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Economia

Indagine congiunturale trimestrale Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana

In crescita gli indicatori di domanda, ma la produzione non decolla. Caute le aspettative degli imprenditori

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di FirenzeToday

Leggermente negativa la produzione, ma tornano a crescere gli indicatori di domanda. Nel secondo trimestre dell’anno scende ancora, sia pure con una contrazione di lieve entità (-0,3%), la produzione manifatturiera regionale, secondo quanto emerge dall’indagine Unioncamere Toscana-Confindustria Toscana sulle imprese con oltre 10 addetti. Il dato della produzione regionale è condizionato prevalentemente dalla dinamica negativa di alcune grandi aziende del siderurgico. Ci riferiamo alla crisi strutturale che ha colpito il polo di Livorno.

Sono invece orientati positivamente tutti i principali indicatori di domanda, a partire dal fatturato che, trainato dalla componente estera (+3,9%), registra una crescita del +1,6% dopo il -0,9% del trimestre precedente. Tale dinamica è in gran parte spiegata dall’innalzamento dei prezzi alla produzione che, dopo numerosi trimestri di stagnazione, crescono del +1,4%: se consideriamo il concomitante raffreddamento dei costi delle materie prime (-17,8% all commodity price index in Euro, fonte International Monetary Fund), innescato sui mercati mondiali dal rallentamento della domanda cinese, la progressione dei prezzi testimonia un tentativo di recupero dei margini da parte delle imprese, fin qui fortemente compressi, in conseguenza di condizioni di mercato maggiormente distese rispetto al recente passato. Una maggiore capacità delle imprese di intercettare segmenti di domanda in ripresa emerge anche dalla dinamica degli ordinativi (+1,6%), che crescono sia nella componente estera  (+2,7%) che in quella domestica (+1,0%) e assicurano agli operatori 76,5 giorni di produzione.

L’utilizzo degli impianti si posiziona, nel trimestre di analisi, al 75,9% della capacità produttiva, un livello più basso rispetto all’80,4% rilevato nel medesimo periodo del 2014.

La ripresa della domanda e gli interventi legislativi a sostegno del mercato del lavoro esplicano i loro effetti sugli organici aziendali: nelle imprese manifatturiere si rafforza la crescita dell’occupazione, che raggiunge il +2,7%, coinvolgendo tutte le classi dimensionali, e diminuisce il ricorso alla Cassa Integrazione, sia nella Gestione Ordinaria (-3,6%) che in quella  Straordinaria (-3,3%).

In crescita la produzione nelle medie imprese

Per le piccole imprese manifatturiere (10-49 addetti), la tempesta non si è ancora conclusa. La produzione è tuttora in contrazione (-1,1%), così come il fatturato e gli ordinativi (entrambi -0,5%), nonostante la tenuta del canale estero (+1,8% il fatturato estero e +1,1% gli ordini esteri). Un segnale positivo proviene invece dal fronte occupazionale, in crescita del +2,6%.

Le medie imprese (da 50 a 249 addetti) sono l’unica classe dimensionale a presentare una crescita di tutti i principali indicatori monitorati, a partire dalla produzione (+3,1%). La dinamica del fatturato (+0,4%) è più contenuta a causa della contrazione registrata sul mercato interno, mentre gli ordini (+3,0% nel complesso) crescono sia nella componente domestica (+2,9%) che in quella oltreconfine. Si rafforzano gli organici aziendali (+1,5%).

Le grandi imprese (250 addetti e oltre) presentano una contrazione della produzione del 2,7% in parte imputabile alla crisi del polo siderurgico di Livorno e alla temporanea contrazione produttiva di alcune aziende farmaceutiche. Si tratta dell’unico neo in un quadro complessivo che, per le imprese più strutturate, è decisamente positivo, con fatturato (+8,3%) e ordinativi (+6,3%) in crescita sia sul mercato estero (rispettivamente +8,0% e +7,2%) che su quello interno (+8,5% e +5,4%). Sul fronte occupazionale, con un incremento del +4,9%, si conferma il buon dato del trimestre precedente (+5,1%).

Gli incentivi fiscali spingono legno e elettronica

Tra i settori, quello del legno e mobilio registra il maggiore incremento della produzione, raggiungendo il +8,1% dopo la lieve espansione del trimestre precedente che aveva interrotto un periodo di oltre 4 anni di crisi. Questa inversione di rotta è frutto, almeno in parte, delle agevolazioni sugli acquisti di mobili e elettrodomestici destinati a immobili in ristrutturazione, che hanno favorito anche l’elettronica (+3,6%), al secondo posto della graduatoria regionale per tasso di crescita. Con una dinamica positiva seguono, a ruota, la meccanica (+3,5%), l’alimentare (+3,0%), la chimica (+2,3%) e i mezzi di trasporto (+1,5%).

Sono invece in contrazione tutti i restanti settori, a partire dalla farmaceutica e dai metalli (-4,7%), la cui flessione si limiterebbe però al -0,9% se depurata dagli effetti del blocco della produzione del polo siderurgico livornese. Il calo produttivo non risparmia inoltre alcun comparto del sistema moda (-3,3%), raggiungendo il -5,5% nella concia-pelletteria e fermandosi al -1,6% nel tessile-abbigliamento. Infine i minerali non metalliferi, dopo la tenuta del primo trimestre dell’anno, subiscono una nuova contrazione, pari a circa 2 punti percentuali.

All’insegna della prudenza il clima di fiducia degli imprenditori

La crescita dell’indicatore destagionalizzato che sintetizza il sentiment degli imprenditori subisce una battuta di arresto e scende a +2 punti percentuali dai +4 p.p. rilevati nel trimestre precedente, risultato di una lieve diminuzione del clima di fiducia che è condivisa da tutte le componenti elementari che compongono l’indicatore stesso.

L’indicatore relativo alla produzione scende infatti da +8 a +5 e, dopo il prudente ottimismo del trimestre precedente, torna leggermente negativo quello relativo alla domanda interna (-2); sono invece ancora orientate all’ottimismo le aspettative sulla domanda estera, sia pure con una riduzione del relativo indicatore da +8 a +7.

Resta infine in territorio negativo l’indicatore relativo alle aspettative occupazionali, pari a -1 p.p., stesso livello del trimestre precedente.

Il punto di vista di Andrea Sereni Presidente Unioncamere Toscana

“I dati provenienti dall’industria inviano segnali ancora contraddittori, sintomo delle difficoltà che le imprese incontrano nell’uscire definitivamente dall’ultima fase recessiva. È però vero che, con il progredire del 2015, si assiste ad un lento e costante miglioramento degli indicatori disponibili: da diversi trimestri non vedevamo infatti risultati così incoraggianti, delineando un percorso di graduale assestamento del ciclo economico che costituisce il necessario preludio all’avvio di una fase di ripresa.

Le molte incertezze che caratterizzano lo scenario economico non consentono tuttavia di abbassare la guardia, e rendono necessarie politiche in grado di stimolare la domanda interna, anche attraverso interventi infrastrutturali che rafforzino la competitività del sistema produttivo regionale, insieme a misure per sostenere la presenza delle nostre imprese all’estero.

Il riconoscimento e l’apprezzamento che il “made in Tuscany” continua ad avere nel mondo è frutto del lavoro incessante e della caparbietà sorprendente dei nostri imprenditori che, con coraggio, hanno continuato ad adottare politiche di investimento e di valorizzazione dei propri prodotti e processi.

Le Camere di Commercio, grazie ad una costante e crescente attenzione verso percorsi di internazionalizzazione che coinvolgano anche le piccole imprese, continueranno ad essere dalla parte di tutti quegli imprenditori che vogliano affrontare la sfida dei mercati globali, così come di coloro che, più in generale, perseguono più elevati standard produttivi e manageriali.”

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