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Economia Scandicci

Filiera della pelle toscana: è boom, oltre 100 milioni di investimenti

I grandi gruppi internazionali della moda aprono fabbriche e acquistano concerie. A Scandicci il cuore produttivo

È una filiera cresciuta senza regia né politiche industriali mirate, trainata dai grandi marchi della moda che hanno capito l’importanza di assicurarsi un “saper fare” strategico perle collezioni e per i fatturati, come quello storicamente presente nell’area. E oggi la filiera toscana delle pelle – formata da 6.400 aziende della concia-pelletteria-calzature concentrate tra Firenze, il Valdarno aretino e quello pisano con estensioni a Pistoia e Lucca – è un unicum mondiale specializzato nell’alto di gamma, che esporta gran parte della produzione, cresce a ritmi cinesi ma soffre la mancanza di personale, soprattutto nella pelletteria.

Lo scrive Il Sole 24 Ore, sottolineando come la filiera della pelle toscana rappresenti uno dei rari casi in cui la tradizione artigianale nelle lavorazioni si è tramandata e adeguata ai tempi. Gli ultimi numeri, infatti, sono da capogiro: nel 2019 l’industria toscana della pelle è passata da 6 a 8 miliardi di export, pari a otto volte quello del blasonato vino toscano.

La voce “articoli in pelle”, poi, nell’ultimo anno ha segnato un aumento del 33%. Di fatto, è il settore industriale a più alta crescita e che attira più investimenti da ogni parte del mondo, spinto da borse e piccola pelletteria (portafogli, portachiavi, cinture) che valgono il 16% del totale e hanno il cuore produttivo a Scandicci, alle porte di Firenze. Lo dimostrano anche le operazioni degli ultimi sei mesi: Yves Saint Laurent (gruppo Kering) ha annunciato pochi giorni fa che realizzerà a Scandicci, nell’ex Palazzo delle Finanze da 28mila metri quadrati coperti, il centro mondiale di sviluppo e produzione di borse e piccola pelletteria, assumendo almeno 300 addetti (per un investimento di 30 milioni di euro).

In ottobre un altro marchio francese, Céline (di Lvmh, il più grande gruppo del lusso al mondo), aveva inaugurato una fabbrica di borse a Radda in Chianti (Siena), che entro il 2021 impiegherà 300 persone (investimento da 20 milioni). Sempre Lvmh sta costruendo la nuova fabbrica Fendi da 15mila metri quadrati a Bagno a Ripoli, vicino Firenze (investimento da 40 milioni), e ha annunciato il potenziamento delle manifatture di pelletteria Loro Piana e Bulgari, sempre a Firenze, oltre che la costruzione del primo stabilimento di borse Louis Vuitton.

Ancora Lvmh ha comprato in dicembre una quota di minoranza della conceria Masoni di Santa Croce sull’Amo (Pisa), considerata una stella polare del distretto, mentre Chanel si è assicurato la conceria Samanta di San Miniato (Pisa), specializzata nella stampa effetto-rettile, e il 40% delle pelletterie Renato Cortidi Milano e Mabi International di Udine che hanno stabilimenti a Scandicci. Tra le operazioni degli ultimi mesi c’è anche il passaggio delle concerie Zuma e Casadacqua, sempre del distretto di Santa Croce, dalla AeA Pelli di quattro imprenditori locali a Xenon private equity, acquisizione che segna l’ingresso dei fondi d’investimento nella filiera pelle. E suggella la “rivoluzione” avvenuta nel 2019 nel distretto conciario toscano, da sempre dominato da aziende familiari e locali.

Ora invece - prosegue il Sole 24 ore - gli investimenti arrivano anche da distretti “concorrenti”, come quello del gruppo veneto Mastrotto che sta completando a Santa Croce una conceria greenfield da 15 milioni su 12mila metri quadrati. Trai marchi del lusso la corsa a investire in Toscana è senza fine: Montblanc (gruppo Richemont) ha concentrato a Scandicci lo sviluppo della pelletteria per tutti i suoi brand – Cartier, Dunhill, Serapian, Chloè – e si è allargato negli spazi ex-AbFlorence; gli americani di Capri Holdings, proprietari di Versace, Michael Kors e Jimmy Choo, hanno acquisito un mese fa il calzaturificio pistoiese Alberto Gozzi che produce anche per DolceeGabbana e Calvin Klein; il giapponese Look Holdings in estate ha comprato (per 100 milioni) lo storico marchio fiorentino di pelletteria Il Bisonte.

È un tourbillon di operazioni mai visto prima, dunque, con cui i grandi marchi portano all’interno produzioni prima realizzate da terzisti. Perché? "Per controllare la filiera e far fronte alle richieste sempre più rapide del mercato", ha spiegato al quotidiano di Confindustria Toni Belloni, direttore generale di Lvmh, inaugurando lo stabilimento Céline. "Perché qui c’è abbondanza di saper fare e competenze tramandate nel tempo che servono per sviluppare i nostri brand", ha aggiunto François Henri Pinault, presidente e ad di Kering, ricevendo giorni fa l’onorificenza del Fiorino d’oro dal sindaco di Firenze.

Eppure qualche ombra c’è. David Rulli, presidente della sezione Moda di Confindustria Firenze, pellettiere-terzista peri grandi marchi con un’azienda (Tripel Due) da 50 milioni di fatturato 2019 e raddoppiato in sette anni, guarda al futuro e spiega: "Lo scenario geopolitico internazionale è complicato e il rischio, quest’anno, è che i volumi produttivi della pelletteria toscana calino. A quel punto, chi verrà penalizzato? I terzisti che in questi anni hanno fatto crescere i grandi marchi e che dipendono da loro? È un tema che va affrontato, per proteggere le aziende indipendenti che stanno cominciando a preoccuparsi".

I terzisti toscani, in effetti, sono stati per anni un grande “serbatoio” per i grandi marchi, per i quali hanno prodotto gran parte di borse e scarpe "I brand hanno contribuito a creare una filiera locale – aggiunge Rulli – e ora non possono abbandonarla cambiando le strategie dall’oggi al domani". Tante piccole aziende pellettiere stanno già boccheggiando, strette tra le commesse a singhiozzo e le difficoltà di accesso al credito.

Anche sul fronte del personale la situazione è a doppia faccia: i brand stanno creando migliaia di posti di lavoro, ma”soffiano” personale specializzato ai terzisti, perché sul mercato non c’è offerta. "Stiamo lavorando con Its Mita e Alta scuola di pelletteria per aumentare i corsi – conclude Rulli – ma bisogna che le istituzioni territoriali diano maggiore supporto".

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