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Sabato, 27 Aprile 2024
Il bilancio

2023 da dimenticare per il terziario: in Toscana 8.200 aziende in meno

Il presidente di Confcommercio Cursano: “Spaventoso il numero delle cessazioni”. Occupazione in calo, difficoltà per ricavi e credito

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Saldo negativo in crescita tra aziende nate e cessate, occupazione in calo e problemi anche per quanto riguarda ricavi e credito. È stato un 2023 con molte ombre e poche luci per il terziario della Toscana, dove il solo turismo riesce in qualche modo a tenere botta, come emerge dall’indagine promossa da Confcommercio e condotta Format Research.

Anzitutto le cifre, che rendono bene l’idea del fenomeno: nel confronto con il 2022 è leggermente aumentato il numero delle nuove imprese iscritte agli elenchi camerali (+ 7.243 nel 2023 contro 6.991), ma hanno avuto le cessazioni (15.521 invece di 12.644), allargando il saldo negativo tra aziende nate e chiuse, 8278 lo scorso anno, 5653 nel 2022. A patire maggiormente il commercio, 7.514 le imprese che hanno abbassato la saracinesca. 

Cursano: “Il numero delle cessazioni è spaventoso”

“È spaventoso il numero delle cessazioni, muoiono attività storiche e di servizio, le poche che aprono non hanno nulla a che fare con il nostro territorio. Aprono catene e fast food che hanno cambiato il vissuto delle nostre città -  il commento del presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano - Ogni anno vediamo la moria delle nostre imprese e come associazione abbiamo il dovere di raccontare e lanciare un grido di allarme per la perdita di identità, di presidio sociale e qualità della vita”. 

Il numero uno di Confcommercio, soffermandosi su Firenze, ha sottolineato come “le uniche imprese che reggono sono quelle nell’ambito dell’economia turistica, ma se non diamo la qualità dei servizi e permettiamo che la città sia solo un albergo diffuso, anche quella sarà una bolla destinata a scoppiare. Se già adesso ogni abitazione, palazzo e seminterrato accoglie persone senza dare servizi, perché la città non è strutturata per certi numeri e c'è da fare la coda per qualsiasi cosa, alla fine questo effetto si ritorcerà contro”, aggiungendo poi la necessità da parte della politica di ripensare le città, “riportando dentro economia e vita sociale”, anche perché la desertificazione della città va di pari passo con l’aumento di "spaccio, spaccate, rapine e furti".

La situazione è cambiata dal secondo semestre 2023, che ha messo fine agli effetti benefici della ripresa post pandemica:  “Le imprese toscane di commercio, turismo e servizi stanno provando a reagire con tutte le loro forze, nonostante le nubi che oscurano il quadro macroeconomico internazionale, ma i segnali della crisi ci sono: diminuisce il saldo tra aziende nuove nate e cessate, si riducono ricavi e occupazione, cala ovviamente la fiducia nell’andamento dell’economia e della propria attività”, le parole del direttore generale di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. 

Anche sul versante dell’occupazione si registra un lieve decremento nel secondo semestre 2023, con una previsione di stabilità nella prima metà del 2024, con segnali di ottimismo soprattutto nei comparti turismo e ristorazione, che confidano nell’arrivo della bella stagione. Da questo punto di vista la fiducia delle imprese fiorentine è leggermente migliore rispetto al resto della Toscana, anche per quanto riguarda i ricavi.   “Nonostante il rallentamento della crescita registrato al termine del 2023, le imprese toscane tuttavia non riducono le proprie aspettative in vista della prima metà del 2024 sia in termini di miglioramento dell’andamento della propria attività economica, sia in termini di ricavi: in qualche modo le imprese del commercio, del turismo e dei servizi della Toscana scommettono su se stesse e continuano a credere nel buon andamento delle proprie attività e questo è un bel segnale”, conferma Pierluigi Ascani, presidente di Format Research

Finanziamenti: problemi per il 56% delle imprese

L’altro tasto dolente è quello del credito. La percentuale di imprese che ha effettuato domanda è in lieve flessione, il 64% circa ha visto interamente accolta la richiesta, il 10,6% in misura inferiore, il 7% respinta. Il problema principale riguarda chi ha ottenuto un finanziamento:  il 55,8% ha poi riscontrato difficoltà: dal maggior indebitamento bancario (29,9%), ai problemi nell'evadere i pagamenti (18,4%) o nell'assumere personale (5,9%) fino alla riduzione o rinuncia nel realizzare gli investimenti programmati (15%).

Secondo il rapporto, sono in calo i giudizi degli imprenditori sia sul tasso di interesse che sugli altri sui costi del credito, come ad esempio quello dell'istruttoria e sulle garanzie chieste dalle banche. E parallelamente diminuisce la percentuale di chi ha effettuato la domanda. Di questi il 10,6% ha visto la richiesta accolta in misura inferiore e il 7% respinta, mentre il 18,7% risulta ancora in attesa. Per ottenere il credito, l'84% degli imprenditori si è rivolto direttamente alla propria banca di riferimento, nel 48% dei casi per investimenti a medio e lungo termine (soprattutto nel settore del turismo), il 35% per esigenze di liquidità. Solo il 12% per ottenere le garanzie necessarie all'ottenimento del prestito è ricorso allo strumento Confidi, ritenuto comunque utile dall'84% del campione per accorciare i tempi e ridurre i costi. Inoltre, sempre da quanto emerge nel rapporto, il 36,7% delle imprese toscane del terziario ha fatto ricorso ad almeno una agevolazione pubblica per ottenere il finanziamento: il il 26,7% al fondo di garanzia per le Pmi, il 10,7% a contributi pubblici e l'1,6% alla moratoria dei debiti. 

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