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Economia

Seves, si salvano solo i manager: gli operai tutti a casa

Dalla prossima settimana iniziative per portare la cittadinanza in fabbrica. Sono previste le presenze di Paolo Hendel, I Soliti Ignoti e lo chef Fabio Picchi

Musica, teatro, animazione e un concorso culinario, tutte iniziative per protestare contro la chiusura dello stabilimento fiorentino della Seves, manifattura storica del vetro cemento. Questa è la decisione presa dai lavoratori assieme ai sindacati stamattina durante l'assemblea permanente.

La decisione della procedura di mobilità è stata presa ieri pomeriggio e riguarda 74 dei 97 lavoratori. Rischiano il posto di lavoro tutti gli operai ed i dipendenti che si occupano di produzione, tranne qualche  manager e qualche amministrativo.

Una decisione che rende ancor più chiara l'intenzione del fondo di investimento tedesco Triton, che sta chiudendo l'acquisto di Seves, di chiudere lo stabilimento fiorentino specializzato nella produzione del mattone di vetro cemento. Quello stesso prodotto che grandi professionisti, come l'architetto di fama internazionale Renzo Piano, hanno usato per le loro 'opere'. Un vero e proprio biglietto da vista per il Made in Italy nel mondo.

“Si chiede alla azienda di ritirare la procedura di mobilità – commenta Bernardo Marasco segretario Filctem Cgil – si chiede a gran voce che le istituzioni ed il mondo del credito favoriscano tutte le soluzioni che avevano manifestato interesse per vedere se si sostanziano in una proposta di acquisto, a cui Seves ha detto di essere disponibile a negoziare sia per Firenze singolarmente che per l'intero mattone di vetro”.

I sindacati sono preoccupati perché l'azienda aprendo la mobilità accorcia i tempi della trattativa e riduce la possibilità di trovare un nuovo acquirente. Dalla apertura della procedura devono passare 75 giorni per l'accordo, dopodiché l'azienda può procedere con i licenziamenti. La deadline è il 12 aprile, molto prima dello scadere degli ammortizzatori sociali previsto per l'8 giugno.

“Noi non siamo d'accordo con la decisione dell'azienda – continua Marasco – e abbiamo deciso di fare una cosa un po' inedita. Faremo delle assemblee intermittenti in cui prenderemo possesso dei locali della fabbrica una volta alla settimana e in quell'occasione faremo delle iniziative che invece di essere la chiusura della fabbrica sarà il contrario. Apriremo le porte alle persone, ai cittadini”.

Ci sarà anche un concorso di cucina, “Seves Chef”: una competizione aperta che ha già avuto l'adesione dei delegati della Ginori. “Avremo una giuria – spiega Marasco –. Hanno dato la loro disponibilità anche Fabio Picchi e Fabrizio Biggio, un membro dei Soliti Idioti. Le votazioni avverranno come a Sanremo:  50 % giuria e 50% pubblico”.

Le altre iniziative, tutte in programma per la prossima settimana sono: uno spettacolo a cui Paolo Hendel ha dato la disponibilità, un sabato pomeriggio con i bambini (giocoleria e animazione all'interno della fabbrica) ed una serie di match di improvvisazione teatrale, “ma stiamo pensando anche ad altro” sottolinea Marasco.

Sui probabili interessi per la manifattura fiorentina girano ancora molte voci, niente di certo e niente di confermato. Sembra siano arrivati gli interessamenti di due fondi di investimento. Uno che farebbe capo all'ex manager di Seves Maurizio Riggio, richiamato dalle banche per studiare il risanamento del debito, che poi sarebbe stato presentato a Opera, il fondo di investimento italiano sostenuto dal gigante americano Cerberus. L'altro sembra legato a Luciano Zottola, deceduto, che è stato presidente della Seves nei primi anni Duemila.

Della vicenda Seves se ne sta occupando anche il Parlamento grazie alle sollecitazioni della Senatrice Pd Rosa Maria di Giorgi che in una nota stampa afferma “Seves non giochi sulla pelle di cento lavoratori e delle loro famiglie. Le lettere con cui si avviano le procedure di mobilità, con oltre quattro mesi di anticipo sulla scadenza della cassa integrazione, lasciano la spiacevole impressione che, da un lato, ci si voglia liberare dei dipendenti, per definire con le banche, senza intralci occupazionali, il passaggio del Gruppo al fondo tedesco Triton e, dall’altro, si accelerino i tempi per evitare che possano essere formulate altre offerte”.

Nella nota la senatrice fiorentina spiega di aver sollecitato la risposta del Ministro del Lavoro e di quello del Ministero dello Sviluppo Economico con un'interrogazione firmata anche da altre due parlamentari toscane: le senatrici Fedeli (PD) e Petraglia (SEL).

“Ci farebbe piacere vedere lo stesso attivismo – conclude la senatrice Di Giorgi - dimostrato in altre situazioni di attualità e, anche per questo, interverrò in aula a fine seduta per portare a conoscenza del Senato la situazione dello stabilimento fiorentino”.

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