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Economia

Casa, residenti in città: l'inarrestabile fuga dei fiorentini

148mila residenti hanno lasciato Firenze negli ultimi venti anni: “Una città che non riconosciamo più”

“Se potessi, me ne andrei”. È un po' una frase ricorrente che possiamo sentir dire dai fiorentini nei bar. Poi l'amore per la città li fa restare. Ma c'è anche chi, nonostante fosse e sia ancora innamoratissimo di Firenze, se ne è andato. O perché non se lo poteva più permettere o perché... non ne poteva più. Parliamo di decine di migliaia di fiorentini che hanno abbandonato Firenze negli ultimi venti anni rendendo la città sicuramente più povera. Un'emorragia che sembra non placarsi mai in direzione di comuni vicini come Scandicci, Sesto Fiorentino, Empoli, Fiesole o altre province come Prato e Pistoia. Ma perché se ne vanno? 

Via 7mila residenti ogni anno

Il rapporto dell'Irpet (Istituto regionale programmazione economica Toscana) “La città in era post Covid” ha specificato che tra il 2000 e il 2020 erano usciti da Firenze più di 140mila residenti. “Firenze ha perso circa 140mila abitanti, 77mila nel decennio 2000-2010 e e 71mila in quello 2010-2020 – osserva Chiara Agnoletti, autrice della ricerca per Irpet insieme a Claudia Ferretti, Patrizia Lattarulo e Leonardo Piccini - con una media di circa 7mila abitanti per anno. Di questi circa il 73 per cento si ricolloca nel territorio toscano, e più della metà, il 53 per cento, nei comuni dell’area metropolitana fiorentina”. Poco più di 73mila infatti sono rimasti nei comuni della provincia fiorentina mentre i restanti l'hanno cambiata. Sul totale, 113mila sono under 50, spinti verso città limitrofe probabilmente anche a causa dell'alto costo della vita fiorentina, soprattutto a livello immobiliare. Un affitto nel cosiddetto hinterland, stando sempre allo studio Irpet, permette un risparmio annuo medio di 14mila euro. Circa 35mila over 50 invece se ne sono andati probabilmente alla ricerca di quiete e verde, cose che Firenze non poteva garantirgli. Particolarità ulteriore che poco meno di 37mila persone delle 148mila che se ne sono andate, erano stranieri che a Firenze erano venuti ad abitare e avevano preso residenza. 

Alla base ci sarebbero state scelte politiche

“La gente ha iniziato ad andarsene negli anni '80-'90 – ricorda Enzo Crestini, architetto ed ex ricercatore della facoltà di architettura che è andato a stare vicino Fiesole con la moglie – perché ci stava male. Non ci riconoscevamo più in una città che aveva iniziato a perdere la sua anima, come successo ad esempio al mercato di San Lorenzo che ormai non ha più nemmeno un mercante fiorentino. I negozi storici sono scomparsi e il comune nel corso degli anni non ha fatto niente per evitarne la chiusura, come fanno ad esempio in tante città francesi. Anni e anni di politiche che non pensavano ai cittadini ma solo ai turisti, hanno portato a questo. E i residenti sono penalizzati”. Una penalizzazione che sarebbe figlia della mancanza di parcheggi. “A meno che tu non abbia un posto auto nel cortile del tuo palazzo, anche se sei residente l'auto non sai mai dove metterla – osserva Giuseppe Marini, pensionato che si è trasferito a Pistoia da qualche anno – e già questo alla lunga esaspera. Ora coi lavori per la tramvia... Poi se ci aggiungiamo il turismo mordi e fuggi, è una città che non riconosco più”.

Tra schiamazzi e mancanza di tranquillità

“Tutti i miei ex condomini sono venuti via, parlo di una quindicina di persone – ci spiega Simone Conti, fiorentino da generazioni che dalla zona di via Gioberti si è trasferito sulle colline quattro anni fa – Si sono sparsi tra Scandicci, Sesto Fiorentino, Calenzano, Impruneta, San Casciano, Mugello... Non ne potevano più. Se si pensa che 40 anni fa, con meno quartieri, Firenze aveva 400 mila abitanti e ora ne ha 380mila nonostante l'immigrazione, abbiamo detto tutto. Tra prezzi, delinquenza, traffico, inquinamento, caos, cementificazione, overturismo distruttivo e movida, non c'era mai da star tranquilli”. Proprio la mancanza di tranquillità ha indotto Daniela Innocenti a migrare. “Ora abito a Prato – ci spiega – a Firenze non ce la facevo più. Io abitavo in quello che è stato ribattezzato Quartiere 1 e ogni notte dormire era un impresa tra universitari fuori controllo e turisti lasciati a briglia sciolta. Senza contare poi vicini e conoscenti che ti raccontavano di aver subito scippi o furti. Era insostenibile”.

Via in campagna

C'è anche chi è venuto via da Firenze per fare una scelta di vita radicale. Come Niccolò Tartagli, che con la compagna Valeria e i figli, si sono trasferiti tra Chianti e Valdarno, a pochi chilometri da Cavriglia e San Giovanni Valdarno, città natale del Masaccio. Ora coltivano la terra, fanno l'olio e il vino, una docg. “I miei sono fiorentini e sono nato e cresciuto a Firenze – ci spiega Niccolò – poi sono andato via e tornato per aprire due bed & breakfast. Sono stato innamoratissimo di Firenze per anni. Un amore incondizionato. La città aveva il suo spirito. Poi l'ho vista omologarsi al resto, diventare una città dormitorio per gli utenti o mini dormitorio per turisti. Dico mini perché tutti danno la colpa ad Airbnb ma è semplicemente lo specchio del turismo attuale. Prima ad esempio gli stranieri stavano a Firenze una settimana, ora 'girano' l'Italia andando magari un paio di giorni a Roma, uno qua e uno a Venezia. Firenze è una città che non offre più umanità, con persone sempre più sole. Per questo ho deciso di voltare pagina e fare questa nuova esperienza di vita”.
 

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