quale ritornare, e Rilke ci ha già messo in guardia, come non sia importante andare ma saper ritornare. Vi è però una varietà di esilio particolare, che non ha quasi mai possibilità alcuna di trasformazione né di ritorno, un esilio dal proprio paese, dalla propria cultura, dalla famiglia e dal lavoro dal proprio spazio sociale, dai luoghi della infanzia e della memoria, un esilio dell'Anima e della propria identità dunque, una separazione dalla propria interiorità e dal proprio corpo, dal proprio Sé. È il caso di coloro che, pur abitando il mondo, sono stati chiamati sempre e dappertutto barboni. Oggi si è sfatata la falsa idea di una loro scelta romantica e nella loro più cruda realtà vengono chiamati senza-tetto».
«La categoria dei senza-casa - viene precisato nel testo di Maria Teresa Colonna - non è omogenea e al suo interno troviamo tipologie di persone diverse sia per problematiche che stili di vita. Il vero disagio dei senza-tetto è nel convergere di molteplici carenze; vengono definiti senza-dimora, dove l'idea di dimora esprime il senso dell'abitare, di un radicamento e il termine dimora va oltre il senso di un semplice tetto, ma va colto nel suo significato profondo di home, homeless, infatti sono stati chiamati all'estero. Nel nostro paese la legge è molto più severa e restrittiva che all'estero, perché essere privi di una dimora stabile e abituale comporta la perdita della residenza anagrafica indispensabile, in Italia, per non perdere i diritti dello Status di cittadino, dalla possibilità di votare alla assistenza sanitaria, alla previdenza, al lavoro, all'iscrizione dei bambini a scuola».
Sullo sfondo di questo inquadramento generale della problematica dei senza fissa dimora, ciascuno dei tre relatori interverrà utilizzando gli strumenti teorici specifici del proprio ambito disciplinare.
Per ulteriori informazioni, Fondazione Il Fiore. Tel.: 055 225074